Omelia Giornata Fraternità Sacerdotale – Pordenone, 6 giugno 2013

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Omelia Giornata Fraternità Sacerdotale 

Pordenone, 6 giugno 2013

 

Fedeltà nella debolezza

Ricordare un anniversario significativo della propria Ordinazione sacerdotale è motivo di gioia e di riconoscenza al Signore. Diciamo un grazie sincero ai nostri confratelli per tutti questi anni di prezioso servizio ministeriale, di una vita dedicata interamente alla Chiesa e ai fratelli. Diventi per tutti noi un’opportunità di ripensare al dono che il Signore ci ha fatto e di pregare per la nostra santificazione personale e di tutti coloro che ci sono stati affidati.

Spinti dai vari avvenimenti che si sono succeduti in questi ultimi mesi, penso che abbiamo avuto più di un’occasione per riflettere e meditare sulla Chiesa, sul significato profondo di quanto è accaduto, anche per la nostra vita di preti. Fiumi di parole, dette e scritte, che talvolta ci hanno anche disorientato. Idealmente desideriamo ora per un po’ sostare sul luogo del primato di Pietro a Tabga e sentire in maniera più forte e chiara la parola di Gesù: “Mi ami più di costoro?” (Giovanni 21,15). Commentandola così scrive Sant’Agostino: “E questo una, due, tre volte. Viene interrogato l’amore e dato il ministero, perché dove l’amore è più grande, la fatica è minore”. Così risulta più comprensibile la risposta di Gesù allo scriba: “Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza” (Marco 12,30). Non c’è nessuna concorrenza tra l’amare Dio e l’amare il prossimo, ma ciò non toglie che ci sia una precedenza. L’amore di Dio è la sorgente dell’amore, capace di darci la forza e la possibilità di amare tutti e di donarci instancabilmente senza condizioni. Siamo invitati pertanto ad andare a Dio senza riserve, per essere poi capaci di aprirci all’amore del prossimo. L’arte di amare s’impara amando Dio con tutto noi stessi, nonostante i nostri limiti e le nostre fragilità.

Pietro è stato invitato da Gesù non solo a prendere coscienza delle sue fragilità e debolezze, ma a partire proprio da queste, facendo riferimento al suo rinnegamento, per rispondere: “Signore, tu conosci tutto, tu sai che ti voglio bene” (Giovanni 21,17). Quando si costruisce sulla solida roccia, sulla pietra angolare, che è Gesù Cristo, non c’è nulla da temere, neanche il tradimento, perché sappiamo che Lui ci ama e ci perdona, sostenendoci e rafforzando e consolidando la fede. Pietro, nel testo della sua prima lettera, ci esorta a stringerci a Cristo “pietra viva, rifiutata dagli uomini ma scelta e preziosa davanti a Dio” (2,4), rifiutata dal mondo ma accolta e gradita a Dio. Pietro, che è e che sarà la roccia su cui è fondata la Chiesa, ci ricorda che dobbiamo esser fedeli e radicati in Cristo Gesù; Lui è la roccia viva e solida!

Meditando su questo testo, permettetemi di rileggere insieme con voi la scelta luminosa e profetica di papa Benedetto che nella fatica visibile del suo ministero, si è soffermato a contemplare il volto luminoso di Cristo che anche oggi guida e sostiene la sua Chiesa. Stupenda al riguardo l’ultima catechesi di quel mercoledì 27 febbraio 2013. “Vorrei invitare tutti a rinnovare la ferma fiducia nel Signore, ad affidarci come bambini nelle braccia di Dio, certi che quelle braccia ci sostengono sempre e sono ciò che ci permette di camminare ogni giorno, anche nella fatica. Vorrei che ognuno si sentisse amato da quel Dio che ha donato suo Figlio per noi e che ci ha mostrato il suo amore senza confini. Vorrei che ognuno sentisse la gioia di essere cristiano. In una bella preghiera da recitarsi quotidianamente al mattino si dice: «Ti adoro, mio Dio, e ti amo con tutto il cuore. Ti ringrazio di avermi creato, fatto cristiano…». Sì, siamo contenti per il dono della fede; è il bene più prezioso, che nessuno ci può togliere! Ringraziamo il Signore di questo ogni giorno, con la preghiera e con una vita cristiana coerente. Dio ci ama, ma attende che anche noi lo amiamo!”. Una bella confessione di fede che ci sostiene nel cammino quotidiano della nostra vita, quando sperimentiamo la fatica di costruire la comunità con pietre vive, viventi che sanno offrire se stessi come dono gradito al Padre.

