Omelia Messa di inizio anno formativo, Seminario 20 settembre 2024

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Ci troviamo riuniti nella celebrazione eucaristica di ringraziamento al Signore all’inizio del nuovo anno formativo della comunità del seminario maggiore e della comunità vocazionale. Cari seminaristi insieme ai vostri formatori, ai parroci delle vostre comunità e ai vostri genitori e familiari, invochiamo su voi il dono dello Spirito Santo, in particolare per quelli che iniziano per la prima volta questo cammino, compreso don Thomas nuovo educatore. Portiamo ancora nel cuore la gioia per il dono dei due nuovi diaconi.

Ci lasciamo guidare dalla Parola di Dio appena proclamata che da diverse prospettive ci aiuta a tenere fisso lo sguardo su Gesù, che con la sua risurrezione illumina e offre un significato sempre nuovo alla nostra esperienza di vita, per aprirci al suo amore e per essere testimoni del Regno. Centrale l’affermazione di Paolo ai Corinzi: “Se Cristo non è risorto, vuota allora è la nostra predicazione, vuota anche la vostra fede” (1Corinzi 15,14). La risurrezione di Cristo non è solo fondamento della predicazione e della missione della Chiesa ma della stessa vita cristiana. Deve essere fondamento anche per voi seminaristi, con Gesù vivo e presente nei vostri cuori che vi ha chiamati e che vi da ora la gioia di vivere in pienezza questo tempo formativo in seminario. È solo la resurrezione di Gesù a rendere possibile la nostra salvezza offrendoci un orizzonte nuovo di vita, l’orizzonte di una vita senza fine, della vita piena con Dio. Paolo si era interrogato sul significato della sua vita e della sua predicazione: se Gesù non fosse risorto e non avesse sconfitto la morte che cosa sarebbe la sua vita e la sua predicazione? Paolo non era preoccupato di spiegare o far capire cos’è la resurrezione di Gesù, ma che tutta la sua vita, il suo ministero le sue scelte non avrebbero senso e valore senza la resurrezione di Cristo. La risurrezione è la fonte, la sorgente della speranza e della scelta di vita che noi abbiamo fatto e voi seminaristi state facendo. Se Gesù non è vivo, se non è presente oggi nella sua Chiesa, perché donare la vita per lui? La fede, la predicazione e la carità verso gli altri sarebbero inutili. La risurrezione di Gesù non riguarda solo lui ma anche tutti noi, perché quello che è capitato a Gesù avverrà anche per noi. Nel risorto contempliamo una vita di uomo riuscita, quale Dio l’aveva sognata per noi e nella creazione e che poi si è frantumata con il peccato.

Il racconto evangelico ci porta all’interno del gruppo di coloro che si erano messi alla sequela di Gesù. Dentro questo gruppo non c’erano solo uomini ma anche delle donne, fatto inedito per quel tempo. Attorno a Gesù fin da subito oltre agli apostoli che aveva chiamato si erano ritrovate molte persone, uomini e donne, che condividevano tutta la sua vita: la predicazione, gli spostamenti e gli incontri con le persone. Occasioni di condivisione, di formazione e di preghiera, di simpatia e anche di sostegno materiale ed economico, come facevano molte donne. L’evangelista Luce ne nomina tre: “Maria, chiamata Maddalena, dalla quale erano usciti sette demoni; Giovanna, moglie di Cuza, amministratore di Erode e Susanna” (8,3). Non erano donne di servizio ma discepole che seguivano il maestro dappertutto. Gesù ha anticipato da secoli le ‘pari opportunità’ con grande scandalo ma molto libero e deciso nelle sue scelte. Sappiamo come questa idea innovativa stenta ancora oggi a realizzarsi nella chiesa e Papa Francesco ce lo ricorda sempre. È lo stile di Gesù che tutti siamo chiamati a vivere anche oggi nella Chiesa, e per voi seminaristi diventa una testimonianza di vita che vi viene offerta per seguire Gesù, non solo a parole o per sentito dire. La sequela è camminare insieme con lui dietro i suoi passi, liberi e gioiosi di camminare insieme anche agli altri, senza categorizzazioni o particolarismi.

Affermo senza paura che la comunità del seminario si può paragonare a questo gruppo di persone che seguivano Gesù, condividendo la vita comune. La vita comunitaria del seminario, seminaristi ed educatori è di sua natura un segno evangelico, perché realizza la scelta di Gesù quando ha chiamato i discepoli: “Ne costituì Dodici – che chiamò Apostoli -, perché stessero con lui e per mandarli a predicare” (Marco 3,14); realizza pure la preghiera di Gesù che chiede l’unità dei suoi (Cfr. Giovanni 17,21). Ci ricorda la Pastores Dabo Vobis al n. 42: “Il seminario prima di essere un luogo o uno spazio, è un itinerario di vita, un’atmosfera che favorisce la spiritualità e l’incontro con Cristo. È una scuola di Vangelo vivendo al seguito di Gesù”. Infatti la vita comunitari seminario anche se non è sempre facile, fa sperimentare a coloro che si preparano al presbiterato che la dimensione comunitaria è essenziale, non solo per gli anni di seminario. ma per tutto il ministero di chi vuole essere discepolo evangelico e missionario; è l’orizzonte del nuovo documento sulla formazione nei seminari dell’Italia. È un servizio particolare di comunione e di missione, indispensabili non solo nel momento della formazione ma per tutto l’esercizio del ministero pastorale dei presbiteri. Per voi seminaristi oggi è particolarmente importante perché immersi in una cultura soggettivistica dove si fa fatica ad entrare in relazione con gli altri. Vivere insieme, accettare l’altro con le proprie idee e modi di fare, accogliere anche chi la pensa in modo diverso, ascoltare in un clima di prossimità e di aiuto reciproco, non è sempre facile. Sappiate, però, che un domani non dovrete diventare eroi solitari ma uomini di comunione e di fraternità.

In questa celebrazione di inizio anno, accogliamo con gioia i nuovi arrivati nella Comunità del maggiore che quest’anno sono numerosi: quattro in prima teologia e tre in terza teologia. segno di una comunità che vuole camminare insieme, animata da un forte spirito missionario, che si arricchisce anche di culture e tradizioni differenti. In questo modo sarete aiutati a sentire nel profondo che la Chiesa è universale e che viviamo sempre più in un mondo globalizzato. Che fa la differenza sarà l’accoglienza del meticciato come forma normale di vita, non solo in seminario, ma anche nelle nostre comunità parrocchiali. Vi affidiamo al Signore e al discepolo amato, Giovanni. L’icona che vi verrà donata vi accompagni in questo cammino di discepolato. Diamo pure il benvenuto ai due della comunità vocazionale che da quest’anno trova dimora nella parrocchia di Cusano: Li affidiamo a Maria. Il rosario che verrà a loro consegnato, detto il rosario di santa Brigida, è formato da sei decine. La sesta decina vi invito a pregarla perché il Signore doni alla Chiesa e alla nostra Chiesa di diocesana sante e numerose vocazioni sacerdotali.

Buon cammino.

+ Giuseppe Pellegrini
vescovo