VEGLIA DI PREGHIERA III GIORNATA PER LE VITTIME DEGLI ABUSI

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Questo momento di preghiera per le vittime e i sopravvissuti agli abusi, collegato alla Giornata europea per la protezione dei minori contro lo sfruttamento e l’abuso sessuale, ci vede riuniti come comunità cristiana e Chiesa diocesana in preghiera, per chiedere al Signore il perdono per i peccati commessi e la forza di essere ancora più decise e attenti alla prevenzione, perché questi fatti non accadano più nel nostro territorio e non coinvolgano più persone consacrate. Diceva ad un convegno Papa Francesco: “L’abuso è un atto di tradimento della fiducia, che condanna a morte chi lo subisce. … La prevenzione deve essere un percorso permanente di promozione di una sempre rinnovata e certa affidabilità verso la vita e il futuro, su cui i minori devono poter contare”.

Come già sappiamo, il tema della giornata di quest’anno è: “La bellezza ferita”, con il sottotitolo preso dal profeta Geremia: “Curerò la tua ferita e ti guarirò dalle tue piaghe” (30,17). Ci troviamo nel capitolo che parla della consolazione del popolo da parte di Dio. Si tratta dell’impegno solenne di Dio a cambiare il corso della storia, a trasformare il lutto in gioia, a ricondurre il suo popolo a casa dalla terra dell’esilio. Il popolo ebreo aveva vissuto il dramma e i traumi della violazione della città santa, Gerusalemme, e della conseguente deportazione della popolazione in Babilonia. Erano seguiti anni difficili, perché la gente era costretta a vivere in terra straniera. Così canta il Salmo 137: “Lungo il fiume di Babilonia, là sedevamo e piangevamo ricordandoci di Sion”. Ma Dio cambierà la sorte del popolo aiutandolo a riprendere il cammino, perché il Signore è pronto a guarire ogni ferita, anche la più profonda, per ridare bellezza alla vita, ad ogni vita e, come ci ricorda il Vangelo appena proclamato, in particolare alla vita dei deboli, dei piccoli e dei più fragili.

Ci ricorda Gesù nel Vangelo appena proclamato: “Guardate di non disprezzare uno solo di questi piccoli, perché io vi dico che i loro angeli nei cieli vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli” (Matteo 18,10). Siamo all’interno del quarto discorso di Gesù, che risponde all’ interrogativo su come deve comportarsi una comunità che intenda porsi alla sequela del Crocifisso. È una tematica delicata, perché ci dice che, oltre all’amore, al rispetto, all’attenzione e la cura verso i più piccoli, è importante anche il non dare scandalo. “Guai al mondo per gli scandali” (v. 7). Nel linguaggio biblico la parola scandalo si colloca primariamente sul piano della fede. Scandalo è ciò che mette alla prova la fede, che mette in dubbio l’amore e la vicinanza di Dio, minando alla radice la bontà delle istituzioni. Sappiamo bene anche noi, quante persone si sono allontanate dalla Chiesa e dalla fede, dall’amore e dalla bontà del Padre a causa della piaga degli abusi sui minori da parte del clero e di persone consacrate. Questo è accaduto non solo alle persone abusate o ai loro parenti, ma a tante altre persone venute a conoscenza dei fatti. Non ci si fida più della Chiesa e dei loro pastori. Purtroppo nonostante il cammino che la società e la Chiesa stanno facendo, anche nella Chiesa in Italia, ci sono ancora uomini e donne consacrati e impegnati nelle attività pastorali, che danno scandalo abusando dei piccoli, dei deboli e dei fragili. Ma questo fenomeno, purtroppo, è diffuso anche negli ambienti familiari e sportivi. Per contenere questa piaga e per sostenere un processo di formazione permanete, in tutte le diocesi si è costituito il Servizio Diocesano per la tutela dei minori e delle persone vulnerabili. Nella nostra diocesi tale servizio opera dal 2019, con lo scopo di far emergere con chiarezza e trasparenza le situazioni dove si sono verificati comportamenti lesivi alla dignità dei minori e per operare in chiave preventiva e formativa, con attività di informazione e di formazione. Prendo questa occasione per ringraziare di cuore tutti i componenti del comitato diocesano, per la loro passione e il loro delicato servizio, dai presidenti e da tutti coloro che hanno il compito di ascolto.

Su questo aspetto non dobbiamo mai abbassare la guardia! I fenomeni che ancora oggi vengono portati alla luce ci dicono che alla radice spesso ci sono modi di pensare la vita in maniera egoistica, talvolta anche malata, che invitano a tollerare a tollerare e scusare l’abuso, facendo finta di non vederlo o di limitare il male solo all’interesse. Purtroppo si deve constatare che ci sono non solo persone singole, ma anche gruppi e realtà che tacciono e non si indignano o che fa finta di non vedere. La dignità di ogni persona, tanto più quelle degli abusati chiede a tutti di essere pronti e di non aver paura, di non tacere e di denunciare quanto veniamo a conoscenza. Questo è l’impegno che papa Francesco da sempre chiede alla Chiesa, a tutte a tutte le persone consacrate e alle comunità cristiane.

La preghiera è una parte importante e centrale del processo di guarigione delle vittime e per aumentare in tutti noi, nella Chiesa e nelle nostre comunità cristiane, la consapevolezza e la sensibilità verso chi sta soffrendo, condividendo il dolore e mettendo in atto opere di giustizia e di riparazione, con la certezza e speranza che il Signore ha la forza di curare le ferite e guarire le sofferenze.

 

+ Giuseppe Pellegrini
Vescovo