Lettera ai sacerdoti e diaconi per il Giovedì Santo

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Lettera ai sacerdoti e diaconi per il Giovedì Santo

Pordenone, 9 aprile 2020

 

Carissimi confratelli presbiteri, diaconi e religiosi sacerdoti, che condividete con me la cura e il servizio pastorale della Chiesa di Concordia-Pordenone, un saluto cordiale ed affettuoso. Surreale non poter celebrare tutti insieme la Messa del Crisma e rinnovare pubblicamente le promesse fatte il giorno dell’Ordinazione.

Vivendo da più di un mese chiuso in casa come voi, nell’impossibilità di svolgere la normale attività pastorale, di esprimere la prossimità e la vicinanza alle persone e di incontrarci insieme come presbiterio, sento il desiderio di comunicare con voi e di condividere le fatiche di questo tempo difficile, ma sempre tempo di Dio, che rivela e manifesta il suo amore. Non è facile parlare di sé e confidare il proprio stato d’animo, ma fa bene e dà conforto perché permette di raggiungere una profonda comunione spirituale. Non è stato agevole abituarmi a vivere da solo, pregare da solo, celebrare da solo, come pure vedere i progetti, le attività e gli incontri programmati, sistematicamente annullati, con un senso di vuoto e di inutilità. Mi ha dato consolazione e serenità l’immagine di Mosè che sul monte, con le braccia alzate, pregava per il popolo (cfr. Esodo 17,11). Le celebrazioni che facciamo senza il popolo, non sono inutili. Non si celebra mai da soli, ‘siamo contenuti dalla Chiesa e conteniamo tutta la Chiesa’, perché la preghiera di intercessione è per tutto il popolo, in particolare per le persone che conosciamo, quelle che soffrono e muoiono.

Un virus, invisibile e letale, sta trasfigurando la vostra quotidianità, minando le sicurezze, stravolgendo le relazioni e svelando le fragilità personali e quelle del sistema sociale e politico. In questi giorni di forzata inattività pastorale, costretti a non incontrare la gente, a non celebrare con il popolo, a non far catechismo, a non aiutare le persone che desiderano crescere, a non accompagnare i defunti con il conforto delle fede, sentite quanto vi mancano le relazioni vere, fatte di ascolto, di sguardi e di strette di mano, quasi a mettere in crisi l’identità della consacrazione, perché in quanto sacerdoti siamo essenzialmente uomini dell’incontro e della relazione! Per non parlare poi della sofferenza che provate nel veder tante persone desiderose di accostarsi all’Eucaristia, alla confessione e non poterlo fare. Lo Spirito Santo, anche in questi momenti è in azione e vi aiuta a cercare potenzialità nuove, occasioni originali per essere vicini alla vostra gente e per sostenerla in questi momenti di fatica. Forse, mai come oggi, avete sperimentato la bellezza e la forza dei mezzi di comunicazione che vi danno la possibilità di entrare nelle case e nei cuori della gente. So quanto state facendo per la vostra gente, sia per quel che riguarda il cammino di fede, sia per il sostegno che date a quanti sono nella difficoltà e nel disagio. Sento dal profondo del cuore di esprimere a tutti voi un grazie sincero, per la passione e la dedizione nell’essere vicini e nel sostenere le comunità, vicini in particolare a quanti soffrono e sono nel bisogno, anche mettendoci del vostro.

Il predicatore dei ritiri di quest’anno, don Aldo, nell’ultima meditazione che ci ha inviato, ci ha suggerito qualche pensiero per nutrire la nostra vita e per non essere schiacciati sotto il peso della prova e delle fatiche di questi giorni. Come san Paolo, pur nelle angosce e nelle afflizioni, siamo invitai ad essere sempre lieti, perché il Signore è con noi e non ci abbandona (cfr. 2Corinzi 6,3-10), pienamente coinvolti con le vicende e la vita della nostra gente. Questo è il significato del ministero che il Signore ci ha donato e che abbiamo assunto liberamente. Durante l’ordinazione, abbiamo vissuto intensamente il rito della prostrazione, mentre si cantavano le litanie dei santi. Non indica solo la sproporzione tra il dono di Dio e la povertà e fragilità delle nostre possibilità, ma anche lo stile di vita che comporta l’ordinazione, ovvero essere vicini a tutte le prostrazioni dolorose che incontriamo nel ministero, chinati sui dolori e sulle sofferenze dell’umanità. Quanto è attuale l’incipit della Gaudium et Spes: “Le gioie e le speranza, le tristezze e le angosce degli uomini di oggi,

dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranza, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo”. Ci accompagni una domanda: “Quanto, in questa situazione, siamo capaci di intercettare il passaggio del Signore? Quanto ci rendiamo disponibili ad accogliere il Signore che passa, che ci provoca alla conversione del cuore e all’amore verso i fratelli?”.

