Omelia inizio anno e Giornata mondiale della Pace
Pordenone, 1 gennaio 2016
Maria “custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore” (Luca 2,19). Maria, ci ricorda l’evangelista Luca, ha saputo riconoscere tutti i segni di amore e di speranza che Dio ha donato all’umanità nel suo Figlio Gesù, custodendoli nel suo cuore per offrirli a ciascuno di noi perché possano diventare sostegno e forza nel cammino della vita. E’ la forza che nasce dal riconoscere presente anche oggi l’amore misericordioso di Dio che ci chiama ad essere suoi figli, che ci accoglie presso di Lui offrendoci il suo amore e la sua misericordia. Il tempo di Dio è un tempo di salvezza, un tempo compiuto; ma salvezza e compimento hanno un nome e un volto, Gesù Cristo. Come ci ricorda san Paolo nelle seconda lettura: “Quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio” (Galati 4,4).
Siamo all’inizio di un nuovo anno, un anno particolare, un anno che attraverso il segno dell’apertura della porta santa, ci offre l’opportunità di cambiare vita, di conversione per essere testimoni nel mondo dell’amore e della misericordia del Padre. Non si può varcare la porta santa e rimanere come prima. Ne è testimone Maria, la Madre di Dio, che oggi volgiamo venerare e pregare come Madre di misericordia. Riascoltiamo alcune parole di papa Francesco nella bolla di indizione del giubileo: “La dolcezza del suo sguardo ci accompagni in questo Anno Santo, perché tutti possiamo riscoprire la gioia della tenerezza di Dio. Nessuno come Maria ha conosciuto la profondità del mistero di Dio fatto uomo. Tutto nella sua vita è stato plasmato dalla presenza della misericordia fatta carne. La Madre del Crocifisso Risorto è entrata nel santuario della misericordia divina perché ha partecipato intimamente al mistero del suo amore” (n. 24). C’è una immagine della Madonna, rappresentata in diversi modi, che ci aiuta a comprendere ancora meglio il significato della misericordia: Maria sta in piedi, con il volto sereno e materno, spesso sorridente, indossa un ampio mantello di colore blu e con le braccia tese e allargate lo apre per accogliere e proteggere una moltitudine di fedeli che si trovano ai suoi piedi in atteggiamento di preghiera fiduciosa. Tra essi sono presenti tutte le categorie dell’umanità: uomini e donne, bambini e anziani, giovani e adulti, laici e religiosi, persone comuni e personaggi famosi. Tutti desiderosi di essere accolti, consolati e accompagnati all’incontro con il suo Figlio Gesù. Desideriamo anche noi, all’inizio del cammino giubilare, contemplando Maria madre di misericordia, mettere Dio al centro della nostra vita, lasciare che Lui entri e operi in noi, che ci trasformi e ci converta per diventare segni viventi della sua presenza nel mondo e testimoni di una umanità nuova, capace di accoglienza, amore e pace.
Avvolti e raccolti anche noi, sotto il suo manto e la sua protezione, chiediamo al Signore, in questo anno santo, la forza per impegnarci a realizzare un mondo più bello, dove regni la giustizia e la pace. Oggi, giornata mondiale della pace, vogliamo ricordarci che la pace è dono di Dio e opera degli uomini. E’ un suo dono, ma affidato a tutti gli uomini e le donne di buona volontà che desiderano realizzarla anche nei nostri tormentati giorni. Portiamo ancora vive nel cuore e anche nel corpo sociale le ferite delle tragedie degli ultimi tempi: atti terroristici, persecuzioni e prevaricazioni, insieme a tutte le situazioni di sfruttamento, di povertà e di mancanza di accesso ai beni primari per una vita dignitosa. Purtroppo, però, anche noi rischiamo di essere indifferenti alle sofferenze di tante persone e insensibili ai dolori che colpiscono l’umanità, indifferenti anche alla voce del Signore che ci chiama ad accoglierlo nella nostra vita. Nel messaggio per la 49ma Giornata Mondiale della Pace “Vinci l’indifferenza e conquista la pace”, Papa Francesco ci ricorda che la piaga dell’indifferenza è una della cause principali della mancanza di pace nel mondo ed è legata a diverse forme di individualismo che producono isolamento, ignoranza, egoismo e, dunque, disimpegno. Un’indifferenza a Dio e ai fratelli. Chiudendoci all’amore di Dio, non siamo più in grado di accorgerci delle sofferenze dei fratelli. “La prima forma di indifferenza nella società umana è quella verso Dio, dalla quale scaturisce anche l’indifferenza verso il prossimo e verso il creato. È questo uno dei gravi effetti di un umanesimo falso e del materialismo pratico, combinati con un pensiero relativistico e nichilistico. L’uomo pensa di essere l’autore di sé stesso, della propria vita e della società; egli si sente autosufficiente e mira non solo a sostituirsi a Dio, ma a farne completamente a meno; di conseguenza, pensa di non dovere niente a nessuno, eccetto che a sé stesso, e pretende di avere solo diritti” (n. 3). Al n. 4 del messaggio, papa Francesco ribadisce ancora più fortemente questa idea, citando papa Benedetto: “Esiste un’intima connessione tra la glorificazione di Dio e la pace degli uomini sulla terra. … Senza un’apertura trascendente, l’uomo cade facile preda del relativismo e gli riesce poi difficile agire secondo giustizia e impegnarsi per la pace”. Infatti la negazione di Dio induce la persona a non riconoscere più alcuna norma al di sopra di sé, producendo crudeltà e violenza senza misura.
Ecco perché è importante accogliere e vivere il messaggio di amore e di misericordia che Gesù ci ha testimoniato nella sua vita e intraprendere tutti un cammino di conversione e ritornare nella casa del Padre. Siamo tutti chiamati a riconoscere che anche dentro di noi spesso siamo indifferenti alla voce del Signore e che ci chiudiamo alla solidarietà verso i fratelli. Il giubileo è una bellissima opportunità da non perdere. Carissimi, prendiamoci in questo nuovo anno un impegno concreto, legato alle opere di misericordia, per migliorare noi stessi e la realtà che ci circonda, costruendo, a partire da chi ci sta vicino in famiglia, nel vicinato o nell’ambiente di lavoro, relazioni di amore, di solidarietà e di pace.
Ci accompagni nel cammino la dolcezza dello sguardo materno di Maria. Buon anno santo a tutti.
+ Giuseppe Pellegrini
vescovo