Omelia festa Presentazione del Signore e Giornata della Vita Consacrata – Pordenone, 2 febbraio 2017

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Omelia festa Presentazione del Signore e Giornata della Vita Consacrata

Pordenone, 2 febbraio 2017

 

Carissimi, abbiamo iniziato la celebrazione tenendo tra le mani un cero acceso, segno della manifestazione di Dio in Gesù Cristo, “la luce vera, che illumina ogni uomo” (Giovanni 1,9). Fissiamo lo sguardo sulla scena evangelica, Maria e Giuseppe che, introducendo nel Tempio Gesù, lo presentano a tutta l’umanità come il salvatore del mondo, la luce che illumina il cammino della storia e della vita di ogni persona. “Luce per rivelarti alle genti e gloria del tuo popolo, Israele” (Luca 2,32), così definisce Gesù il vegliardo Simeone. Il tema della luce accompagna tutta la liturgia di oggi. I ceri benedetti e portati in processione, esprimono sia la fede della Chiesa nel Signore Gesù, luce delle genti, che il nostro impegno a portare a tutti questa luce. La scelta di celebrare quest’oggi la Giornata della Vita Consacrata, manifesta la piena consapevolezza della bellezza e dell’importanza del dono che tanti uomini e donne hanno fatto al mondo e alla Chiesa, attraverso la professione dei Consigli Evangelici di povertà, castità e obbedienza, di una dedizione radicale al Regno di Dio e al servizio dei fratelli, in particolare per coloro che si trovano in situazioni di povertà materiale, sociale e spirituale.

Lasciamoci provocare dalla festa di quest’oggi e in particolare dalla Parola di Dio che ci fa vedere l’azione e la forza dello Spirito Santo che aleggia su tutta la scena della presentazione di Gesù, l’artefice dell’incontro tra Dio e l’umanità. Simeone ed Anna, infatti, vennero al tempio condotti dallo Spirito e riconoscono nel figlio di Maria, Gesù, il salvatore del mondo. È lo Spirito che porta la consolazione di Israele e muove i passi e il cuore di coloro che lo attendono.  Ecco perché la festa di quest’oggi è la festa dell’incontro di Dio con tutti noi, di un Dio che in Gesù ha assunto la nostra umanità, si fa vicino ad ognuno di noi e ci offre la salvezza. Una salvezza che, come ci ricorda la lettera agli Ebrei, passa attraverso la croce e la morte violenta di Gesù; una morte, però, capace di trasformare e vincere ogni dolore e ogni sofferenza perché è il segno di una vita donata per amore. “Proprio per essere stato messo alla prova e aver sofferto personalmente, egli è in grado di venire in aiuto a quelli che subiscono la prova” (2,18).

Cari fratelli e sorelle consacrati, siete qui per essere confermati nel vostro cammino e per rinnovare l’offerta di voi stessi a Dio e ai fratelli. Nel giorno della vostra consacrazione, avete preso tra le mani il Signore Gesù e gli avete offerto tutta la vostra vita. Avete scelto come vostro ‘tutto’ Lui e Lui solo! Vi ricordava qualche giorno fa papa Francesco: “Se la vita consacrata vuole mantenere la sua missione profetica e il suo fascino, continuando ad essere scuola di fedeltà per i vicini e per i lontani (cfr Ef 2,17), deve mantenere la freschezza e la novità della centralità di Gesù, l’attrattiva della spiritualità e la forza della missione, mostrare la bellezza della sequela di Cristo e irradiare speranza e gioia” (28/01/2917). Una scelta non facile, soprattutto nel nostro contesto sociale, immersi come siamo in una cultura del provvisorio, del consumismo e del successo, dove diventa difficile la condivisione con i poveri e la radicalità dell’amore. Scriveva Cromazio di Aquileia: “Allontani da noi il Signore tale pericolo affinché mai ci lasciamo appesantire dal sonno dell’infedeltà; ma ci conceda la sua grazia e la sua misericordia in modo che possiamo vegliare sempre nella fedeltà a Lui. Infatti la nostra fedeltà può vegliare in Cristo” (Sermone 32,4). È invece nel limite e nella debolezza che potete conformarvi di più a Cristo, anticipando così la bellezza del Regno.

Carissimi, siamo qui stasera per esprimere il nostro grazia al Signore per il dono della vita consacrata e per la vostra presenza a servizio della Chiesa di Concordia-Pordenone. Siete una fiaccola accesa che ricorda alla nostra Chiesa non tanto ciò che essa deve fare, quanto ciò che essa deve essere, prima e al di là di ogni ruolo e di ogni attività. Come Mosè sul monte, le vostre braccia sono aperte per accogliere tutta la forza e l’amore di Dio, per testimoniare che tutto viene da Lui e che è Lui il senso e il significato vero della vita. Nello stesso tempo, con le vostre braccia e il vostro cuore, servite il mondo con la testimonianza del vostro carisma e di una vita plasmata dalla logica delle Beatitudini e dell’amore gratuito e totale.

Le parole di San Giovanni Paolo II, pronunciate nella giornata della Vita Consacrata del 1997, siano per tutti voi, consacrati e consacrate, l’augurio e il grazie della nostra Chiesa: “La vita consacrata si pone nel cuore stesso della Chiesa come elemento decisivo per la sua missione, perché esprime l’intima natura della vocazione cristiana e la tensione di tutta la Chiesa-Sposa verso l’unione con l’unico sposo”.

 

                                                                       + Giuseppe Pellegrini

                                                                                   vescovo

 

Pordenone
02/02/2017
33170 Pordenone, Friuli Venezia Giulia Italia