VEGLIA INIZIO ANNO PASTORALE

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Un saluto cordialissimo a tutti. Ho scelto come frasi sintetica del cammino, la bella espressione di Paolo. L’apostolo Paolo reagisce a chi aveva criticato e messo in dubbio la sua missione di evangelizzatore, dimostrando che essa è nata non da una sua iniziativa o da un suo desiderio, ma dalla chiamata di Gesù Cristo, confermata in seguita dalla Chiesa: portare in tutto il mondo il messaggio di salvezza, di liberazione e di amore di Gesù. Paolo, formidabile missionario di Cristo e ardente costruttore della Chiesa, è l’apostolo che ha predicato il cristianesimo come diversità che unisce, rottura che riabilita e conoscenza dell’errore che salva, diventando così il motore per la trasformazione della storia. “Non c’è Giudeo né Greco; non c’è schiavo né libero; non c’è maschio e femmina, perché tutti voi siete uno in Cristo Gesù” (Galati 3,28). L’unità con Cristo nel battesimo, costituisce il fondamento per l’abolizione delle differenze religiose e sociali, favorendo un nuovo umanesimo. E tutto è nato da quell’evento e quell’esperienza di sconvolgente potenza che ha cambiato il corso della vita di Paolo: l’incontro con Cristo risorto sulla via di Damasco. Saulo, il fariseo, si rialzò come Paolo, il cristiano, un uomo trasformato e convertito. Da ora in poi la sua predicazione e il suo servizio alla comunità non saranno più per la conservazione di un’identità legata a forme del passato, ma all’evento dell’incarnazione e resurrezione di Gesù che porta ad un nuovo modo di essere e di vivere la comunità, perennemente in divenire, aperta e universale”.

Faccio mia l’esortazione di Paolo, sostenuto dalla convinzione che, metterci alla sua scuola sia fondamentale per la vita della Chiesa di oggi. Ci aiuta a manifestare una visione di futuro per il cammino dell’umanità e ci offre nuove chiavi di lettura per interpretare il mondo di oggi. Queste parole di Paolo mi ricordano il compito che la Chiesa mi ha affidato, chiamandomi ad essere il vostro pastore. Uno degli impegni che ho preso nel giorno dell’ordinazione episcopale è di “predicare con fedeltà e perseveranza il Vangelo di Cristo”. Un annuncio che la Chiesa mi chiede di condividere con i presbiteri, primi collaboratori, con i diaconi, con i consacrati e le consacrate e con tutti i fedeli laici in maniera sinodale, cioè radunati insieme attorno a Cristo per testimoniare e annunciare il suo Vangelo. La Chiesa sinodale è innanzitutto l’assemblea dell’ascolto: ascolto della Parola di Dio, ascolto degli uomini e delle donne, ascolto della storia. La Chiesa sinodale non ama l’uniformità ma esalta le differenze; i carismi sono doni dello Spirito.

Anche il Popolo santo di Dio di Concordia-Pordenone in questi due anni si è messo in cammino sinodale, avviando un serio processo di consultazione e di ascolto di vari contesti e ambiti di vita, tentando di rispondere ad alcuni interrogativi di fondo: quali sono le vere domande e i bisogni degli uomini e delle donne di oggi? Come riannunciare il Vangelo di Gesù conformemente alla missione che ci è stata affidata? Quali passi lo Spirito ci invita a compiere per essere la Chiesa di Gesù? Aiutati dallo Strumento di Lavoro, i Delegati dell’Assemblea sinodale si sono ritrovati nelle cinque Assemblee di Area per mettersi in ascolto di quanto lo Spirito stava suggendo alla nostra Chiesa. La fase delle Assemblee di area si è conclusa con la votazione di alcune proposizioni, raccolte nel Quaderno 6 e inviate a tutti i delegati. La Segreteria generale del cammino sinodale, tenendo conto del materiale emerso nella fase dell’ascolto, dello strumento di lavoro e delle proposizioni votate nelle diverse aree, ha raccolto il materiale in questo DOCUMENTO PREPARATORIO in vista dell’ASSEMBLEA SINODALE di gennaio 2024. Questo documento non è la raccolta di tutto il materiale, anche se tiene in considerazione la discussione che i delegati, divisi per area, hanno prodotto e l’ordine delle tematiche dello Strumento di lavoro, pur consapevoli che nella vita della Chiesa e delle nostre comunità ci sono anche altri ambiti e aspetti importanti che non sono emersi. È un documento che viene offerto stasera ai delegati dell’Assemblea e a tutto il popolo di Dio della Diocesi per offrire ancora a tutti, in particolare alle comunità cristiane, ai Consigli e agli operatori pastorali, ai gruppi, alle associazioni e ai movimenti, la possibilità di approfondire e discutere alcune tematiche o scelte pastorali indicate nel documento, che i Delegati, poi, saranno chiamati a discernere e votare nell’Assemblea generale del gennaio 2024. Agli inizi di dicembre la Segreteria generale raccoglierà il materiale pervenuto e preparerà il testo che dovrà essere discusso e approvato dall’Assemblea.

