Omelia S. Messa apertura fase diocesana della causa di Beatificazione e Canonizzazione del Servo di Dio Card. Celso Costantini – Cattedrale Concordia,  17 ottobre 2017  

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Omelia S. Messa apertura fase diocesana della causa

di Beatificazione e Canonizzazione del Servo di Dio Card. Celso Costantini

Cattedrale Concordia,  17 ottobre 2017

 

         Alla fine del grande Giubileo e all’inizio del Terzo Millennio, papa Giovanni Paolo II, nell’indicare alla Chiesa alcune priorità pastorali per ripartire da Cristo, invitava tutti alla santità, ricordando che “come il Concilio stesso ha spiegato, questo ideale di perfezione non va equivocato come se implicasse una sorta di vita straordinaria, praticabile solo da alcuni. Ringrazio il Signore –prosegue il papa – che mi ha concesso di beatificare e canonizzare in questi anni tanti cristiani… È ora di riproporre a tutti con convinzione questa ‘misura alta’ della vita cristiana ordinaria” (NMI,31). Carissimi tutti, vi invito a vivere così questo significativo e provvidenziale momento di apertura della fase diocesana del processo di Beatificazione e Canonizzazione del nostro presbitero diocesano card. Celso Costantini, come un dono di grazia e di riconoscimento della santità della Chiesa e in particolare della Chiesa di Concordia-Pordenone che si è rivelata e continua a manifestarsi nella fede e nella vita di tanti uomini e donne, sacerdoti e diaconi, consacrati e consacrate, e fedeli laici che nella quotidianità delle condizioni della loro vita e di ministero, proclamano l’universale vocazione alla santità di tutto il Popolo di Dio (cfr. capitolo 5 della Lumen Gentium). Fede che si traduce in opere concrete di amore e di carità verso tutti, in ricchezza di proposte di annuncio del Vangelo, in istituzioni educative e formative alla vita cristiana e alla vitalità delle nostre comunità parrocchiali.

Papa Francesco ci invita a “imparare dai santi che ci hanno preceduto ed hanno affrontato le difficoltà proprie della loro epoca” (EG, 263). A differenza di altre Chiese, la nostra di Concordia-Pordenone nel suo calendario liturgico non annovera molti santi e sante locali: i Santi Donato, Secondiano, Romolo e compagni martiri Concordiesi, il beato Odorico da Pordenone, il beato Bertrando e recentemente il beato padre Marco d’Aviano. In questi anni è cresciuto, però, il desiderio di avviare il cammino di riconoscimento di qualche altra figura di ‘santo di casa nostra’. Tra tanti spicca la figura di Celso Costantini, originario di Castions di Zoppola, presbitero della nostra diocesi, missionario e apostolo in Cina, fondatore della congregazione Discipuloum Domini e per tanti anni Segretario di Propaganda Fide e poi cardinale cancelliere di santa Romana Chiesa. Non è questo il momento di presentare la sua vita, poliedrica e ricca di avvenimenti, né il suo pensiero e i suoi scritti. Al riguardo abbiamo testimonianze e opere esaustive e qualificate. Né è il tempo di tessere le lodi delle virtù e dello zelo sacerdotale e missionario del Servo di Dio, anticipando le tappe, le testimonianze, l’analisi delle sue opere, del suo pensiero e delle virtù: compito che spetta al tribunale, ai teologi censori e alla commissione storica che da oggi inizieranno il loro lungo e delicato lavoro. Desidero solamente soffermarmi sull’aspetto che ritengo qualificante la vita del card. Costantini e che per me è il punto discriminante per iniziare il processo di Beatificazione: il suo essere missionario. Mi piace poterlo ricordare nel mese missionario e sono lieto che l’avvio della causa abbia luogo proprio nel mese dedicato alle missioni. Celso scese dalla nave che lo portò in Cina come un passeggero comune e al saluto di un padre belga che lo chiamò ‘alto prelato’, rispose immediatamente: “Io vengo in Cina non come prelato, quanto come missionario”. Un missionario di oggi, moderno per stile e per idee, capace di annunciare Gesù Cristo in ogni situazione, attento più che a se stesso o ai propri interessi, ai bisogni reali della gente, incarnando il Vangelo nella quotidianità della vita. Lo fu da giovane prete e nelle compresse e dolorose vicende del primo conflitto mondiale dentro e fuori dalla sua diocesi, pastore attento e sollecito, soprattutto dei più poveri e bisognosi. Ma sarà l’esperienza in Cina e poi nella Congregazione Propaganda Fide a consolidare in lui l’identità missionaria. Possiamo ben definirlo un ‘apostolo della Cina’, proprio perché lavorò instancabilmente per ‘impiantare’ la Chiesa cinese cattolica, con una proprio gerarchia e istituzioni e per aiutare i cristiani a vivere la loro fede da cinesi e come cinesi! Ecco perché la celebrazione di questa sera è ancora più bella e significativa per la presenza di un gruppo numeroso di missionari, che saluto con simpatia ed affetto, fondati dal Costantini, i Discipulorum Domini, segno della vitalità e della continuità dell’opera missionaria del cardinale e anche di quella continuità di venerazione e di preghiera, necessari per l’avvio di ogni causa di beatificazione.

