Omelia S. Messa conclusione pellegrinaggio diocesano OFTAL, Lourdes 9 agosto 2024

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Carissime e carissimi tutti, in particolare voi ammalati e volontari, celebriamo la s. Messa conclusiva del pellegrinaggio diocesano OFTAL di fronte alla grotta di Lourdes, nella festa liturgica di S. Teresa Benedetta della Croce, Edith Stein. Ebrea e atea, fino a 21 anni credette di poter trovare la verità al di fuori della religione. L’incontro con la filosofia e con alcuni filosofi, in particolare Husserl, le fecero incontrare la fede in Gesù Cristo, l’unico capace di creare vincoli di fraternità e di amicizia tra le persone, offrendo ai credenti la forza di amare tutti. Nel 1933 si fece monaca carmelitana, sentendosi chiamata, come ebrea e come cristiana, a rappresentare il suo popolo davanti a Dio con la preghiera e il sacrificio, imitando Gesù sulla Croce. Fu uccisa nelle camere a gas di Auschwitz, presumibilmente il 9 agosto del 1942. Papa Giovanni Paolo II la proclamò santa nel 1998 e nel 1999, con santa Brigida e Santa Caterina da Siena, la dichiarò compatrona dell’Europa.

Il Vangelo appena proclamato, ci richiama all’attesa vigilante del Signore, là dove sembrano regnare solo la notte e le tenebre. In questa parabola nessuno fa una bella figura: lo sposo con il suo ritardo, mette in crisi le giovani: le stolte non hanno preso l’olio di riserva e le sagge si rifiutano di aiutare le compagne; il padrone chiude la porta di casa. Ma accanto alle tenebre, infatti, c’è un desiderio di luce, la venuta dello sposo, che caratterizza la vita cristiana. Fissiamo per un attimo l’attenzione sul momento centrale e decisivo della parabola: “Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e si addormentarono. A mezzanotte si alza un grido ‘Ecco lo sposo! Andategli incontro” (Matteo 25,5-6). È la voce che squarcia la notte, un grido che giunge improvviso a mezzanotte, l’ora più inattesa in cui il Signore viene e ci sorprende (cfr. Matteo 24,43). All’udire questa voce tutte le vergini si svegliano, si rialzano e qui si nota la differenza: cinque non avevano più olio. Sappiamo bene come questo olio non si può comprare né chiedere ad altri perché è l’olio del desiderio dell’incontro con il Signore, è la capacità di tenere desta nella nostra vita la gioia e la speranza di vedere il Signore, di rimanere con lui e di sederci ai suoi piedi per ascoltarlo. La saggezza, come ci ricorda Gesù è di “chi ascolta queste mie parole e le mette in pratica … come l’uomo saggio che ha costruito la sua casa sulla roccia” (Matteo 7,24). La saggezza è la responsabilità di un compito affidato, la capacità di farsi carico della realtà, di prendersi cura dell’altro. La venuta del Signore nel cuore della notte coglierà tutti di sorpresa, portando alla luce quello che uno è o non è. Il “non vi conosco” (25,12) del padrone non è la punizione per una distrazione momentanea ma la constatazione di una vita vissuta senza passione, senza amore e senza desiderio; una vita che non è attenta alla chiamata del Signore. “Non chiunque dice ‘Signore, Signore’ entrerà nel Regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli” (7,21).

Mentre meditavo sul significato della saggezza, la responsabilità di un compito affidato, ho pensato a Bernardette e a quanto ha fatto per portar a temine la missione che la Vergine le aveva affidato: “Andare a dire ai sacerdoti che si costruisca qui una cappella e che si venga qui in processione”. La seconda parte del messaggio è stata scelta dal santuario come tema pastorale di quest’anno: “… che si venga qui in processione”. Fare un pellegrinaggio, mettersi in cammino è tipico di chi va alla ricerca del senso della vita. Un cammino personale che viene sostenuto e alimentato dalla speranza, perché la speranza, ci ricorda san Paolo, non delude mai (cfr. Romani 5,5). Maria ci invita a uscire da noi stessi, a non chiuderci nei nostri problemi e nelle nostre fatiche e a tener vivo il desiderio dell’incontro con il Signore; ci invita a metterci in pellegrinaggio, che non è solamente una chiamata a camminare fisicamente, ma a intraprendere un percorso spirituale, un cammino di fede, di speranza e di carità; un cammino che ci aiuta a costruire un legame, un ponte tra la nostra storia personale e il messaggio di fiducia e di amore che la Vergine ci ha consegnato; un cammino che porta a vedere e a fare esperienza qui a Lourdes di alcuni segni che parlano della presenza e della vicinanza della Vergine che ci accoglie e che ci porta da suo Figlio, Gesù. È un cammino che non facciamo da soli, ma insieme, in particolare con i molti ammalati che hanno bisogno del nostro aiuto e che rinnovano il nostro cuore. Le diverse processioni che abbiamo fatto a Lourdes in questi giorni ci aiutano a tenere fisso lo sguardo verso un unico centro: Gesù presente nell’Eucaristia, che fa dono della sua vita per la nostra salvezza nella processione eucaristica pomeridiana e Gesù luce del mondo che illumina e rischiara i nostri passi, nel segno delle fiaccole nella processione serale. Come anche la processione per andare a purificarci con l’acqua e ‘sui passi di Bernardette’ per percorrere come lei un tratto della sua vita. Il mondo ha bisogno di speranza. Nel preparaci a vivere l’Anno santo giubilare, che ci invita ad essere Pellegrini di speranza, chiediamo a Maria, donna della speranza, che ci aiuti a non aver paura di annunciare sempre e dovunque Gesù Cristo, morto e risorto, nostra speranza.

Sento dal profondo del mio cuore di esprimere un grazie sincero a tutti voi per aver partecipato al pellegrinaggio diocesano. Ai malati, alle sorelle e barellieri, ai volontari, agli anziani e ai giovani, a tutti voi pellegrini. Un grazie sincero al Presidente Nazionale OFTTAL don Paolo, al nostro Presidente Bruno e a tutta la presidenza per l’organizzazione del pellegrinaggio e per le altre attività di animazione in diocesi. Mi auguro, carissimi tutti, di essere nei vostri ambienti e comunità testimoni di questa bella esperienza vissuta a Lourdes, invitando altre persone a condividerla.
Buon rientro a casa e buon pellegrinaggio per chi prosegue per Nevers e Taizé.

+ Giuseppe Pellegrini
vescovo