Omelia ingresso Concattedrale di Pordenone
10 aprile 2011
Carissimi tutti,
siamo giunti al momento del nostro incontro atteso da voi e tanto desiderato da me.
Con animo ricolmo di gratitudine rendo grazie al Signore per il dono che mi ha fatto e al Santo Padre Benedetto XVI, che ci accingiamo ad accogliere nella nostra terra tra un mese. Sento tutta la responsabilità che mi è stata affidata e vivo con trepidazione l’inizio del ministero episcopale tra voi. L’accoglienza che mi avete riservato e le fervide preghiere elevate al Signore mi danno tanta forza, pace e serenità.
Accolgo tutti con tanta gioia nel cuore. La pace che vi ho augurato all’inizio della celebrazione, pace vera che solo il Signore ci può offrire, accompagni ora e sempre il cammino della nostra Chiesa di Concordia-Pordenone. Saluto con particolare affetto tutti voi, carissimi presbiteri, diaconi, religiosi e religiose, seminaristi e fedeli laici delle comunità parrocchiali o associati in vari modi. Sono qui con noi, e li sentiamo vicinissimi, i numerosi missionari (preti diocesani, religiosi e religiose e laici) che partiti dalle nostre terre portano il vangelo di Gesù in tutto il mondo.
Un saluto affettuoso al cardinal Patriarca Angelo Scola. La sua pronta accoglienza e il suo paterno incoraggiamento mi sono di stimolo e conforto. Saluto pure gli altri arcivescovi e vescovi della Conferenza Episcopale del Nord-Est. Assicuro a tutti la mia fattiva collaborazione. Sento particolarmente la vicinanza dei vescovi della regione Friuli Venezia Giulia. Saluto con commozione i sacerdoti e gli amici provenienti dalla diocesi di Verona, accompagnati dal nuovo vicario generale mons. Mario Masina e della Conferenza Episcopale Italiana accompagnati dall’economo e amico Mons. Fasani Giampietro. Sono presenti altri amici incontrati nei luoghi dove ho esercitato il ministero sacerdotale. Saluto pure i miei parenti e amici accompagnati dal parroco di Monteforte, mia parrocchia di origine, don Alessandro Bonetti.
A tutte le autorità civili e militari della regione, della provincia e del comune, avrò modo di rivolgere al termine della celebrazione un saluto particolare.
In un momento così rilevante per la nostra Chiesa, esprimo la vicinanza alle altre Chiese e comunità cristiane presenti in diocesi. Così pure esprimo solidarietà a tutti gli uomini e le donne di buona volontà appartenenti ad altre fedi presenti sul territorio, in cerca di lavoro e di futuro.
Il mio cuore è ora colmo di affetto e gratitudine per il Vescovo Ovidio. Vi ha saggiamente guidato per 11 anni con cuore di padre, sempre attento e vicino a tutti, in particolare ai più poveri, accompagnando il vostro cammino e sostenendo la vostra fede. A lui va tutta la mia stima. So che posso contare ancora sul suo consiglio e sulla sua disponibilità al servizio pastorale che, risiedendo in diocesi, continuerà a offrire a vantaggio mio e di tutti.
Siamo in cammino verso la Pasqua. Ci lasciamo condurre dalla Parola di Dio della V domenica di Quaresima per consolidare la nostra fede e l’incontro attuale con il Signore Gesù, in vista di una sequela più viva e incisiva e per una testimonianza radicale del Vangelo. Papa Benedetto XVI, nel messaggio per la Quaresima, ci ricorda che in questa domenica siamo messi di fronte al mistero ultimo della nostra esistenza. Gesù proclama anche oggi, con forza: “Io sono la risurrezione e la vita… Credi questo?” (Gv 11,25-26). Ne siamo profondamente convinti? Crediamo veramente che anche per noi, oggi, adesso, ci viene offerta una vita piena che non si lascia incatenare dalla morte? La fede nella risurrezione dai morti è il fondamento della speranza cristiana. Ma mentre Marta spera solo che le cose andranno meglio in futuro, la speranza di Maria è fondata sulla fiducia, sulla fede che i segni di una novità di vita sono già in atto. Lazzaro diventa così il segno più eloquente della speranza cristiana!
Dio ci ha creati per la vita, per vivere ora da risorti con lui. Ecco l’annuncio che noi credenti siamo chiamati a portare al mondo intero, in tutte le dimensioni del vivere umano. Nessun ambito della vita dell’uomo, personale, sociale, politico ed economico ne deve rimanere escluso. Privo della luce della fede – prosegue Papa Benedetto – l’universo intero finisce rinchiuso dentro un sepolcro senza futuro, senza speranza. Siamo invitati tutti a fare un salto, un passaggio dalla disperazione alla speranza, fidandoci dell’unico che ci offre la speranza vera, senza illusioni: Gesù Cristo! La speranza è un dono, una grazia che Dio fa a coloro che credono e che si fidano di Lui. È la speranza che Dio, per bocca del profeta Ezechiele, infonde al popolo in esilio, donando lo Spirito.
