Siamo qui riuniti questa sera non solo singolarmente, uomini e donne i quali stanno a cuore la tutela e la salvaguardia della dignità di ogni persona, in particolare dei minori, ma come Chiesa diocesana che sente necessaria e imprescindibile la protezione e la cura dei membri più deboli delle nostre comunità. Riuniti in preghiera per domandare al Signore il perdono per quanto è avvenuto, il coraggio di cercare la verità e l’energia per impegnarci a diffondere sempre più una cultura di rispetto e di attenzione alla dignità dei più fragili; una cultura della generatività, edificando così una Chiera in cui la fraternità prenda il posto del clericalismo. A nome personale e di tutta la Diocesi ringrazio fin da subito le persone che operano con dedizione e gratuità nel Servizio Diocesano per la tutela dei minori e delle persone vulnerabili e nel Centro di ascolto, presso il quale chi vuole segnalare situazioni che possano configurare ipotesi di abuso, possa trovare accoglienza e ascolto competente. Servizio Diocesano che dall’anno 2019, anno della pubblicazione da parte della CEI delle ‘Linee guida per combattere la piaga degli abusi e prevenire nuove ferite’, opera in diocesi con competenza e disponibilità. Non tutta la Chiesa e le varie comunità – scrive la Presidente Nazionale dottoressa Griffin – sono colpevoli degli abusi, ma tutta la Chiesa e tutte le comunità cristiane devono prendersi cura delle vittime dei loro familiari, mettendo in atto strumenti idonei per garantire ambienti protetti e sereni per ricostruire la fiducia.
Possiamo così comprendere meglio il tema che il Servizio nazionale per la tutela dei minori, insieme con un gruppo di vittime e di familiari di vittime, ha scelto per la IV Giornata di preghiera: Ritessere fiducia. Al cuore di ogni relazione umana, sia essa personale o comunitaria vi è sempre un atto di fiducia. Affidarsi è il verbo del cammino di fede che ognuno di noi compie per incontrarsi con Dio. Fede e fiducia, fede e affidamento sono le esperienze che anche noi viviamo nella nostra preghiera e nel servizio agli altri. L’abuso, qualsiasi forma di abuso sia fisico, di coscienza, di potere e anche spirituale, come ci è stato ricordato nell’introduzione della Veglia di preghiera, è il tradimento e la rottura della fiducia non solo per le vittime ma in tutto il contesto in cui accade. Come singoli e come Chiesa vogliamo impegnarci a ritessere quella fiducia, come richiama l’immagine del dipinto scelta da una celebre opera di Alberto Burri del 1956, intitolata ‘Sacco e oro’, tentando di ricucire lo strappo, magari ancora aperto e sanguinante, con il filo d’oro della prossimità, della vicinanza e della cura, come ha fatto il faraone d’Egitto con Giuseppe, come ci ricorda il brano della Genesi: “Lo rivestì di abiti di lino finissimo e gli pose al collo un monile d’oro” (Genesi 41,42), restituendogli la dignità perduta e considerandolo come un figlio. Anche se non è facile, questa sera desideriamo rimotivare l’impegno di essere portatori di serenità e di fiducia nei nostri ambienti formativi educativi e ricreativi. Sono atteggiamenti verso gli altri e verso noi stessi che producono sicurezza, rispetto e tranquillità. Possiamo solo immaginare cosa possa capitare e come si possano sentire dei genitori che affidano alle nostre comunità i loro figli e poi si sentono traditi perché si è mancato di rispetto, perché non sono stati aiutati a crescere e purtroppo talvolta anche facendoli del male. Ecco perché è sempre più necessaria la formazione degli operatori pastorali: dai seminaristi futuri consacrati, agli animatori/rici e catechisti/e, con corsi strutturati e i soliti.
Fa sempre riflettere, e ancora di più in questa veglia, l’insegnamento di Gesù ai suoi discepoli che ruota attorno all’accoglienza dei bambini, dei piccoli, dei membri più deboli della comunità. Come discepoli del Signore siamo chiamati a proteggere, accogliere e amare i bambini. Il Vangelo è ricco di esempi in cui Gesù invita i bambini ad avvicinarsi a Lui, anche quando i suoi amici più cari gli dicono che ha di meglio da fare. Gesù ne apprezza la purezza e la semplicità del cuore, additandoli a esempio e modello per tutti coloro che vogliono entrare nel suo Regno. Gesù si addolora quando i bambini vengono trascurati. Si addolora quando vengono respinti. Si addolora quando non vengono protetti e vengono scandalizzati, come ci ricorda il brano del Vangelo di oggi. Si addolora quando vengono abusati. Il brano scelto per la preghiera di questa sera, ci può essere di aiuto per fissare la nostra attenzione sugli adulti. Significativa la domanda di Gesù ai discepoli: “Di che cosa stavate discutendo per la strada? Ed essi tacevano. Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse il più grande” (Marco 9, 33-34). Gesù biasima il comportamento dei discepoli. Un modo di pensare così, non solo tradisce l’insegnamento di Gesù che trova nel dono di sé e nel servizio il significato vero della sequela, ma rischia di portare al disinteresse dei più piccoli, allo sfruttamento e perfino allo scandalo (cfr. v.42).
L’esperienza e anche alcuni studi specifici sulla personalità di chi abusa, ci ricordano che alla sorgente di ogni abuso c’è un uomo o una donna – giovani adulti o anziani – che confidano solo in sé, che propongono sé, che vogliono espandere sé e che vogliono inglobare l’altro in sé. Persone narcisistiche che pensano solo a se stesse, abili manipolatori sempre tesi a nutrirsi dell’altro, che si preoccupano di essere superiori a tutti. Spesso poi, nel nostro ambiente, confezionando questi sentimenti con un rivestimento cristiano, di successo e di stima dalla gente. Gesù ‘combatte’ questo demoniaco atteggiamento, che chiamiamo culto del sé, che è all’origine di ogni scandalo e abuso.
Siamo qui per chiedere perdono e per implorare la misericordia del Padre. Chiediamo al Signore che aiuti noi e tutti gli operatori di pastorale a essere uomini e donne maturi, non narcisisti, non chiusi in sé ma liberi di amare e di essere amati, che non si impongono all’altro con la forza, con l’inganno e il plagio ma che con amore e benevolenza si mettono a servizio per la crescita e la felicità vera dell’altro. Vieni Santo Spirito, lava ciò che è sordido, bagna ciò che è arido, sana ciò che sanguina. Senza la tua forza, nulla è in noi!
+ Giuseppe Pellegrini
vescovo