Non sarà più come prima. È un ritornello che sentiamo dire spesso. Come presbiteri e diaconi, ci troviamo in mezzo al guado. Cosa fare? Tornare indietro, sui passi precedenti, non ha più senso. Andare avanti, verso un futuro incerto e imprevedibile, ci fa paura e manca il coraggio. Restare a guardare, non si può! Cosa fare? Papa Francesco ci invita a non aver paura e a guardare il futuro con speranza, perché è LUI, il Signore Gesù risorto, che porta avanti la storia del mondo e dell’umanità. Tutti abbiamo partecipato al momento straordinario di preghiera, presieduto dal papa sul sagrato di san Pietro. Riporto un passaggio del messaggio, intenso e significativo: “Il Signore ci interpella e, in mezzo alla nostra tempesta, ci invita a risvegliare e attivare la solidarietà e la speranza capaci di dare solidità, sostegno e significato a queste ore in cui tutto sembra naufragare. Il Signore si risveglia per risvegliare e ravvivare la nostra fede pasquale. Abbiamo un’ancora: nella sua croce siamo stati salvati. Abbiamo un timone: nella sua croce siamo stati riscattati. Abbiamo una speranza: nella sua croce siamo stati risanati e abbracciati affinché niente e nessuno ci separi dal suo amore redentore. In mezzo all’isolamento nel quale stiamo patendo la mancanza degli affetti e degli incontri, sperimentando la mancanza di tante cose, ascoltiamo ancora una volta l’annuncio che ci salva: è risorto e vive accanto a noi”.

Carissimi, abbiamo e avete una missione importante, che il mondo e le vostre comunità vi chiedono, per uscire da questa situazione e soprattutto per il dopo, quando ritorneremo alla normalità: essere artigiani della cura e dell’amore del Padre per ogni persona e seminatori di speranza.

° Essere parte di un mondo che non si può più controllare e governare a piacere – ce lo sta dimostrando un semplice e terribile virus – ci obbliga ad avere cura e a custodire ancora di più il dono della vita. Una cura delle ferite del corpo e dello spirito. La vita ha bisogno di cura e senza cura non c’è vita. Custodiamo il dono del creato, custodiamo la sacralità della vita, custodiamo le nostre famiglie, chi vive nella fragilità e nella povertà. Aver cura chiede anche la capacità e l’umiltà di saper ringraziare, virtù spesso dimenticata. Ringraziare il Signore per i suoi doni, perché non ci abbandona e non ci lascia soli; ringraziare le tante persone che in questo tempo si sono prodigate per la salute e il bene degli altri.

° Seminatori di speranza. San Pietro, nella sua prima lettera, ci ha invitati a rendere ragione della speranza che è in noi (cfr. 3,15). Oggi più che mai, la nostra gente ci chiede di saper infondere coraggio e di aiutarli a vincere le paure, per non soccombere sotto il peso del male e delle preoccupazioni di un futuro che non sarà facile. Siamo chiamati a regalare speranza, a partire dalla speranza più grande, quella della vita oltre la morte, fino alle speranze più piccole e quotidiane, che sostengono il nostro vivere. Una speranza che si fonda sulla certezza che Gesù è vivo e che, con il dono della sua vita per noi, ha vinto il male e la morte di tutti. Seminatori di speranza, accanto alle persone più fragili e più provate delle nostre comunità e del nostro territorio.

Il Risorto che ha riscaldato il cuore dei discepoli di Emmaus, cammina con noi. A ciascuno di voi, ai vostri cari e alle vostre comunità auguro una Santa Pasqua.

 

+ Giuseppe Pellegrini, vescovo

Pordenone
09/04/2020
33170 Pordenone, Friuli Venezia Giulia Italia