La liturgia di oggi e la parola del Vangelo, ci aiutano a comprendere ancora di più la grandezza e la santità della figura del servo di Dio Celso Costantini, all’interno della testimonianza di un grande santo e padre della Chiesa primitiva, sant’Ignazio di Antiochia. Innamorato di Cristo e appassionato dell’unità nella Chiesa, chiede ai cristiani di Roma di lasciarlo morire per imitare Gesù nella sua passione. La fecondità di ogni annuncio e di ogni ministero si misura nella disponibilità di essere come “il chicco di grano caduto in terra; se muore produce molto frutto” (Giovanni 12, 24). Come la caduta nella terra è la condizione della fecondità del grano di frumento, così con la morte, Gesù, innalzato da terra, attira l’umanità tutta al Padre. Senza la morte non c’è fecondità, vita nuova e abbondanza di frutti. Il successivo versetto 25 è per ogni discepolo del Signore: “Chi ama la sua vita la perde e chi odia la sua vita in questo mondo la conserverà per la vita eterna”. La strada percorsa dal Maestro è la stessa che deve percorrere ogni discepolo. Gesù non ci chiede di perdere la vita materiale per avere quella spirituale, ma di vivere la propria esistenza non nella conservazione e nell’attaccamento di sé ma nel dono e nell’amore verso gli altri. Solo chi dona totalmente se stesso per amore porta frutto e si apre alla vera vita. “Se uno mi vuol servire mi segua” (12,26) ci dice Gesù. Il servizio è la vera strada della sequela. Solo chi è capace di servire può dire di essere sulla strada che Gesù sta percorrendo, di essere suo discepolo. Resto sempre meravigliato nel constatare la forza d’animo e la carità operosa di Costantini. Pensate, giovane prete di 42 anni, alla fine di una guerra che devastò i corpi e gli spiriti, fonda a Portogruaro l’Istituto san Filippo Neri per i cosiddetti ‘figli della guerra’, senza soldi e con la sola fiducia nella Provvidenza.

Rallegrati santa Chiesa di Concordia-Pordenone perché un tuo figlio ti ha amato e servito con tutto se stesso, portando la tua fede e la tua carità fino agli stremi confini della terra e servendo tanti fratelli e sorelle con passione e dedizione. Confermiamo oggi il nostro impegno e la nostra scelta di essere, come ci invita papa Francesco, una Chiesa in uscita, una comunità di discepoli missionari che si pone accanto alle persone e le accompagna a sperimentare l’amore e la misericordia di Dio attraverso gesti concreti di servizio e di accoglienza. Ci sia intercessore il Servo di Dio card. Celso Costantini, che oggi presentiamo a te, o Signore e alla Chiesa perché non venga a mancare la sua eredità di fede, speranza e carità.

 

 

                                               + Giuseppe Pellegrini

                                                           vescovo

 

 

 

 

 

 

Concordia Sagittaria
17/10/2017
30023 Concordia Sagittaria, Veneto Italia