Esprimere il mio grazie più sincero alla Segreteria generale, a tutti i delegati dell’Assemblea sinodale e a voi, carissimi qui presenti, in rappresentanza di tutte le comunità cristiane della Diocesi. Raccolgo alcune considerazioni che mi sembrano importanti da riprendere in quest’ultima fase di confronto e riflessione prima dell’Assemblea, per favorire un autentico discernimento.

° Non dobbiamo aver paura del cambiamento. Per non ripetermi, riporto un passaggio dell’Omelia di apertura della prima fase dell’Assemblea del 16 ottobre 2022: “Papa Francesco, in sintonia piena con il Concilio Vaticano II, è da quasi dieci anni che ripete che è semplicemente giunto il tempo di cambiare. Cambiare è sinonimo di crescere, di evolversi, sperimentando nuove strade, nuove idee e nuovi criteri per annunciare oggi il Vangelo di Gesù. Sappiamo, però, che è faticoso e spesso resistiamo al cambiamento. Non dobbiamo angosciarci perché queste reazioni sono comprensibili e fanno parte della natura umana. Lasciare il noto per l’ignoto chiede sempre un supplemento di coraggio, ma accettare il cambiamento fa bene perché porta con sé la speranza di un miglioramento. La mentalità pastorale che ci portiamo dietro, non per colpa nostra, ma per il cambiamento d’epoca, non riesce più ad essere interessante. Non dovrà essere solo un cambiamento di linguaggio, ma di metodo e di stile pastorale. Rischiamo, talvolta, che la nostra pastorale dia risposte a domande che non ci vengono poste, perché non sono più le domande della gente del nostro tempo. Dobbiamo essere capaci di far ‘innamorare’ le persone che incontriamo al Vangelo e al Signore Gesù, diffondendo nel mondo il buon profumo di Cristo. Ricordiamolo: il cambiamento chiede sempre una conversione personale, che è un movimento del presente verso il futuro, nel segno della speranza e della fraternità, nella fiducia dell’altro e nell’abbandono a quello che non sono e che posso diventare.

° Quale immagine di Chiesa intendiamo lasciare alle generazioni che verranno? In questo interrogativo è raccolto il senso e il significato vero del cammino sinodale che stiamo vivendo. Solo l’immagine di Chiesa del futuro potrà darci la forza di cambiare tutto ciò che c’è da cambiare in noi e nella pastorale. Riprendo alcune delle ‘consegne’ che papa Francesco ha fatto ai vescovi e ai referenti diocesani del cammino sinodale il 25 maggio 2023. Prima fra tutte continuare a camminare. Una Chiesa sinodale è tale perché ha viva consapevolezza di camminare nella storia in compagnia del Risorto, preoccupata non di salvaguardare se stessa e i propri interessi, ma di servire il Vangelo. Una Chiesa appesantita dalle strutture, dalla burocrazia e dal formalismo faticherà a camminare nella storia e a percepire il soffio dello Spirito. Un camminare che ci porta a fare Chiesa insieme. La Chiesa, ci ha detto sessant’anni fa il Concilio, è il Popolo santo di Dio che in virtù del battesimo è chiamato a partecipare attivamente alla vita e alla missione della Chiesa, anche nelle nostre comunità parrocchiali. Un’altra consegna è una Chiesa aperta, che va a portare a tutti il messaggio di speranza e di amore di Gesù. Una Chiesa che non si chiude ma che cammina nella storia con gioia, umiltà e con creatività. Una Chiesa capace di rinnovarsi nelle strutture per essere più evangelica e attenta a tutti, in particolare ai più poveri. E per concludere: essere una Chiesa “inquieta”, sollecita nel raccogliere le inquietudini del nostro tempo per lasciarsi da queste interrogare e portarle davanti a Dio. Il grande nemico è la paura, anche per noi consacrati! Il banco di prova sarà la fraternità da accogliere e far crescere in diverse direzioni. Siamo tutti solo servi e mai padroni della Chiesa, corresponsabili, pur in modo differenziato, della comunità cristiana.

Per sostenere tale cammino, per ascoltare e ravvivare la fede e per accompagnare il processo sinodale, nelle prossime settimane, accompagnato da qualche collaboratore, visiterò la diocesi in questo modo: nelle 8 foranie mi incontrerò con i presbiteri nelle congreghe. Alla sera desidero incontrare i Consigli delle Unità pastorale di ogni forania.

Carissime e carissimi tutti, proseguiamo insieme questo percorso con la fiducia che lo Spirito Santo è il protagonista del Cammino sinodale che stiamo vivendo. È Lui che illumina il discernimento e che orienta le scelte e le decisioni.

 

+ Giuseppe Pellegrini
Vescovo