Acquista così più senso, all’interno della Parola di Dio che ci è stata donata in questa celebrazione, il compito principale che la Chiesa affida al Vescovo. Nell’Esortazione Apostolica post Sinodale del 2003 Pastores Gregis, Giovanni Paolo II nel delineare la figura e i compiti del Vescovo all’inizio del nuovo millennio, dice: “A lui, in particolare, spetta il compito di essere profeta, testimone e servo della speranza. Egli ha il dovere di infondere fiducia e di proclamare di fonte a chiunque le ragioni della speranza cristiana (cfr. 1 Pt 3,15)… soprattutto dove più forte è la pressione di una cultura immanentistica, che emargina ogni apertura verso la trascendenza. Soltanto con la luce e la consolazione che provengono dal Vangelo un Vescovo riesce a tener viva la propria speranza e ad alimentarla in quanti sono affidati alle sua premura di pastore” (n. 3).
Quante domande di speranza oggi incontriamo! Come Vescovo e come Chiesa tutta, siamo chiamati a essere portatori di senso, di significati di vita, di speranza autentica. Quante paure l’uomo e la donna di oggi si portano dentro. Quante domande e attese attendono una risposta da noi! Anche le istituzioni sociali e politiche domandano alla Chiesa di oggi di saper infondere speranza e fiducia, nel rispetto delle singole competenze e funzioni, convinti che tutti lavoriamo per il bene della comunità.
- La crisi sociale ed economica sta investendo il nostro territorio. È crisi di lavoro e di occupazione, con effetti drammatici in particolare sulla famiglia. Ma non solo. È anche crisi di valori, di orizzonti e scelte di vita forvianti. Abitiamo in un bel territorio, con persone che sanno lavorare sodo, dove però le difficoltà non sono ancora finite e il futuro è incerto, sia nel campo dell’industria, dell’artigianato e del mondo agricolo.
- Speranza cristiana che abbiamo il compito di testimoniare e proclamare alle tante persone presenti sul territorio che provengono da altri paesi. Siamo chiamati a essere per tutti loro segni di speranza mettendo in atto l’accoglienza e la solidarietà cristiana che ci contraddistinguono, sempre nel rispetto delle leggi e di una sana integrazione.
- Speranza che in particolare siamo chiamati a portare ai carissimi giovani! Siete i più vulnerabili, i più fragili, ma anche a noi i più cari! A tutti indistintamente, presenti e no, affermo con forza: solo l’incontro con Cristo può dischiudervi orizzonti nuovi di speranza, aprendovi con più serenità al futuro. Solo Cristo, carissimi, solo l’incontro personale e comunitario con Lui, può saziare quella sete di senso e di significato che vi portate dentro. Con Giovanni Paolo II, vi dico: Non abbiate paura! Non abbiate paura! Gesù non vi deluderà mai. Abbiate il coraggio di fare scelte radicali, forti. La vita è da vivere alla grande, fino in fondo. Solo una vita donata per amore porta alla felicità. Non abbiate paura di fare scelte coraggiose, mettendovi alla sua sequela e, se il Signore vi chiama, di consacrare tutta la vita per l’annuncio del vangelo!
È anche il significato che desidero dare al mio servizio episcopale tra di voi, – come ho detto questa mattina nella Cattedrale di Concordia – scegliendo come motto del ministero episcopale il comando che Gesù ha dato ai discepoli, dopo la risurrezione: “Euntes Evangelium praedicate – andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura” (Marco 16,15). È questo il programma che voglio darmi per questi anni di ministero in mezzo a voi: annunciare con fedeltà, coraggio e passione il Vangelo di Gesù; portare il suo messaggio di salvezza e di liberazione a ogni persona e in ogni situazione, far sentire la vicinanza della Chiesa a tutti, in particolare a coloro che stanno vivendo situazioni di povertà, di precarietà siano esse personali, morali e sociali.
Non è ora il momento di programmi e piani pastorali! Desidero inserirmi con gradualità, mettendomi in ascolto della grande tradizione della vostra Chiesa che da oggi posso dire nostra Chiesa di Concordia-Pordenone. Quando si inizia un nuovo cammino, è saggio e prudente seguire le tracce lasciate da quanti ci hanno preceduto. L’esperienza cristiana è poi un continuo cammino alla sequela di Gesù Cristo, maestro itinerante che sapeva ascoltare per poi donare a tutti la Parola di Dio.
So di trovare in Concordia-Pordenone una Chiesa viva, ricca non solo di storia ma di presenze vivaci, istituzioni operose e molteplici iniziative. Tutte le accolgo e benedico, con il desiderio che ciascuna metta a servizio di tutti e dell’unità i doni ricevuti. Mi dispongo a servire tutti per amore! Cercherò, come mi è stato chiesto, di stare anche in modo semplice e informale tra la gente, passandovi accanto negli ambienti di vita.
Vi chiedo di pregare per me, perché possa esercitare fino in fondo la missione che il Signore Gesù e la Chiesa mi hanno affidato. Pregate perché io possa essere sempre discepolo del Signore, che rimanga sempre legato profondamente a Lui, che sia un innamorato di Lui. Perché solo così, potrò essere suo testimone e guidare il gregge che Lui mi ha affidato. Solamente la mia sincera, forte e solida relazione con Lui, sarà la garanzia del mio vero e totale amore per voi!
Che il Signore Gesù, Lui solo sia il mio unico tesoro!
+ Giuseppe Pellegrini, vescovo