Carissimi, rivolgo a tutti voi, in particolare ai seminaristi del seminario di Verona con i loro educatori, il mio saluto più caro ed affettuoso. Sono molto contento che i seminaristi di diocesi differenti si possano incontrare per condividere alcuni momenti del proprio cammino formativo.
Meditando la Parola di Dio che illumina e dà significato alla memoria liturgica di quest’oggi, Beata Maria Addolorata, sono riandato alla scena iniziale del vangelo di Giovanni: la chiamata dei primi discepoli che, spinti dal Battista, vanno da Gesù. Dei due solo Andrea, viene chiamato per nome. I commentatori fanno varie ipotesi e una tra queste identifica l’altro discepolo in Giovanni, presente anche in altri momenti salienti della vita di Gesù; tra questi il momento più difficile e drammatico, ai piedi della croce, per ricevere in dono Maria come madre. Probabilmente Maria era presente anche in questa prima scena, quando i due chiedono: “Rabbì, dove dimori?” (1,38). Gesù li porta a casa sua. Pur non avendo una fissa dimora, Gesù non era un vagabondo. Si muoveva in gruppo, con i suoi amici e nel gruppo sappiamo che c’erano anche delle donne con Maria, sempre presente. Possiamo dire che Maria era presente nel primissimo seminario della storia. Tutto questo per dirvi, cari seminaristi, che non ci può essere una autentica formazione al ministero ordinato se non consideriamo l’importanza e la necessità della presenza della madre, Maria!
Ovunque c’è un discepolo, lì c’è anche la madre, perché è volontà di Gesù che sua madre ci faccia da madre. Questa non è una supposizione come qualche altra che ho fatto, ma è una scelta evangelica di Gesù. Nell’ora più difficile della prova per il suo discepolo amato, l’unico che l’ha seguito al calvario sotto la croce, Gesù dice: “Ecco tua madre!” (Giovanni 19,27). Una madre sa essere tale soprattutto nel momento della prova e nell’ora del buio. Carissimi, anche se non vi conosco tutti, so che vivete un momento particolare di crisi, di difficoltà e di una grande prova. Sappiamo le prove che la Chiesa sta passando in questi nostri tempi e in questi giorni bui di attacchi continui alla persona del papa e di scoperte di tristi e nefandi atti contro la santità, l’innocenza e la dignità di ragazzi, adolescenti e giovani, talvolta anche ai seminaristi, compiuti da uomini di Chiesa. Scegliere di diventare sacerdoti in questi tempi non è proprio facile. Carissimi, non abbiate paura di crescere e di maturare anche affettivamente. Siate giovani maturi, umanamente e spiritualmente, senza chiusure o sotterfugi; imparate ad amare con un cuore libero per fare della vostra vita un dono agli altri. Ecco perché ho parlato di fatiche e prove che anche voi dovente superare. Cosa fare? A volte viene da fuggire via, abbandonare tutto, o peggio, non interessarvi e lasciare che le cosa vadano così. No!! Non scappate via, ma andate, andiamo da Maria, lasciamoci avvolgere dal suo manto e dal suo amore, lasciamoci prendere in braccio da lei. Gesù ce la affidata proprio per questo. Non abbiate paura di ricorrere a Lei. Guardate a Lei, sentitela vicina e soprattutto imparate a vivere come Lei.
Mi soffermo ancora un attimo su quest’ultimo aspetto: imparare a vivere come Lei, assumendo il suo stile di vita. Maria è la tutta santa, la tutta bella che non è vissuta fuori dalla storia, disincarnata. Si è inserita pienamente nel suo tempo, facendo una grande scelta di fede e di maturità: tutta relativa a Gesù. Il suo centro focale, il tutto della sua vita, il significato più profondo delle sue scelte non erano date dai suoi bisogni o da quello che gli piaceva, ma dall’amare come ama Dio e come l’ha visto incarnato nel suo figlio Gesù. Tutta la sua vita è ruotata attorno a Gesù. Come ci ha detto il Concili, Maria è la prima discepola del suo figlio.
Sotto la croce, Gesù ha insegnato a sua madre e al discepolo amato una delle cose più importanti della vita: distaccarsi da ciò che è più caro. Gesù si è privato di sua madre per donarla a noi suoi discepoli e così ha formato la Chiesa, la prima comunità di coloro che si ritrovano insieme nel suo nome. La maturità più grande che un discepolo deve avere è proprio fare come Gesù: fare dono di se stesso agli altri. Solo nel dono di sé agli altri, fino alla fine, si può dare vita alla vera comunione e fraternità. Solo così la Chiesa potrà diventare, anche ai nostri tempi, segno luminoso di carità e amore verso tutti. Carissimi, anche da questi scandali, se saremo capaci di non spaventarci e di soccombere, ma di amare e donare gratuitamente, vivendo in pienezza la nostra vita, il dono di noi stessi nella castità e nel celibato, saremo capaci di fare bella e attraente la nostra Chiesa, gridando al mondo che è bello e possibile, anche oggi, amare come Gesù e come Maria e dicendo ogni giorno il nostri SI.
Buon cammino formativo a tutti.
+ Giuseppe Pellegrini
vescovo
