Omelia nella festa del Battesimo di Gesù e apertura Porta Santa
Santuario Madonna di Rosa 10 gennaio 2015
La festa del Battesimo di Gesù ci aiuta a comprendere chi è Gesù veramente e la sua missione nel mondo. Collocata dopo la festa dell’Epifania chiarisce ancora meglio che il battesimo di Gesù è prima di tutta una manifestazione della presenza di Dio, come ci ricorda l’evangelista Luca: “Tu sei il Figlio mio, l’amato; in te ho posto il mio compiacimento” (3,22). Gesù entra nell’acqua del fiume Giordano non perché ha bisogno di perdono e di purificazione, ma per esprimere una profonda solidarietà con tutta l’umanità, portando sulle sue spalle tutti i nostri peccati. Gesù in questo modo si immerge nella fraternità dei peccatori, facendosi uno con noi, perché noi tutti fossimo una sola cosa in lui: figli amati dal Padre e tempio vivo del suo Spirito. Gesù è sceso, si è abbassato nel Giordano per innalzarci e portarci a sperimentare l’amore e la misericordia di Dio Padre. Anche san Paolo, nella seconda lettura, ci ha ricordato che: “egli ci ha salvati, non per opere giuste da noi compiute, ma per la sua misericordia, con un’acqua che rigenera e rinnova nello Spirito Santo” (Tito 3,5). In questo modo l’apostolo Paolo evidenzia una delle verità centrali dell’esperienza cristiana e della storia della salvezza: l’incontro di Dio con l’umanità che offre la salvezza non in virtù delle nostre opere ma come dono della sua misericordia. La salvezza è grazia di Dio, bontà di Dio, amore e misericordia di Dio che raggiunge con il battesimo ogni credente. Il battesimo esprime pertanto il dono di Dio e il nostro desiderio di rinnegare e abbandonare il peccato per assumere una vita nuova e per “vivere in questo mondo con sobrietà, con giustizia e con pietà” (Tito 2,12). Il dono che Dio ci ha fatto chiamandoci al battesimo, chiede a tutti noi una rottura con il peccato del passato e una volontà di dare inizio a un nuovo stile di vita. Il battesimo ci trasforma radicalmente a partire da noi stessi (sobrietà), dalla relazione con gli altri (giustizia) e dall’incontro e relazione con Dio (pietà).
Per accogliere e vivere un dono così grande e impegnativo, è necessaria una fede forte in Gesù Cristo e credere nell’amore e nella misericordia di Dio che ci salva senza tener conto del male compiuto. Abbiamo vissuto un gesto altamente bello e significativo passando attraverso la Porta santa della misericordia di questo santuario dedicato alla Madonna di Rosa e all’Amore Misericordioso. Passare la Porta santa non è un gesto magico da compiere ma un atto significativo che impegna la nostra vita perché, sperimentato in modo concreto l’amore e la misericordia di Dio che consola, che perdona e che offre speranza, siamo chiamati anche noi ad essere testimoni e segni viventi di questo stesso amore verso le persone che quotidianamente incontriamo. L’immagine di Gesù misericordioso che ci ha accompagnato nel passaggio è l’immagine raffigurata nel logo del giubileo, opera del gesuita Padre Rupnik, che fa vedere Gesù che si carica sulle spalle l’uomo smarrito, recuperando una immagine molto cara alla Chiesa antica, perché indica l’amore di Cristo che porta a compimento il mistero della sua incarnazione con la redenzione; ma è anche l’immagine presente da anni in questo santuario nel disegno che suor Faustina ha fatto dipingere, dopo una visione avuta nel 1931, che rappresenta Gesù vestito di una veste bianca con una mano alzata per benedire e l’altra che tocca la veste sul petto, da dove escono due grandi raggi, rosso e bianco che rappresentano il sangue e l’acqua, con sotto scritto: Gesù confido in Te. Scrive papa Francesco nella bolla Misericordiae vultus: “Gesù punta a mostrare il grande dono della misericordia che ricerca i peccatori per offrire loro il perdono e la salvezza. … La misericordia non è contraria alla giustizia ma esprime il comportamento di Dio verso il peccatore, offrendogli un’ulteriore possibilità per ravvedersi, convertirsi e credere” (nn. 20-21).
La devozione al Sacro Cuore di Gesù fu considerata per molti secoli come espressione particolare della fede nell’amore e nella misericordia di Dio, manifestati in Gesù Cristo. Oggi, per tanti di noi non ci è più familiare. Siamo invitati tutti, però, a riconoscere che nel Cuore di Gesù anche Dio ha un cuore per noi e per tutti i poveri e miseri del mondo. Comprendiamo così ancora meglio il significato di miseri-cordia. Per suor Faustina Kowalska la misericordia è la più grande e la più eccelsa delle proprietà di Dio, è la sua perfezione. Ecco perché è necessario, proprio nel nostro tempo che non vuol più riconoscere la presenza di Dio, accogliere le parole di amore e di tenerezza che risuonano sulla bocca di Gesù e che ci parlano dell’incessante amore di Dio per l’umanità. “Scrivi – dice Gesù a suor Faustina – parla della Mia Misericordia. Dì alle anime dove debbono cercare le consolazioni, cioè nel tribunale della Misericordia, lì avvengono i più grandi miracoli che si ripetono continuamente… Basta mettersi con fede ai piedi di un Mio rappresentante e confessargli la propria miseria, e il miracolo della Divina Misericordia si manifesterà in tutta la sua pienezza” (Diario, pag. 326).
Siamo invitati tutti, a vivere il dono del Battesimo e dell’Anno Santo, accogliendo il perdono dell’amore di Dio e riconoscendo il nostro peccato e il rifiuto della sua misericordia. Invito tutti ad accostarsi frequentemente al sacramento della misericordia di Dio, la confessione, e a farla diventare l’occasione per un serio e profondo cammino di conversione. L’appartenenza a Gesù Cristo e alla sua Chiesa, ci stimoli a vivere un cammino di santità, per tradursi poi in gesti concreti di carità verso gli altri. Le opere di misericordia dovrebbero, in un contesto sempre più chiuso ed egoistico, aiutarci a porre la nostra attenzione alle persone più emarginate e sofferenti, perché anche loro, attraverso di noi, possano sperimentare l’amore misericordioso di Dio.
Buon Anno santo a tutti.
+ Giuseppe Pellegrini
vescovo