VEGLIA DIOCESANA ADESIONI AZIONE CATTOLICA

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Il Vangelo appena proclamato, la guarigione dell’emorroissa, si inserisce nel capitolo V° del Vangelo secondo Marco, chiamato il capitolo delle guarigioni: la guarigione di un indemoniato, della figlia del capo della sinagoga Giairo e della donna emorroissa, miracolo molto importante perché riguarda una donna ferita nella sua femminilità, nella vita più intima. La donna, presa dalla disperazione va da Gesù. Gesù si lascia toccare… perché per lui niente è da scartare ma tutto da amare. Desidero soffermarmi su questa prima sottolineatura, che mi pare molto importante: essere toccati dalla grazia, che significa non aver paura di incontrare il Signore, del suo giudizio. Spesso c’è qualcosa in noi, anche nel profondo, che ci tiene lontano da lui. Dobbiamo avere il coraggio di toccarlo e di essere umili, chiedendogli aiuto. E se Gesù, come ha fatto alla donna, ci chiede se lo abbiamo toccato, non dobbiamo aver paura perché la sua risposta è già nota a noi: basta aver fede. Fede. Infatti all’emorroissa Gesù disse: “Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va’ in pace e sii guarita dal tuo male” (Marco, 5,34). Questo è il vero momento della Grazia, del perdono e dell’inclusione nella vita di Gesù. Infatti, essere uniti a lui è la sorgente della misericordia e dell’autentica dignità di sentirsi e di essere persona.

Si può essere vicini a Gesù, far parte, pure, dell’Azione Cattolica, essere un prete, un consacrato o un vescovo, e non toccare Gesù e, pertanto, non essere toccati dal suo amore e dalla sua Grazia. Ecco perché Papa Francesco ci ricorda spesso il rischio della superficialità, dell’essere formali, impermeabili alla grazia. Questo atteggiamento che il papa indica anche come clericalismo, assume dei comportamenti solo esteriori o motivati dal proprio tornaconto personale. Significativo il versetto 33 del testo appena proclamato: “E la donna, impaurita e tremante, sapendo ciò che le era accaduto, venne, gli si gettò ai piedi e gli disse tutta la verità”. In questo modo, raccontandogli tutta la sua storia, nasce una relazione profonda e personale tra Gesù e la donna, con sincerità si è posta accanto a lui, aprendogli il suo cuore. Un cuore si lascia amare da Gesù, provoca commozione, conversione e perdono. Lei toccò Gesù e Gesù la prese per mano.

Viene spontaneo porci una domanda: quando e quanto sono stato toccato dalla grazia? Sono molti i momenti sperimentati di essere stati toccati dal Signore. Non solo momenti straordinari, ma anche nella quotidianità della nostra vita. Importante, ogni tanto ricordarne qualcuno, soprattutto nei momenti di fatica e sofferenza. Anch’io, in questi giorni ho sperimentato di essere toccato dalla grazia. Un fatto molto semplice che mi ha non solo commosso ma toccato in profondità. Sono stato invitato all’apertura delle 40 Ore, l’adorazione al SS.mo in una parrocchia, che aveva come tema: “Chi magia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna” (Giovanni 6,54). Mentre ci pensavo per preparare l’omelia, mi è tornato alla mente un episodio molto toccante nella vita di Madre Teresa di Calcutta, che lei stessa ha raccontato in un libro e che mi sembra significativo per comprendere ancora più in profondità cosa possa significare dare la vita anche oggi, sullo stile di Gesù. Dopo il disastroso terremoto in Armenia del 1988 che fece più di 25.000 vittime, Madre Teresa partì con alcune delle sue suore per dare sollievo a quella popolazione martoriata. Passando tra le macerie alla ricerca di qualche segno di vita, senti un lamento che implorava aiuto. Dopo aver scavato un po’ vide accasciata in fin di vita una giovane mamma che teneva tra le braccia un bambino di qualche mese, che aveva protetto con il suo corpo. Quando Madre Teresa prese il bambino si accorse che alla madre nella mano sinistra mancavano tre dita. Con un film di voce la mamma, indicando il crocifisso che la suora portava sul petto, disse: ‘me l’ha insegnato lui’! Era da più di 10 giorni che quella povera donna stava sotto le macerie e per cercare di salvare la vita del suo bambino si era amputata le dita della mano per dare da succhiare al figlio il suo sangue. Questo fa l’amore. Gesù nell’Eucaristia ha fatto proprio questo: ha fatto dono di se stesso per amore. Questo significa essere toccati dall’amore a dalla grazia del Signore, per diventare a nostra volta, suoi testimoni. La vostra adesione all’Azione Cattolica non sia formale, un gesto fatto per tradizione, ma un segno qualificante. Un segno, meglio un sogno, qualificante per la vostra vita, perché vi aiutarvi a entrare in relazione profonda con il Signore, ma poi anche ad essere Azione, per vivere l’incontro con il Signore Gesù nella vostra vita mettendovi al servizio dei fratelli. Che sia il gesto del toccare Gesù che riscalda i vostri cuori, per andare a testimoniarlo agli altri.

Normalmente, l’adesione all’Azione Cattolica si celebra nella solennità dell’Immacolata Concezione di Maria. Infatti, in questo giorno si fa memoria del momento “luminoso” in cui la Vergine Maria ha detto il suo “SI”, pieno di fiducia e senza riserve, al progetto che Dio aveva per Lei e per l’intera umanità. Un “SI” coraggioso, incondizionato e totale. Anche voi dell’AC vi ispirate a questo “SI” per plasmare il vostro cammino e la vostra vocazione. Aderire all’AC infatti, è dire il proprio “SI” a diventare testimoni di Dio nel nostro vivere quotidiano; è fare della propria vita, della propria comunità, una palestra di santità, dove mettere in gioco i propri talenti ed il proprio entusiasmo al servizio degli altri; è fare dell’Associazione una “famiglia nella fede” con la quale camminare per le strade del mondo, e dare testimonianza dell’Amore di Dio. La gioia e la festa sono i vostri caratteri distintivi, perché è importante per la vostra vita di cristiani “attivi”, rinnovare e ricordare le motivazioni vere e profonde della scelta associativa. per le quali riscoprire ciò che vi muove a essere parte di questa grande famiglia, rinnovando il senso di appartenenza e la vostra identità di laici impegnati nella Chiesa e nel mondo. Vi ringrazio per l’impegno e la testimonianza che offrite  durante questo tempo di cammino sinodale.

 

+ Giuseppe Pellegrini
Vescovo