Con timore e gioia grande!
In quel mattino di Pasqua tutto sembrava finito e la speranza era stata sepolta con Gesù nella tomba. Alcune donne e due discepoli avevano impresso negli occhi e nel cuore il dolore e la sofferenza degli ultimi avvenimenti: la passione, la crocifissione e la morte. Ma il forte legame con lui gli aiutarono a comprendere meglio alcune parole che Gesù aveva detto loro, mentre lo seguivano per le strade della Palestina. Non si rassegnarono e, pur con tanta paura, corsero al sepolcro. Quella corsa è la nostra corsa, quelle paure e timori sono i nostri. È difficile anche per noi credere nella resurrezione di Gesù, nella ‘vita nuova’ che lui ci offre. Guardandoci attorno vediamo tanto dolore, sofferenze, chiusure e guerre. Oramai coloro che governano e, purtroppo anche noi, ci stiamo abituando a questa triste situazione, senza fare più niente per trovare una soluzione, con tanta indifferenza. Sembra una scena del film Titanic: la nave sta affondando e nel salone delle feste si suona e si balla!
Ma il grido della Pasqua si fa sentire e sovrasta ogni altra voce: “So che cercate Gesù, il crocifisso. Non è qui. È risorto, infatti, come aveva detto” (Matteo 28,5-6). Nessun evangelista racconta la risurrezione di Gesù ma la visita al sepolcro e l’incontro di alcune donne e discepoli con il risorto. Solo Matteo narra di eventi catastrofici, come aveva fatto per il momento della morte, che ci ricordano che la Pasqua trasforma e trasfigura il mondo e l’umanità. L’angelo, indicando Gesù come il ‘crocifisso’, ci dice che la risurrezione non cancella i segni della morte, ma è la vittoria della Croce perché, la scelta dell’amore percorsa da Gesù fino a dare la vita, è la via che porta alla vita nuova e alla costruzione di mondo nuovo. A documentare la risurrezione non ci sono soltanto il sepolcro vuoto e le parole dell’angelo, ma soprattutto l’incontro con lo stesso Signore. “Ed ecco, Gesù venne loro incontro … e disse: Non temete!” (vv. 9-10). L’unico modo per sconfiggere la paura è fidarsi e credere nella presenza viva di Gesù, diventandone testimoni e annunciatori. Annunciatori di speranza davanti all’umanità, con la gioia interiore che nasce dall’aver sperimentato l’amore e la misericordia del Padre. Secondo san Giovanni, la prima a incontrare il risorto e annunciarlo ai discepoli è stata Maria Maddalena, che con il cuore pieno di gioia disse: “Ho visto il Signore!” (20,18). Sebbene con la paura ancora addosso, Maria non permette che la morte vinca la fede che la sostiene e fa la sua professione di fede. Pur con il timore che qualcuno possa bloccarla, non può non amare. I discepoli, per aprirsi all’amore avevano bisogno di capire e di verificare. Maria e le altre donne, invece, subito si aprirono all’amore, e con l’intuito del cuore riconoscono Gesù. Forse per questo il primo annuncio della risurrezione è affidato alle donne. Vedere non solo con gli occhi, ma vedere con il cuore che ama porta alla fede. Questa è la missione che Gesù ha affidato alla prima apostola cristiana.
La gioia, la speranza e il saluto carico di affetto e di amore che Gesù, la sera di Pasqua, rivolge ai discepoli: “Pace a voi” (20,19), fanno fatica, in questi giorni bui e tristi, a riscaldare i nostri cuori e a spingerci ad annunciarlo al mondo. La pace è il grande dono pasquale del risorto. È la pace della salvezza donata in Cristo che ristabilisce l’alleanza tra l’uomo e Dio, tra l’uomo e gli altri e tra l’uomo e l’intera creazione. Non è sola mancanza di guerra perché, prima di diventare un atteggiamento sociale e relazione, è una trasformazione e rinnovamento del cuore e della vita di ogni persona. Se non accogliamo la novità della vita che Gesù ci offre con la resurrezione, non potremo essere costruttori, ai nostri giorni, di pace e serenità tra i popoli. Purtroppo i fatti che stanno accadendo in questi tempi ci dicono che la nostra umanità, rispetto al valore della persona, sta regredendo. L’egoismo, la sete di potere e il dominio sui più deboli, l’incetta dei beni della terra e la paura di chi è diverso da noi, prevalgono sul rispetto dei diritti fondamentali delle persone e dei popoli. Forti e provocanti le parole di papa Francesco sulla guerra: “Da tempo io ho parlato, stiamo vivendo la terza guerra mondiale a pezzetti. Quella dell’Ucraina ci sveglia un po’ perché è vicina … ma in tanti paesi c’è la guerra. La guerra distrugge, distrugge sempre, perché un’aggressione ne porta un’altra, e un’altra, e un’altra ancora”, Ed è vero. I governanti di molti paesi hanno convito parte della popolazione che i confini territoriali sono da allargare, che la pace stabilita nel passato non regge più. Sono in atto da anni guerre di aggressione con bombardamenti a tappeto con ogni arma possibile, uccisioni, saccheggi, stupri. Le persone non contano più niente perché prima viene l’interesse di parte, dimenticando il primato che ha la salvaguardia della vita umana. E le conseguenze della guerra, di ogni guerra, provocano povertà e profughi che scappano alla ricerca di una vita più sicura e dignitosa. Quanta morte nel mare mediterraneo, quanta fatica per un’accoglienza dignitosa di chi fugge dal proprio paese. E l’Europa sta ancora a discutere, senza intervenire celermente per salvare vite e per accogliere chi è nel dolore e nell’estrema povertà.
Un’altra grave conseguenza della guerra è la continua corsa agli armamenti e il commercio delle armi in tanti paesi del mondo, convinti che sia la strada più veloce e praticabile per arrivare alla pace. Purtroppo, questa convinzione si sta diffondendo sempre di più, a partire dai governanti fino ad arrivare anche a noi. Ma è proprio vero? Lo sappiamo bene che le armi non potranno mai portare alla pace, anzi aumenteranno la belligeranza e l’instabilità. Anche nella guerra tra Russia e Ucraina, non si riuscirà mai a trovare una via di pace se si continuano a produrre armi e a inviarle ai contendenti. Se non si trovano soluzioni alternative, difficili ma possibili, non si arriverà mai alla pace. È necessaria, però, la conversione del cuore, per trovare la soluzione dei conflitti nel dialogo e nella diplomazia e non nella forza e nelle armi. Abbiamo meditato il Venerdì santo la Passione di Gesù narrata da Giovanni. C’è un passaggio interessante. Mentre Gesù viene arrestato, Pietro, per legittima difesa, prende in mano la spada e taglia l’orecchio al servo del sommo sacerdote. La risposta di Gesù è precisa: “Rimetti la spada nel fodero” (Giovanni 18,11), per dirci che non è la violenza ma l’amore a vincere!
Cari fratelli e sorelle, Cristo è risorto. Apriamo il nostro cuore e accogliamo il suo messaggio di gioia, di amore e di speranza. Corriamo anche noi per testimoniare agli altri, a partire da quelli più vicini, l’amore che vince l’odio e la possibilità di una vita più bella, accogliendo e sviluppando il dono della pace.
Buona Pasqua!
+ Giuseppe Pellegrini
Vescovo