Papa Benedetto ci ha insegnato con il suo gesto che solamente nell’umiltà e nell’affidamento al Padre, questo è possibile. Risentiamo un altro passaggio della sua ultima catechesi. “Quando, il 19 aprile di quasi otto anni fa, ho accettato di assumere il ministero petrino, ho avuto la ferma certezza che mi ha sempre accompagnato: questa certezza della vita della Chiesa dalla Parola di Dio. In quel momento, come ho già espresso più volte, le parole che sono risuonate nel mio cuore sono state: Signore, perché mi chiedi questo e che cosa mi chiedi? E’ un peso grande quello che mi poni sulle spalle, ma se Tu me lo chiedi, sulla tua parola getterò le reti, sicuro che Tu mi guiderai, anche con tutte le mie debolezze. E otto anni dopo posso dire che il Signore mi ha guidato, mi è stato vicino, ho potuto percepire quotidianamente la sua presenza. E’ stato un tratto di cammino della Chiesa che ha avuto momenti di gioia e di luce, ma anche momenti non facili; mi sono sentito come san Pietro con gli Apostoli nella barca sul lago di Galilea: il Signore ci ha donato tanti giorni di sole e di brezza leggera, giorni in cui la pesca è stata abbondante; vi sono stati anche momenti in cui le acque erano agitate ed il vento contrario, come in tutta la storia della Chiesa, e il Signore sembrava dormire. Ma ho sempre saputo che in quella barca c’è il Signore e ho sempre saputo che la barca della Chiesa non è mia, non è nostra, ma è sua. E il Signore non la lascia affondare; è Lui che la conduce, certamente anche attraverso gli uomini che ha scelto, perché così ha voluto. Questa è stata ed è una certezza, che nulla può offuscare. Ed è per questo che oggi il mio cuore è colmo di ringraziamento a Dio perché non ha fatto mai mancare a tutta la Chiesa e anche a me la sua consolazione, la sua luce, il suo amore”.

La testimonianza di papa Benedetto ci è di grande aiuto e conforto in questi momenti. Le sfide che ci stanno davanti sono tante e spesso ci sentiamo impreparati ad affrontarle. Viviamo nella debolezza, ma con la certezza e con la confidenza assoluta che la barca della Chiesa è del Signore, “è sua, non mia, non è nostra”. Termino con un pensiero di papa Francesco. Un linguaggio genuino, che entra nell’intimo del cuore della gente e anche nel nostro, perché accompagnato da gesti semplici e meravigliosi nello stesso tempo. Durante la Veglia di Pentecoste in piazza San Pietro, alla domanda sulla fragilità e fatica di credere, papa Francesco risponde: “Anche voi parlavate della fragilità della fede, come si fa per vincerla. Il nemico più grande che ha la fragilità è la paura. Ma non abbiate paura! Siamo fragili, e lo sappiamo. Ma Lui è più forte! Se tu vai con Lui, non c’è problema! Un bambino è fragilissimo – ne ho visti tanti, oggi -, ma era con il papà, con la mamma: è al sicuro! Con il Signore siamo sicuri. La fede cresce con il Signore, proprio dalla mano del Signore; questo ci fa crescere e ci rende forti. Ma se noi pensiamo di poterci arrangiare da soli… Pensiamo che cosa è successo a Pietro: “Signore, io mai ti rinnegherò!” (cfr Matteo 26,33-35); e poi ha cantato il gallo e l’aveva rinnegato per tre volte! (cfr. 69-75). Pensiamo: quando noi abbiamo troppa fiducia in noi stessi, siamo più fragili, più fragili. Sempre con il Signore! E dire con il Signore significa dire con l’Eucaristia, con la Bibbia, con la preghiera… ma anche in famiglia, anche con la mamma, anche con lei, perché lei è quella che ci porta al Signore; è la madre, è quella che sa tutto. Quindi pregare anche la Madonna e chiederle che, come mamma, mi faccia forte. Questo è quello che io penso sulla fragilità, almeno è la mia esperienza. Una cosa che mi rende forte tutti i giorni è pregare il Rosario alla Madonna. Io sento una forza tanto grande perché vado da lei e mi sento forte”.

Che il Signore dia a ciascuno di noi la gioia di vivere e sperimentare la sua forza e la sua presenza e ci renda fedeli!

 

Sia lodato Gesù Cristo!

                                                                       + Giuseppe Pellegrini

                                                                                  vescovo

Pordenone
06/06/2013
33170 Pordenone, Friuli Venezia Giulia Italia