Omelia S. Messa Rito di Ammissione agli Ordini Sacri
Seminario Pordenone 22 settembre 2017
Nella preghiera dei fedeli chiederemo al Signore che gli ammittendi, nel fedele ascolto dello Spirito santo, sappiano fare proprie le angosce e le speranza del mondo. Preghiamo tuti, in questa celebrazione lo Spirito Santo perché guidi la Chiesa intera ad essere aperta e accogliente, facendo fruttificare i doni che ha posto nei nostri cuori e nella nostra vita. Ho preferito che fosse la Parola di Dio della liturgia del giorno a illuminare la nostra celebrazione e anche a sostenere e guidare il cammino verso il diaconato e presbiterato di Emmanuele, Stefano, Rammani, Erik e Thomas; cammino iniziato qualche anno fa e che oggi, con il Rito di Ammissione tra i candidati al Diaconato e Presbiterato desiderano consolidare, dichiarando pubblicamente il loro impegno a portare a termine il cammino intrapreso, per dedicarsi poi, per sempre, al servizio di Dio e degli uomini nell’Ordine Sacro.
In tre semplicissimi versetti l’evangelista Luca ci offre una icona unica, intensa e significativa della vita della prima comunità cristiana. Mentre Luca ci narra la vita del primo gruppetto che si era raccolto attorno a Gesù agli inizi del suo ministero pubblico, ci offre anche un modello e un esempio per la vita della Chiesa di tutti i luoghi e di tutti i tempi. Gesù è il Messia che annuncia il regno di Dio e svolge questo suo ministero muovendosi tra i villaggi e le città. A questa attività pubblica di Gesù è associato il gruppo dei dodici, scelti tra molti discepoli e alcune donne. Tra queste, talune che hanno sperimentato la sua forza di guarigione e la sua capacità liberatrice dal male e dal peccato. Mi sembra significativa e interessante la precisazione che ci sono uomini e donne che seguono Gesù e che vengono chiamati a far parte del suo gruppo di discepoli. Questa sottolineatura, infatti, ci aiuta a comprendere ancora meglio la dinamica della chiamata di Gesù e la rispettiva risposta e sequela dei discepoli. Gesù rivolge la sua chiamata a seguirlo non solo ad alcune persone, a quelle più buone o più sante, ma a tutti, uomini e donne, perché tutti possano ascoltare ed accogliere il suo invito e la sua proposta a seguirlo.
La chiamata a seguirlo e a testimoniarlo nel mondo è per tutti. Necessario che ogni persona chiamata, condivida con il Maestro la passione per il Regno e lo segua in ogni luogo per portare l’amore e la salvezza di Dio. La comunità di Gesù non è sedentaria, che aspetta che gli altri si muovano e che accorrano per ascoltare il maestro. È una comunità in missione, in costante uscita, che non ha paura di andare in cerca delle persone e che condivide con Gesù la gioia dell’annuncio del Vangelo. Non a caso alcune di queste donne saranno presenti ad alcuni avvenimenti della vita di Gesù e alla sua passione, morte e risurrezione, diventando così le prime testimoni, le prime discepole, come ama dire papa Francesco, che annunciano all’umanità la risurrezione di Gesù. Uomini e donne, dunque, chiamati da Gesù alla sua sequela; uomini e donne che hanno visto in Lui la salvezza e che sono diventati, per suo amore e sua grazia segno e luogo della manifestazione e della presenza di Dio e del suo amore misericordioso; uomini e donne salvati e amati gratuitamente da Lui, rispondendo al suo amore.
Possiamo raccogliere l’atteggiamento dei discepoli e discepole attorno a tre verbi che il testo del vangelo ci fa intuire: seguire, servire, salire fino a Gerusalemme. Seguire rimane la condizione necessaria e indispensabile per essere discepoli di Gesù. Per seguire è necessario muoverci e metterci in cammino dietro di Lui, uscire da se stessi e dai propri confini. È un movimento interiore, di conversione del cuore, che porta a lasciarci incontrare la Lui, a lasciarci conquistare dal suo amore, per metterci poi alla sua scuola e alla sua sequela. Appena fatta esperienza dell’amore e del perdono di Gesù, le donne rispondono al dono con un altro dono, mettendosi subito al suo servizio, sull’esempio di Gesù che non è venuto per essere servizio ma per servire (cfr. Marc o 10,45). Si è, poi, autentici di Gesù se si condivide con Lui tutto, partecipando al suo destino, fino a salire con Lui verso Gerusalemme e il calvario. Il modo più bello e più grande per amare è il donare la vita, il servire gli altri senza se e senza ma, seguendo Gesù fino alla croce.
Carissimi ammittendi, questo è il cammino che vi sta davanti. Vi state preparando ad una vita di amore e di dono, di sequela e di servizio. Questo è il ministero ordinato. Non vedo altre strade. Non pensate alla carriera, ai privilegi, a posti di onore, ai soldi o a cerimonie sfarzose… ma preparatevi ad annunciare con gioia quello che Dio, in Gesù Cristo, ha fatto e sta facendo con voi nella vostra vita: chiamati per amare e per essere segno del suo amore. Vi auguro che nei prossimi anni che avete davanti, possiate consolidare e rinsaldare, attraverso le dimensioni fondamentali del vostro cammino formativo – la vita fraterna in comunità e le relazioni di amicizia e fraternità; la relazione e l’incontro personale con il Signore e con la sua Parola nella preghiera, nell’Eucaristia e nei sacramenti; lo studio della teologia per affrontare le sfide della ‘nuova evangelizzazione’ e il servizio pastorale fatto con gratuità e passione – la vostra umanità e affettività, la vostra fede e il cammino verso il ministero ordinato.
+ Giuseppe Pellegrini
vescovo