Omelia messa per la Giornata mondiale della Vita Consacrata Pordenone 2 febbraio 2015

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Omelia messa per la Giornata mondiale della Vita Consacrata

Pordenone 2 febbraio 2015

 

Le parole iniziali dell’Evangelii Gaudium di papa Francesco riassumono molto bene il significato della celebrazione e della festa di quest’oggi: “La gioia del vangelo riempie il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù … Con Gesù Cristo sempre nasce e rinasce la gioia”. La festa della Presentazione al tempio di Gesù è chiamata anche la festa dell’incontro e della luce che riempiono il cuore di gioia in coloro che si lasciano raggiungere da Gesù e dal suo amore. La liturgia iniziale della benedizione dei ceri ci ha ricordato che, con il gesto della presentazione, Gesù veniva incontro al suo popolo che l’attendeva nella fede. Da qui l’invito ad andare anche noi, con le lampade accese, che sono il segno della nostra disponibilità e della nostra fede, incontro al Signore che viene in mezzo a noi.

Il profeta Malachia, ricordandoci che “subito entrerà nel suo tempio il Signore che voi cercate” (3,1), ci invita alla conversione, a purificare il nostro cuore per accogliere e incontrare il Signore. Il Vangelo, con il suo procedere narrativo, ci fa vedere come, nella semplicità degli eventi umani – un anziano che prende tra le braccia un bambino – si realizza la storia di Dio, di un Dio che entra nella vicenda umana. Dio si è fatto piccolo, un bambino di pochi giorni, rendendo grande tutta la realtà. Simeone intuisce il momento, intuisce che lì non c’è un semplice bambino, ma che è presente l’amore di Dio che si è chinato sull’umanità per salvarla. “I miei occhi hanno visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli” (2,30). Simeone ha desiderato per una vita vedere laluce; e Dio ha acceso questa luce, Gesù Cristo, che ha illuminato e che illumina tutta l’umanità. A noi, accoglierla e portarla a tutti quelli che vivono ancora immersi nelle tenebre e sono alla ricerca di un senso e di un significato da dare alla loro vita.

Da qui l’invito a percorrere anche noi la strada che Maria e Giuseppe hanno percorso, a salire al tempio per offrire Gesù al Padre e così offrilo per la salvezza del mondo e dell’umanità. Sappiamo però che ogni offerta richiede sempre una rinuncia. Infatti, è proprio da questo gesto di Maria e Giuseppe che inizia il lungo cammino che porterà Gesù a donare la sua vita per noi sulla croce. Le parole che Simeone dice alla madre: “Anche a te una spada trafiggerà l’anima” (2,35) sono il segno per Maria e Giuseppe, ma anche per ciascuno di noi, che il cammino intrapreso è un cammino di dono, di amore gratuito che si offre per il bene degli altri.

Portate l’abbraccio di Dio”, è il tema di questa 19ma Giornata mondiale della Vita Consacrata. Carissimi consacrati, l’incontro con il Signore che ha caratterizzato e caratterizza anche oggi la vostra scelta e decisione di donarvi totalmente e per sempre al Signore, è fonte di gioia. Una gioia che nasce anche dal donare quotidianamente voi stessi per il servizio e il bene dei fratelli e delle sorelle più soffrenti.

Rallegratevi – hanno scritto i vescovi italiani nel messaggio che vi hanno inviato – per la presenza delle consacrate e dei consacrati nelle nostre comunità. Facciamo festa con loro, ringraziando per una storia ricca di fede e di umanità esemplari e per la passione che mostrano anche oggi nel seguire Gesù Cristo, povero, casto e umile”.

Tutti noi siamo chiamati a rispondere con una vita che si fa dono, offerta di sé. Ma a voi, carissime religiose e religiosi, consacrati e consacrate secolari, a voi monache di clausura, a voi vergini consacrate e a tutte le nuove forme di vita consacrata, è chiesto qualcosa di più, perché vi è stato offerto molto di più. Grazie alla chiamata alla vita consacrata avete ricevuto il dono della verginità, cioè di appartenere esclusivamente al Signore, “spirito, anima, e corpo”; di potervi staccare dai beni e dalle sicurezze terrene; di poter fare della volontà di Dio il cibo quotidiano. A voi è stato offerto il dono del “centuplo” in case fratelli, sorelle, madre, figli e campi. A voi è offerto il dono della preghiera contemplativa, della vita comune, del servizio ai piccoli e ai poveri, dell’impegno a rinnovare tutti gli ambienti di vita con il lievito evangelico per una società più giusta e amica dell’uomo, del coraggio di annunciare ai pagani e ai lontani la Parola di vita. In contraccambio per tutto ciò, vi è chiesto di offrire voi stessi e voi stesse con cuore riconoscente alla missione cui siete chiamati, per offrirvi, alla fine, a Dio stesso. Totalmente consacrati a Dio e, di conseguenza, totalmente consegnati nelle mani dei fratelli.

A questi doni tutti noi, popolo di Dio in cammino nella storia di oggi, dobbiamo dare spazio, accoglienza. Nelle nostre comunità parrocchiali, nella vita della nostra Chiesa locale diocesana, c’è attesa e bisogno di doni particolari che rafforzino e rinnovino l’impegno della diffusione del Vangelo, dell’educazione cristiana, della carità verso i poveri, i malati e gli anziani, della preghiera contemplativa; l’impegno della formazione umana e spirituale dei giovani e delle coppie giovani, delle famiglie con figli, delle missioni; l’impegno nella società per la giustizia e la pace. Ne abbiamo bisogno e ci dispiace che le vocazioni in questi anni nella nostra Diocesi siano diminuite, e che qualche comunità religiosa abbia cessato il suo servizio tra noi. Per questo ci vogliamo impegnare oggi a pregare per tutte le vocazioni, ma con una attenzione particolare per le vocazioni di speciale consacrazione. Alle nostre comunità e ai nostri parroci chiediamo nello stesso tempo di valorizzare con gratitudine tutte le presenze di vita consacrata, di approfondire la conoscenza del loro carisma e della loro spiritualità, di collaborare insieme nella pastorale quotidiana, nel rispetto dei doni specifici.

Concludo facendo mia le parole dei vescovi:

Per vocazione e missione i consacrati sono chiamati a frequentare ‘le periferie’ e le ‘frontiere’ dell’esistenza, dove si consumano i drammi di un’umanità smarrita e ferita. Sono proprio le persone consacrate, spesso, il volto di una Chiesa capace di prendersi cura e ridonare dignità a esistenze sfruttate e ammutolite, a relazioni congelate e spezzate, perché la persona sia rimessa al posto d’onore riservatole da Cristo. L’opera di tante persone consacrate diventi sempre più il segno dell’abbraccio di Dio all’umanità”.

 

 

                                                                                              + Giuseppe Pellegrini

                                                                                                          vescovo

 

 

 

 

Pordenone
02/02/2015
33170 Pordenone, Friuli Venezia Giulia Italia