Festa dei lavoratori

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Omelia Festa dei lavoratori

Pordenone, 1 maggio 2020

 

Carissimi, non è facile celebrare oggi la giornata del lavoro, in questo clima difficile per la nostra salute e incolumità e per la grave crisi sociale e lavorativa che ci sta davanti e che ci fa paura. Siamo a conoscenza della crisi di tante categorie di lavoratori e lavoratrici, di imprenditori di aziende grandi e piccole, del commercio e del turismo che non hanno ancora ripreso e che vedono il futuro sempre più drammatico. Le scelte da fare non sono facili per nessuno. Infatti, ogni scelta porta con sé aspetti positivi e negativi. Se si sceglie per la difesa dal contagio e della salute, si mette in ginocchio l’economia. Se si sceglie per una boccata di ossigeno per l’economia, si rischia per la salute. Siamo qui per pregare, per invocare l’intercessione di San Giuseppe lavoratore e per presentare al Signore tutte le nostre fatiche e preoccupazioni, chiedendogli che faccia cessare questa pandemia e che le nostre famiglie e la nostra società recuperino la speranza di un futuro migliore.

Futuro che si fonda, come abbiamo sperimentato in questi mesi, sulla solidarietà e sul rispetto dei valori della nostra cultura e della tradizione. Ce lo ha ricordato San Paolo nella prima lettura: “Ma sopra tutte queste cose rivestitevi della carità … e la pace di Cristo regni nei vostri cuori” (Colossesi 3,14). E’ importante che anche i posti di lavoro, dove si passano parecchi ore della giornata, siano un ambiente familiare, di incontro e di amicizia, di condivisione delle gioie e delle preoccupazioni della vita, superando invidie e gelosie. Più l’ambiente del lavoro è sereno, più si sta meglio con se stessi e con i propri cari. Tante difficoltà e tante tensioni in famiglia, nascono proprio perché non c’è la serenità nell’ambiente lavorativo. Un ambiente è sereno quando al suo interno, gli operai e gli imprenditori mostrano passione cura per quello che fanno, perché la creatività e l’amore sono fondamentali per la buona riuscita di ogni attività umana. “Qualunque cosa facciate – ricorda san Paolo – fatelo di buon animo, come per il Signore” (v.23). L’attività lavorativa deve essere utile non solo per se stessi, ma per il bene di tutta l’umanità. Il magistero sociale della Chiesa ha insistito e insiste anche oggi, dicendoci che ogni attività lavorativa prolunga l’opera del Creatore, provvedendo, così, al benessere delle persone (cfr. Gaudium et Spes 34). Il lavoro umano è partecipazione all’opera creativa di Dio che continua la sua missione anche oggi. Senza lavoro non c’è dignità; ciò comporta il rispetto della persona con i suoi valori e le personali capacità, senza giudizi e pregiudizi. Anche Gesù, come ci ricorda la pagina evangelica, non viene compreso dai suoi compaesani, non viene accolto per quello che è, anzi, viene rifiutato. Questo quadretto evangelico è importante perché ci parla dell’umanità di Gesù. Anche lui, come ogni uomo, ha lavorato e con molta probabilità, seguendo il lavoro del padre, ha fatto il falegname, provocando la reazione dei suoi compaesani, che non lo ritenevano adatto ad insegnare e a predicare.

Anche ai nostri giorni, quanti pregiudizi abbiamo verso gli altri. E se non c’è comprensione rispetto verso gli altri, crescerà sempre di più la competizione. Ce lo ha ricordato Papa Francesco a Genova nel 2017: “Oltre ad essere un errore antropologico e cristiano, la competizione è anche un errore economico, perché dimentica che l’impresa, è prima di tutto cooperazione, mutua assistenza, reciprocità … minando quel tessuto di fiducia tra le persone che è l’anima di ogni organizzazione”. Oggi, la Società Operaia, fondata a Pordenone nel 1866, si ritrova insieme, tramite la televisione, per pregare e per ricordare tutti i lavoratori e le lavoratrici. Fondata all’interno della cultura del tempo, risorgimentale e anticlericale, ha voluto che lo statuto avesse come principio ispiratore il messaggio,

cristiano, dell’amore e della solidarietà verso chi è nel bisogno, soprattutto per le classi più povere e disagiate. Così come oggi, presso l’azienda san Giacomo, all’interno della fabbrica, preghiamo per tutti gli imprenditori, gli operai e le fabbriche del nostro territorio, invocando una ripresa che non sarà facile.

Le emergenze dei nostri giorni, in particolare la pandemia provocata dal Covid-19, ci hanno ricordato i vescovi italiani nel messaggio per questa giornata, “sono la spia di un problema più profondo che riguarda l’orientamento della persona. Abbiamo bisogno di un’economia che metta

al centro la persona, la dignità del lavoratore e sappia mettersi in sintonia con l’ambiente naturale senza violentarlo, nell’ottica di uno sviluppo sostenibile”. Tutto quello che faticosamente si era costruito in questi anni passati di grave crisi economica, in due mesi sta crollando sotto i colpi di un invisibile virus che ha fatto tornare indietro le lancette dell’orologio della storia. Il messaggio pasquale di Papa Francesco ci ricorda che, se il rimanere a casa e il fermarsi dall’attività è stata un’occasione per recuperare alcuni valori importanti, è anche vero che per tanti è “un tempo di preoccupazione per l’avvenire che si presenta incerto, per il lavoro che si rischia di perdere e per le altre conseguenze che l’attuale crisi comporta Porta con sé”.

Carissimi, dobbiamo sentirci tutti responsabili per poter uscire quanto prima da questa dolorosa epidemia. In primis l’Europa che si trova di fronte ad una sfida epocale. Non è più il tempo di egoismi e di rivalità, ma di solidarietà; è necessario che tutti i paesi dell’unione camminino insieme nella solidarietà e nell’aiuto delle realtà più fragili e più deboli. Il governo, con le necessarie precauzioni, deve favorire la ripresa con l’apertura delle realtà lavorative più colpite dalla crisi (penso ai commercianti ASCOM-Confcommercio, al mondo della vendita diretta, al comparto del turismo, ai tantissimi lavoratori e lavoratrici autonomi, oltra a tante altre imprese). Ma anche ciascuno di noi deve fare la propria parte, rispettando seriamente le regole che sono indicate per il contenimento del contagio e anche sviluppando una solidarietà verso chi è più debole. Se tutti facciamo la nostra parte, riusciremo non solo a vincere il virus ma metteremo le basi per una nuova società, per una nuova umanità, recuperando il valore centrale dell’essere creature. In questi anni, spesso ci siamo sentiti onnipotenti, con il mondo ai nostri piedi e simili agli dei. Spesso papa Benedetto ci ha ricordava che l’umanità di oggi vive come se Dio non ci fosse. Abbiamo fatto tutto di tutto per sfruttare il mondo, per inquinarlo e deturparlo. Con questa pandemia, la natura sta recuperando quello che aveva perso: essere segno e immagine dell’amore, della grandezza e della bellezza del creatore. Anche noi, se ci sentiremo creature, saremo capaci di rispettarci, di volerci bene e di percepire la presenza di Dio Padre che ci ama e che vuole il nostro bene.

 

Buona festa del lavoro a tutti e a tutte.

+ Giuseppe Pellegrini vescovo

Pordenone
01/05/2020
33170 Pordenone, Friuli Venezia Giulia Italia