II Domenica di Pasqua o della Divina Misericordia

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Omelia II Domenica di Pasqua o della Divina Misericordia

Santuario Madonna di Rosa, S. Vito al T. 19 aprile 2020

 

In questa seconda domenica di Pasqua, domenica in Albis, celebriamo la festa della Divina Misericordia, istituita da papa Giovanni Paolo II nell’anno 2000. Nella preghiera iniziale, abbiamo chiesto al Signore che, nella sua grande Misericordia, aumenti in noi la fede Pasquale, per ricevere il frutto della vita nuova donataci dal Risorto. La liturgia della parola ci svela il cammino della misericordia, come dono di Dio e del suo figlio Gesù, capace di suscitare in noi un nuovo rapporto di amore e di solidarietà verso tutti. La sera di Pasqua i discepoli si trovano nel cenacolo, a porte chiuse, pieni di paura e privi di speranza. Apparendo a loro, Gesù risorto dice: “Pace a voi!” (Giovanni 20,19). Non è un semplice saluto o un augurio, né solo una promessa; ma è il dono più grande, frutto dell’amore che lo ha portato a morire sulla croce. È la pace della Pasqua, dell’amore e della misericordia di Dio, della riconciliazione degli uomini con Dio e tra di loro. E alla parola, Gesù aggiunge anche un gesto capace di infondere sicurezza e speranza, mostrando loro i segni della sua passione e del suo amore: “Detto questo mostrò loro le mani e il costato” (20,20). Papa san Giovanni Paolo II, nell’omelia della canonizzazione di suor Faustina Kowalska, aveva precisato che con questo gesto, soprattutto nella ferita del cuore, Gesù fa scaturisce la grande misericordia che si riversa sull’umanità. Da quel cuore, suor Faustina, vedrà partire due fasci di luce che illuminano il mondo. I due raggi rappresentano il sangue e l’acqua. Il sangue evoca il sacrificio della Croce e il dono dell’Eucaristia, mentre l’acqua ricorda il battesimo e il dono dello Spirito Santo.

I discepoli gioirono nel vedere il Signore risorto. Ma non tutti. Tommaso non era con loro. Una crisi che lo ha portato a non credere nelle parole e alla gioia degli amici, ma perfino a dubitare delle parole e dei gesti di Gesù. “Se non vedo … io non credo” (20,25). Ringraziamo Tommaso perché non si è accontentato di sentire dire dagli altri che Gesù era vivo, ma ha voluto vedere e toccare con mano i segni della Passione, i segni del suo amore. Che stano! La risurrezione non ha eliminato le piaghe della passione, non ha chiuso i fori dei chiodi e la ferita del costato, perché sono segni perenni, segni del grande amore di Gesù per noi, segni che ci ricordano che se vogliamo, anche oggi, incontrare Gesù, possiamo farlo toccando la carne soffrente di Cristo, presente nelle tante sofferenze dell’umanità. Solo così potremo accogliere il dono della fede. Credere è riconoscere che Gesù è vivo, che è il mio Signore e che posso incontrarlo nei segni del suo amore misericordioso. È l’ultima beatitudine che Gesù ci ha lasciato, prima di salire al cielo: “Beati quelli che non hanno visto e hanno creduto” (20,29).

Questa scena evangelica ci è di aiuto per comprendere e vivere il nostro tempo. Ci troviamo ancora chiusi in casa, tristi e paurosi per l’epidemia che sta colpendo l’umanità intera, inquieti per il presente e per il prossimo futuro, addolorati per le persone morte e per i tanti ammalati, preoccupati per la tenuta sociale. Gesù bussa alla porta del nostro cuore e delle nostre case, ci offre la sua pace, riversando sull’umanità il suo amore misericordioso. Disse Gesù a suor Faustina: “L’umanità non troverà pace, finché non si rivolgerà con fiducia alla divina misericordia”. E san Giovanni Paolo II ci ricordava che la luce della divina misericordia illuminerà il cammino dell’umanità nel terzo millennio. Con questa pandemia, possiamo dire di essere entrati nel terzo millennio. Tante certezze accumulate fino ad ora, sono messe in discussione. ‘Andrà tutto bene’, se saremo capaci di imparare da questa prova, che il mondo deve cambiare. Non si può più vivere dimenticandoci degli altri e dei più deboli, delle distribuzione diseguale dei beni, dello sfruttamento sconsiderato delle risorse del pianeta, del pensare che siamo onnipotenti e che non abbiamo bisogno di Dio. Supplichiamo il Signore perché l’umanità si lasci raggiungere e pervadere dallo Spirito Santo, dono del risorto, e trovi opportunità nuove, come abbiamo visto accadere in questi giorni, per seminare carità, rispetto, solidarietà, fiducia e fede nell’amore e nella misericordia del Signore.

La presenza e i segni del risorto, provocano nei discepoli un cambiamento, un passaggio dalla paura alla gioia, dalle tenebre alla luce, facendo sentire la tenerezza e la misericordia del Padre. Gesù risorto appare ai discepoli riuniti, la domenica di Pasqua e otto giorni dopo, per ricordarci che è possibile, da ora in poi, incontrarlo nella comunità che si riunisce per celebrare l’Eucaristia domenicale. E’ importante e necessario, per il cristiano, radunarsi insieme la domenica per celebrare la santa Messa. L’eucaristia non è una serie di gesti e riti ripetuti, talvolta stancamente, ma una reale opportunità per accogliere lo Spirito, per condividere l’amore e la fraternità, per fare memoria del gesto di amore di Gesù che si dona, chiedendoci di fare altrettanto. So che molti di voi siete tristi, perché impossibilitati a partecipare alla Santa Messa domenicale, ai sacramenti e alla fraternità e vicinanza della comunità. E’ vero che il Signore è presente nella sua Parola e dove alcuni sono riuniti nel suo nome! Ma è altrettanto vero, come ci ricordavano i martiri di Abitene che sine dominico, vivere non possumus! La fede ci è stata donata nella Chiesa ed è nella comunità cristiana riunita in assemblea che trova il suo sostegno e il suo alimento. Vi invito, carissimi tutti, a pregare, a supplicare il Sacro Cuore di Gesù, che oggi veneriamo in modo del tutto particolare in questo santuario, perché faccia sentire il flusso e la forza di salvezza e di amore che scaturiscono dal cuore trafitto, ai nostri governanti e perché, nel rispetto delle limitazioni necessarie per difenderci dal virus e per non diffonderlo, offrano ai cristiani la possibilità di vivere il giorno del Signore, radunandosi nelle Chiese per la celebrazione dell’Eucaristia. Non è una concessione che chiediamo, ma un diritto dei cristiani che, anche nelle persecuzioni della storia, hanno sempre desiderato e cercato di viverlo. Sarà una grazia e una forza per tutti.

 

+ Giuseppe Pellegrini vescovo

San Vito al Tagliamento
19/04/2020
33078 San Vito al Tagliamento, Friuli Venezia Giulia Italia