Omelia Giornata per la Vita Pordenone Borgomeduna, 1 febbraio 2015

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Omelia Giornata per la Vita

Pordenone Borgomeduna, 1 febbraio 2015

Solidali per la vita

 

Celebriamo la 37ma Giornata per la Vita, tutti riuniti insieme: ragazzi e giovani, famiglie e comunità cristiane, movimento per la vita, centri aiuto vita e Casa madre della vita, coordinati dall’Ufficio diocesano di Pastorale familiare. Siamo tutti desiderosi e disponibili di accogliere dal Signore quelle parole di liberazione che ci danno la forza di vivere bene e di superare le varie fatiche e difficoltà della vita.

San Paolo, nella conclusione della seconda lettura, ci ha ricordato con parole dolci e significative “questo lo dico per il vostro bene, non per mettervi un laccio” (1 Corinzi 7,35). La parola che il Signore ci dona non è una corda che ci lega e ci impedisce di vivere una bella esistenza ma è una opportunità che ci fa recuperare la nostra vera identità e la nostra umanità.E’ bello e significativo che il primo episodio, il primo intervento di Gesù, secondo l’evangelista Marco, sia un intervento di liberazione, per ricreare nell’uomo posseduto dal demonio le condizioni per un autentico e vero ascolto della parola del Signore. Gesù entra nella storia di ciascuno di noi donandoci dignità e liberandoci da tutto ciò che ci è di ostacolo per entrare in dialogo sincero con Lui e tra di noi. Gesù, liberando il posseduto dal maligno, gli ridona la vita piena, permettendogli di accogliere tutte le opportunità che la vita può offrire. Anche se questo non è facile. Infatti, l’indemoniato pone a Gesù una domanda: “Che vuoi da noi, Gesù nazareno?” (Marco 1,24). Se noi siamo qui oggi, è perché tutti, più o meno, abbiamo fatto una scelta per Gesù, perché abbiamo compreso che Lui è una risposta al nostro desiderio di una vita vissuta in pienezza. Però capita anche a noi che la quotidianità dell’esistenza e le preoccupazioni, spesso anche accompagnate da qualche illusione, tentazione e miraggi, ci allontanino dal Signore. Ecco perché è necessario che ogni tanto anche noi ci poniamo una delle domande centrali per la nostra vita: Gesù, cosa centra con la mia vita? Cosa centra con il mio agire, la mia professione, la mia famiglia, le mie relazione tra marito/moglie e i figli? Un punto è chiaro per tutti: non si può rimanere indifferenti di fronte a questa domanda. E la risposta che Gesù dà all’indemoniato è significativa non solo per lui, ma anche per noi. Gesùi, infatti, guarisce le sue ferite e le su paure ridonandogli e restituendogli la vita vera. Gesù è vicino a tutti, preferendo in particolare i più poveri e deboli.

Ecco perché, la Chiesa italiana, celebrando la 37ma Giornata per la Vita, ci invita ad essere solidali con e per la vita, dimostrando – come ci ricorda spesso papa Francesco – un rinnovato riconoscimento della persona umana e una cura più adeguata della vita, dal suo concepimento al suo naturale termine. Viene subito da pensare ai bambini mai nati perché stroncati dall’aborto, agli anziani e malati terminali, alle categorie più deboli, come gli immigrati. Nel messaggio di quest’anno, vorrei evidenziare due parole significative e centrali, che suonano intense e chiare: ‘solidale’ e ‘tenerezza’.

Sappiamo tutti che la solidarietà è l’asse portante di una comunità ecclesiale e anche civile, visto che è presente anche nella nostra carta costituzionale. Ecco perché fa ancora più male vedere come essa sia tradita, purtroppo anche da alcuneistituzioni, di fronte alla vita dei più deboli, fragili, dei poveri e degli esclusi, di coloro che sono ‘scartati’ da una società del benessere, che considera solo chi ha e che produce. L’aiuto alla vita non è solo ad una idea che si ha della vita, come purtroppo capita spesso, ma alle persone viventi, degne di attenzione e di amore, proprio perché persone. Sembra che, anche nella nostra cultura italiana, si sia spostata l’asse valoriale. Attenti e rispettosi al problema della vita, ma di quale vita e di chi?

La seconda parola è ‘tenerezza’. Quante volte papa Francesco l’ha pronunciata! Nel messaggio dei vescovi si parla della “forza rivoluzionaria della tenerezza”. Se è rivoluzionaria significa che può accendere il cuore delle persone facendole diventare capaci di compassione e attenzione verso chi soffre, chi sta male, chi è debole e indifeso. In una società come la nostra, che è più attenta ai consumi e a quello che si produce che non alle persone, in questa società che spesso soffoca la vita, il segno che fa rifiorire e sbocciare la tenerezza è proprio l’accendersi di una nuova vita. Un bambino che nasce è segno che Dio ci ama ancora, che non si è stancato di noi e dell’umanità. E’ dalla luce e dal calore di una nascita che la tenerezza si dilata e si fa accoglienza e amore.

Una nuova vita che nasce è il miracolo stesso della speranza. L’abbiamo tutti sperimentato in questi giorni appena trascorsi del Natale, oppure quando viene al mondo una nuova vita o quando abbiamo accolto una persona, un migrante o un povero barbone. Ecco perché il documento dei vescovi ci invita ad un nuovo stile di umanità. “La fantasia dell’amore può farci uscire da questo vicolo cieco inaugurando un nuovo umanesimo”. Invito tutte le comunità parrocchiali, le realtà associative e tutti gli uomini e donne di buona volontà a non aver paura di mettere in moto questa ‘fantasia dell’amore’ attuando concretamente, come ci suggerisce il messaggio, forme nuove e creative di generosità, quali una famiglia che adotta una famiglia che sta aspettando un bambino e non ha i mezzi economici di sussistenza, oppure chiedere che lo stato facili i percorsi di adozione o di affido che sono eccessivamente carichi di difficoltà. Piccoli gesti ma carichi di amore e di speranza per tutta l’umanità.

Affidiamo queste idee e i propositi alla forza e all’azione dello Spirito Santo, presente e sempre vivo nella sua Chiesa.

 

 

                                                                                              + Giuseppe Pellegrini

                                                                                                          vescovo

Borgomeduna
01/02/2015
33170 Pordenone, Friuli Venezia Giulia Italia