Omelia Ordinazione Diaconale – Pordenone, 12 maggio 2013

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Omelia Ordinazione Diaconale 

Pordenone, 12 maggio 2013

 

“Poi tornarono a Gerusalemme con grande gioia!” (Luca 24,52). Anche noi oggi abbiamo il cuore pieno di gioia. Ma quale gioia ci portiamo dentro? Com’è la nostra gioia? E’ una gioia vera, sincera, capace di dare un senso profondo a tutta la vita, oppure è una semplice contentezza che nasce da motivi di un momento? La vera gioia infatti è molto di più, perché viene dal profondo; è un dono che viene da Gesù risorto e che riempie il cuore, ci fa sentire bene, sicuri che non siamo soli, perché Lui cammina con noi. I discepoli, come ci riferisce il libro degli Atti degli Apostoli, dopo la risurrezione vengono pazientemente educati da Gesù a riprendere il cammino interrotto con la sua morte e a comprendere il significato preciso della sua incarnazione pienamente manifestatosi nel mistero pasquale, quale amore il Padre ha per tutta l’umanità. Questo è il Regno di Dio! Anche noi siamo partecipi del progetto del Padre che si realizzerà nel far parte del suo Regno e che ora ci viene donato nel suo Figlio che sale in cielo. Ecco la necessità di desiderare tale compimento e di chiedere al Signore che si realizzi per ciascuno di noi. Anche noi, come i discepoli, abbiamo paura di fallire, di soffrire, di dover attendere troppo, tentati di prendere delle scorciatoie, di fare da soli! E’ comprensibile pertanto la domanda che i discepoli rivolgono a Gesù: “E’ questo il tempo nel quale ricostruirai il regno?” (Atti 1,6). Domanda che spesso anche noi facciamo, vivendo nel tempo della sua assenza e sperimentando tutte le fatiche e le difficoltà dell’essere cristiani ai nostri giorni. Quante volte cerchiamo di fondare la gioia e la felicità solo sull’effimero, sulle nostre capacità. La risposta che Gesù dà è chiara: “Riceverete la forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi, e di me sarete testimoni … fino ai confini della terra” (Atti 1,8). Ecco carissimi il fondamento della nostra gioia: accoglienza del dono dello Spirito Santo, del dono del Risorto e testimonianza di vita. Non abbiamo altra scelta.

Papa Benedetto XVI, nel donare alla Chiesa l’Anno della fede, ha invitato i credenti a riscoprire l’entusiasmo nel comunicare la fede, nel testimoniare al mondo Gesù risorto. Ciò che colpisce della prima comunità cristiana e di tante giovani chiese sparse nel mondo, è proprio la capacità di annunciare e testimoniare il Vangelo, con gioia e con entusiasmo, superando fatiche e resistenze, fino al martirio! La passione per il vangelo spinge molti cristiani a non aver paura, a superare ostacoli e difficoltà per portare nella vita di ogni giorno la speranza e l’amore del Signore Gesù. Ciascuno di noi qui presente, tutte le nostre comunità parrocchiali, siamo sollecitati oggi ad accogliere il dono dello Spirito Santo e diventare testimoni gioiosi di Gesù, senza paura. Testimoni non tanto con belle parole, con discorsi e prediche incomprensibili, con proclami, ma con la vita, con le piccole scelte di ogni giorno, con il coraggio di amare e di servire come ha fatto Gesù. Se la nostra fede è in crisi, se le nostre comunità parrocchiali sono tiepide se non fredde, se molti – soprattutto giovani – si sono allontanati e non partecipano più alle assemblee domenicali, è perché mancano i testimoni, perché noi siamo poco testimoni. Ma non i grandi eroi, non persone eccezionali che fanno cose eccezionali, ma uomini e donne, mariti e mogli, giovani e ragazzi che nella quotidianità della giornata e nella propria professione sanno annunciare la bellezza della vita nuova che Gesù ci ha donato.

