Omelia Inizio Anno e Giornata mondiale della Pace – Pordenone, 1 gennaio 2013

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Omelia Inizio Anno e Giornata mondiale della Pace

Pordenone, 1 gennaio 2013

 

Carissimi tutti, buon anno 2013 nel Signore! La liturgia, all’inizio di questo nuovo anno, ci propone un testo di benedizione usato dal popolo eletto e che è fatto risalire ad Aronne. “Ti benedica il Signore e ti custodisca” (Numeri 6,24). Così il nuovo anno e la vita che ci sta davanti sono illuminati non tanto da semplici parole di augurio, ma da un gesto d’amore di Dio che benedice e sorregge il nostro cammino e la nostra vita, da un sorriso di Dio che guarda soddisfatto tutta l’umanità. Uno degli aspetti centrali del progetto pastorale della nostra diocesi è quello di ripartire da Dio, di collocare sempre di più Dio al centro della nostra vita, aprendoci al dono della sua Parola e lasciandoci trasformare dalla sua grazia.  Da qui poi la necessità di purificare le nostre immagini di Dio da visioni distorte, che lo riducono funzionale alle nostre attese e necessità e di concentrarci nella contemplazione del suo vero volto. Chi cerca Dio, cerca un volto. Non si può amare una persona senza vedere il suo volto. Anche noi, con il salmista diciamo: “Il tuo volto, Signore, io cerco. Non nascondermi il tuo volto” (Salmo 27, 8-9).

Per ben due volte, nel testo della ‘benedizione di Aronne’ che ci è stato proposto, si parla del volto di Dio, un volto sorridente e accogliente, che guarda la nostra vita e si rallegra con noi perché la vede buona e bella, così come l’ha creata all’origine: “Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco era cosa molto buona” (Genesi 1,31). La benedizione che Dio ci dona all’inizio del nuovo anno e che, in parte, ci rivela il suo volto, è un invito a guardare anche noi il mondo e l’umanità, con l’occhio buono di Dio padre, che è poi il suo sguardo sorridente e accogliente. Dio non prende paura degli sbagli delle sue creature, non si stanca mai di attenderci e di accoglierci nella sua casa, anche quando noi cambiamo direzione e deviamo dai suoi precetti e da quanto ci ha indicato. Il suo sguardo libera anche i nostri giorni dalla paura e dallo smarrimento e ci aiuta a purificare le nostre false immagini che ci siamo fatti di Lui. L’incarnazione, l’assumere da parte di Dio un corpo umano, ha voluto significare che Dio stesso non poteva restare amore senza diventare volto. Così alcuni uomini lo hanno visto, ascoltato, toccato con mano (cfr 1Giovanni 1,1) nelle fattezze di Gesù di Nazareth. Come Maria, oggi è la sua festa, siamo chiamati a far crescere dentro di noi Gesù Cristo, a stupirci della sua presenza e ad agire come Lei. Il Vangelo ci ha ricordato che i pastori, dopo essersi incontrati con Gesù “se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano visto e udito” (Luca 2,20). Una delle prime forme di annuncio, di evangelizzazione sono cominciate così, portando nella vita quotidiana l’amore di Dio che nel suo Figlio Gesù raggiunge ogni persona e offre i doni più preziosi per il mondo: amore, gioia e pace!

Significativo che proprio in questo giorno la Chiesa celebri la Giornata Mondiale della Pace. Il desiderio di pace è dentro di noi, proprio perché è uno dei doni più belli e più grandi che da sempre, Dio offre all’umanità. E’ proprio a partire da questa riflessione che Papa Benedetto XVI ha scelto il tema di questa giornata: Beati gli Operatori di Pace, perché saranno chiamati figli di Dio (Matteo 5,9). Nella beatitudine s’intreccia infatti la promessa di Dio, il suo sguardo benevolo sull’umanità e su coloro che si affidano a Lui e si lasciano guidare da sentimenti di giustizia e di solidarietà verso tutti, e il desiderio che è insito in ogni cuore, la vocazione di ogni persona che aspira ad una umana più piena, più serena, felice senza guerre e ostilità. La pace è un dono di Dio e anche un desiderio e un’opera dell’umanità. Ne era ben convinto Papa Giovanni XXIII che a meno di due mesi dalla sua morte, il 13 aprile 1963 ha donato a tutti gli uomini di buona volontà l’enciclica Pacem in Terris! Papa Roncalli ci ricordava che la pace non è un sogno, non è un’utopia e che per realizzarla veramente è necessario riconoscere che essa ha il suo fondamento in Dio e che Dio l’ho donata all’umanità. Tutti, ogni uomo e donna, si devono sentire operatori di pace. E noi cristiani  siamo chiamati, proprio per vocazione, ad essere in prima linea operatori di pace e di giustizia, in tutte le sue direzioni ed ambiti possibili. Nel messaggio di quest’anno, papa Benedetto XVI richiama alcuni ambiti di impegno per la pace. Operatori di pace sono coloro che amano, difendono e promuovono la vita nella sua integralità. “Via di realizzazione del bene comune e della pace è anzitutto il rispetto per la vita umana, considerata nella molteplicità dei suoi aspetti, a cominciare dal suo concepimento, nel suo svilupparsi, e sino alla fine naturale”. Si difende la vita poi salvaguardando la dignità della persona assicurando un accesso al lavoro o del suo mantenimento, per tutti. (cfr. n. 4). E al n. 5 poi il Papa richiama un altro ambito, ricordando che per realizzare ai nostri giorni la pace, è necessario un nuovo modello di sviluppo e un nuovo sguardo sull’economia. Ciò è possibile avendo Dio come riferimento ultimo. Anche oggi la pace è sempre più minacciata: guerre infinite e spesso dimenticate, uomini e donne che non possono accedere ai beni primari quali il cibo, la salute, l’istruzione e un lavoro dignitoso e sicuro. Purtroppo, il modello di sviluppo che si è diffuso, spesso lascia in secondo piano questi valori per concentrarsi solo sul consumismo e sul profitto. Per giungere ad una cultura di pace è fondamentale e decisivo il ruolo della famiglia. Essa promuove la vita perché la genera e perché ne accompagna la crescita. E’ necessario che le istituzioni, sociali e politiche promuovano realmente e non solo a parole la centralità della famiglia, tutelando con una speciale legislazione il diritto dei genitori che desiderano avere più figli. I figli sono un dono di Dio e una potenzialità per la famiglia e la società, oltre che essere fonte di gioia e di felicità.

Carissimi, la sfida è grande e complessa, ma la posta in gioco è davvero alta: essere operatori di pace amando, promuovendo la vita e un nuovo modello di sviluppo, in un mondo solidale, al servizio di un’autentica crescita umana. Tocca a ciascuno di noi, in particolare a noi credenti, avventurarci per questa strada con libertà, amore e pazienza. Ci accompagni la benedizione di Dio, che mostra il suo volto sorridente ed accogliente.

 

Buon anno a tutti.

 

 

                                                           + Giuseppe Pellegrini

                                                                       vescovo

Pordenone
01/01/2013
33170 Pordenone, Friuli Venezia Giulia Italia