Oggi è nato un salvatore!
Omelia in occasione della Santa Messa di Natale
25 dicembre 2011
Carissimi, questa santa notte, questo giorno benedetto è caratterizzato da un motivo di estrema semplicità e straordinarietà. Cosa c’è di più semplice della nascita di un bambino? Sappiamo bene però che questo bambino è il Figlio di Dio, Gesù cristo! E questo è il fatto più straordinario della storia: Dio si fa uno di noi, si fa uno come noi e per noi, nella estrema semplicità. Questo avvenimento ci irrequieta perché ha una logica ben differente da quelle che noi spesso usiamo per mantenere viva la nostra esistenza, sempre alla ricerca di cose grandi, eclatanti. Il sogno, forse nascosto di molti, è di comparire, almeno una volta in vita, sui giornali o alla televisione! Dio invece sceglie un modo paradossale per farsi conoscere: pone al centro della storia la nascita di un bambino. Anzi, Lui stesso sceglie il volto di questo bambino per comunicare con noi.
Ecco il messaggio del Vangelo natalizio: “Oggi, nella città di Davide, è nato per voi un salvatore, che è Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce” (Luca 2,11-12). “ E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi” (Giovanni 1,14). Questo bambino è il nostro salvatore, Dio venuto ad abitare in mezzo a noi. E’ debole, piange come tutti gli altri bambini, eppure quel bambino che ci sta davanti è il creatore del cielo e della terra, il Verbo che era presente durante la creazione, è colui che libera dal male e che porta a tutti gioia, pace e felicità. Il Natale è la nascita di quel bambino che viene per amare noi e tutti. Gesù nasce per amare tutti e particolarmente i più deboli e i più poveri. E’ questa la ragione della nostra gioia. Tutti dobbiamo oggi essere lieti perché Gesù è venuto per non abbandonarci mai più. A Betlemme Dio è nato come uomo ed è rimasto Dio. Non ha perso la sua divinità, anzi in questo modo ci ha rivelato la sua vera grandezza, amandoci di un amore senza limiti e senza misura. Nel credo noi professiamo: “Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo, e per opera dello Spirito Santo si è incarnato nel seno della Vergine Maria”. Gesù, nel farsi uomo, ci ha rivelato la nostra grandezza. I Padri della Chiesa spesso ci ripetono che il Figlio di Dio è nato come Figlio dell’uomo affinché i figli dell’uomo diventino Figli di Dio. Mentre l’ambiente esterno propone i soliti messaggi di tipo commerciale, le solite luci e i soliti banchetti, anche se forse in tono minore a causa della crisi economica, la liturgia ci invita a fissare le sguardo su Gesù e ad accogliere la sua presenza di consolazione, di amore e di pace.
Permettetemi una domanda: “E’ proprio vero anche oggi questo messaggio? Ne siamo convinti?”. Molti oggi affermano che Dio è lontano dall’umanità e non si cura degli uomini. Sono a dimostrarlo le grandi sofferenze e gli episodi di crudeltà, le situazioni tragiche dove l’uomo rimane vittima e schiacciato da un inesorabile destino di cattiveria, di malattia e di morte. Dov’è questo Dio, dov’è la sua attenzione e cura per l’umanità? Molti oggi parlano del silenzio di Dio! E’ proprio così oppure è l’uomo piuttosto a non volerlo vedere, a non voler dargli ascolto, a voler vivere senza di Lui, come se Dio non esistesse. Scrive papa Benedetto XVI: “C’è una forte corrente di pensiero laicista che vuole emarginare Dio dalla vita delle persone e della società, prospettando e tentando di creare un ‘paradiso’ senza di Lui” (Messaggio per la XXVI Giornata Mondiale della Gioventù 2011, 3). E se Dio parlasse ancora oggi a noi? In questa notte rischiarata dalla stella, e in questo santo giorno illuminato dal sole, la Chiesa proclama al mondo, con semplicità ma con altrettanta convinzione la sua fede: Dio, carissimi, non si è dimenticato di noi, non si è allontanato dall’umanità. Dio è ancora qui con ciascuno di noi, è vicino e cammina con noi. In modo particolare è vicino a chi è nella sofferenza e nel dubbio, a chi porta il peso dell’incertezza e della paura per un futuro che continua a essere confuso e oscuro. Sentiamo rivolte a ciascuno di noi le parole che Gesù ha rivolto ai suoi discepoli prima di salire in cielo: “Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Matteo 28,20).
“Andiamo dunque fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere” (Luca 2,15). E’ la decisione dei pastori, gli unici che a Betlemme si resero conto di quel bambino. Non è scontato infatti riconoscere la presenza del Signore, accoglierlo nel proprio cuore e fargli spazio nella nostra vita. Usciamo anche noi allora da noi stessi, dalle nostre certezze, lasciamo tutte le nostre paure e mettiamoci alla ricerca del Figlio di Dio, Gesù. Cercare Lui ci aiuta a capire la nostra vita, ci porta una ventata di speranza. Andiamo anche noi, mettiamoci in strada e senza paura dirigiamoci a Betlemme. In questo andare nella notte possiamo vedere il cammino stesso della nostra conversione, che è il desiderio di far nascere Gesù nel nostro cuore. Scriveva il poeta e mistico tedesco Silesius: “Anche se Cristo nascesse mille e diecimila volte a Betlemme, a nulla ti gioverebbe se non nascesse almeno una volta nel tuo cuore”. Abbiamo anche noi la possibilità, oggi, di incontrarci personalmente con Gesù, di fargli spazio e di accoglierlo nella nostra vita e di farlo nascere nel nostro cuore. Andiamo a Betlemme! Che ci può essere lì? Non è certo un luogo dove si può trovare di tutto, dove trovare qualche sensazione nuova, oppure mettere ancora al centro noi stessi. Se andiamo anche noi a Betlemme con l’animo lieto e libero da tante incrostazioni, da tanti pregiudizi e soprattutto libero dal nostro egoismo, saremo capaci di scoprire i criteri essenziali per comprendere lo stile di agire di Dio nella storia e in noi. Ne richiamo due: la pazienza e l’umiltà. La pazienza per entrare nel mistero nascosto nello spessore della nostra terra e l’umiltà per riconoscere che Dio può fare cose grandi con la nostra povera umanità. Ecco cos’è il Natale! E’ la conversione del cuore che ci permette di scoprire nella semplicità di questo bambino il volto stesso di Dio. Quel bambino che giace in una mangiatoia libera il mondo da ogni forma di schiavitù. E’ sceso dal cielo e si è fatto uno di noi per poterci stare vicino e dirci quanto ci ama e ci vuole bene. Lasciamoci allora toccare il cuore, sentiremo lo stesso stupore e la stessa gioia dei pastori chiamati per primi a vivere questo incredibile mistero di amore. Natale è fare esperienza di questa gioia! Sentire Dio accanto a noi, vicino a noi. Sentirlo che non ci lascia mai soli, soprattutto nei momenti di dolore e di difficoltà.
Oggi abbiamo aperto la prima pagina dei vangeli. Abbiamo riscoperto che il Vangelo è la luce che può cambiare i giorni, che può dare significato a tutta la nostra vita. Da oggi in avanti possiamo ogni giorno sfogliarne qualche pagina. Vedremo crescere in noi l’amore di Dio che ci chiama a diffonderlo nel mondo intero e aumentare la gioia di essere i suoi figli.
Questa gioia auguro a tutti voi e a tutta la nostra città nel Santo Natale del Signore Gesù.
+ Giuseppe Pellegrini