Mercoledì delle Ceneri
22 febbraio 2012
Iniziamo oggi il tempo prezioso della Quaresima, un cammino di quaranta giorni. Un tempo “forte” per diventare forti nella fede, un tempo “favorevole”, cioè di grazia, di misericordia, di amore che Dio dona a tutti. La sua mèta è la Pasqua: memoriale che rinnova la grazia della passione e della morte del Signore, per giungere alla Risurrezione. Il versetto del canto al vangelo dice così: “Oggi non indurite il vostro cuore, ma ascoltate la voce del Signore”. (Mt. 4,17) Queste poche parole delineano tutto il nostro cammino quaresimale. Non indurire il cuore, cioè non sclerotizzarlo! Sappiamo tutti come ogni sclerosi porta a paralisi. Qui in particolare si parla di paralisi del cuore che è la più grave di tutte, perché porta la morte. La sclerocardia è il nome della malattia che fa fallire l’amore, a livello di coppia, di amicizia e anche di comunità. E a volte siamo proprio noi, i cristiani più vicini al Signore, noi che partecipiamo più assiduamente alla vita della comunità cristiana che siamo i più duri di cuore, che abbiamo bisogno di conversione, perché un cristiano che ha il cuore indurito non è cristiano. Non sono pertanto i molti impegni e le molte attività che ci rendono necessariamente amanti del Signore e conoscitori del suo cuore! E’ la Sapienza, dono dello Spirito, l’ascolto assiduo della voce del Signore, la carità operosa che ci impediscono di indurire il cuore, di passare da un cuore duro e arido ad un cuore nuovo e vivo!
Entriamo in questo tempo santo, sostenuti dalla parola del profeta Gioele: “Ritornate a me con tutto il cuore, con digiuni, con pianti e lamenti. Laceratevi il cuore e non le vesti” (2,12-13). Gli fa eco San Paolo: “Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio” (Corinzi 5,20). E’il Signore il centro e la meta del nostro cammino spirituale. E’ Lui che dobbiamo riconoscere come il nostro tutto, metterlo al centro delle nostre scelte quotidiane, con lo stile di Gesù che nel vangelo ci invita ad un atteggiamento di rettitudine interiore nella relazione di intimità con il Padre. Ricuperiamo nel nostro rapporto con Dio quell’intimità che ci fa rivolgere a Lui con la preghiera che nasce dal cuore e non dalla paura o dal sospetto.
L’evangelista Matteo ci presenta le pietre miliari che orientano il nostro cammino quaresimale, i pilastri su cui poggiare saldamente la nostra fede: l’elemosina, la preghiera e il digiuno, mettendo anche in evidenzia in tutti e tre una tentazione comune, direi normale. Quando facciamo qualcosa di bene, subito nasce in noi il desiderio di essere stimati per questa buona azione, di essere ammirati: di avere cioè la ricompensa, una ricompensa falsa però perché è la gloria umana, la nostra soddisfazione, il nostro piacere. Oramai nel nostro vivere non c’è più spazio per la gratuità. E questo ci rinchiude in noi stessi, mentre contemporaneamente ci porta fuori di noi, perché viviamo proiettati verso quello che gli altri pensano di noi. Il Signore ci chiede di fare il bene perché è Bene e perché Dio è Dio e ci dà anche il modo per vivere così: vivere in rapporto col Padre. Per fare il bene noi abbiamo bisogno di vivere nell’amore di qualcuno. Se viviamo nell’amore del Padre, nel segreto, con il Padre, il bene lo faremo in modo perfetto. Il nostro atteggiamento in questa Quaresima sia dunque di vivere nel segreto, dove solo il Padre ci vede, ci ama, ci aspetta.
Certo, le cose esteriori sono importanti ma dobbiamo sempre sceglierle e vivere alla presenza di Dio. Se possiamo fare poco, facciamo nella preghiera, nella mortificazione, nella carità fraterna quel poco che possiamo fare, umilmente, sinceramente davanti a Dio; così saremo degni della ricompensa che il Signore Gesù ci ha promesso da parte del Padre suo e Padre nostro.
Il primo pilastro è l’elemosina. Vivere l’elemosina verso chi ha bisogno, significa prima di tutto effettuare in noi un cambiamento di mentalità che chiede di guardare ad ogni uomo come a fratello, anche se diverso nel colore della pelle, nella cultura e nella fede, vuol dire cercare di realizzare per loro e insieme a loro quella giustizia e quella misericordia capaci di donare dignità e rispetto alla loro esistenza. L’altro elemento necessario è la preghiera, come forza, come sostegno, come confronto, come richiesta di aiuto nel servizio di amore, come relazione personale con il Signore. L’ultimo, ma non ultimo è il digiuno, cioè la capacità di digiunare, cioè di dominare i nostri istinti, per essere vigili, attenti!
Chiniamo le nostre teste e ricevendo l’austero segno delle ceneri, diciamo a noi stessi e all’umanità tutto il nostro desiderio di vera conversione e di disponibilità piena a maturare in noi un cuore nuovo e capace di dono.
Che il cammino quaresimale che oggi cominciamo possa essere davvero un trampolino che ci porta a vivere il passaggio pasquale nella gioia vera.
+ Giuseppe Pellegrini, vescovo