Carissimo Davide, oggi stai facendo una grande scelta, oggi stai offrendo a tutti noi una bellissima testimonianza. Giovane normale, come tanti altri, dopo anni vissuti in parrocchia a nei gruppi di Aziona Cattolica, tra studio, amicizie e attività varie, sei qui, davanti alla tua famiglia che sempre ti ha sostenuto e voluto bene, davanti a tutta la Chiesa diocesana per offrirti per sempre al Signore! E’ una scelta che hai maturato e verificato nei lunghi anni di studio della teologia e della vita di seminario, sostenuto e aiutato dagli educatori e dai sacerdoti delle diverse parrocchie dove hai prestato il tuo servizio pastorale. Da questa sera, Davide entra a far parte dell’ordine sacro nel primo grado del diaconato. Certamente, soprattutto ai nostri tempi, un modo originale di vita, non sempre capito. Il Signore ti ha fatto il dono, e tu lo hai accolto liberamente e con gioia, di vivere casto e celibe per tutta la vita, rinunciando ad amare una donna e al dono del matrimonio, ma non perché hai paura o non sei capace di amare, ma proprio per amare ancora di più, per amare con cuore indiviso e con tutto te stesso, il Signore Gesù e la sua Chiesa, per servire i fratelli che la provvidenza ti farà incontrare lungo tutta la tua vita. Sai bene carissimo Davide che per vivere così è fondamentale la tua unione personale con Cristo, coltivando la vita spirituale e alimentandola ogni giorno con la preghiera personale e della Chiesa, la Liturgia delle ore, con l’ascolto della Parola di Dio e il servizio all’Eucaristia. Dall’Eucaristia pregata e adorata, vissuta e servita nasce il tuo essere Diacono, cioè servo. Servo della Parola, servo dell’Eucaristia, servo dei poveri, qualsiasi essi siano. Ti chiedo, caro Davide, di far risplendere in mezzo a noi, con il tuo stile di vita, il volto luminoso del Gesù servo, che ha fatto della sua vita un dono gratuito per tutti, Lui che non ha avuto paura di togliersi il vestito e cingersi il grembiule.

E ora mi rivolgo a voi, carissimi giovani, amici e conoscenti di Davide, e attraverso di voi a tutti i vostri amici e giovani della diocesi, con le stesse parole che Papa Francesco, domenica 21 aprile pronunciò in Piazza San Pietro. Parole che sono sopportate dalla sua testimonianza. “Siete tanti giovani oggi qui in Piazza.  Vorrei chiedervi: qualche volta avete sentito la voce del Signore che attraverso un desiderio, un’inquietudine, vi invitava a seguirlo più da vicino? L’avete sentito? Avete avuto voglia di essere apostoli di Gesù? La giovinezza bisogna metterla in gioco per i grandi ideali. Pensate questo voi? Siete d’accordo? Domanda a Gesù che cosa vuole da te e sii coraggioso! Sii coraggiosa! Domandaglielo!”. Giovani, i tempi sono maturi. E’ necessario che il mondo ritrovi speranza, fiducia e pace; è indispensabile che il Vangelo di Gesù sia più incisivo per colmare e risanare il cuore da tante paure e sofferenze. Sono necessari dei testimoni, come ci diceva papa Francesco, che sappiano dire il loro SI! Lo so che fa paura, lo so che non è facile prendere una decisione ‘per sempre’, lo so che è andare contro corrente. Ma proprio per questo fa per voi. Dalla finestra, papa Francesco ha testo l’orecchio per udire qualche si dalla piazza. Io aspetto che qualcuno di voi mi scriva per iniziare un dialogo fecondo.

Mentre contempliamo il Signore Gesù che innalzato nel cielo si allontana risplendendo e diventando più luminoso, preghiamo perché anche noi possiamo essere illuminati e possiamo gridare, come Paolo sulla via di Damasco: “Chi sei, o Signore?” (Atti 9,5).

 

Sia lodato Gesù Cristo.

 

 

                                                                       + Giuseppe Pellegrini

                                                                                  vescovo

Pordenone
12/05/2013
33170 Pordenone, Friuli Venezia Giulia Italia