Omelia inizio anno e Giornata mondiale della Pace
Pordenone, 1 gennaio 2018
All’inizio del nuovo anno, la Chiesa ci fa contemplare Maria, madre di Gesù, quale icona di accoglienza e di pace. Siamo qui per imparare da Lei uno stile di vita semplice e sereno, capace di cogliere la novità dello Spirito che guida la vita di ogni persona. Maria si è fidata e ha creduto alle parole dell’Angelo, diventando la madre di Gesù e la madre di tutta l’umanità. Ci ritroviamo, a otto giorni dal Natale, per rivivere e riscoprire lo stupore dell’incontro con Gesù che è capace di trasformare, ieri come oggi, la vita delle persone. Lo hanno sperimentato i pastori che, come ci racconta il Vangelo, sono diventati annunciatori: “Tutti quelli che udivano, si stupivano delle cose dette loro dai pastori” (Luca 2,18). Non è sempre così per noi, che facciamo fatica, talvolta, a lasciarci incantare, a stupirci di fronte alla semplicità del Natale, di un bambino che è nato per noi, perché il mondo di oggi ci attira e ci distrae con i botti, le luci e i regali. Einstein diceva che se non sei in grado di provare né stupore né sorpresa, sei per così dire morto e i tuoi occhi sono spenti.
Di fronte alla sorprendente novità con cui l’amore divino ci raggiunge, non resta che stupirci della gratuità di questo amore ma anche della nostra pochezza e della nostra indegnità ad accoglierlo in noi. Di fronte a Dio che ci ama nonostante tutto e che ci dona il suo Figlio Gesù, non ci si può sottrarre, non si può rimandare, ma diventa necessari scegliere. E lo stupore è la condizione necessaria per fare una scelta, perché è una scelta di vita che ci coinvolge totalmente; una scelta capace di dare valore e significato a tutta la nostra esistenza. Ma per stupirci è necessario maturare in noi un atteggiamento che ci viene suggerito dal vangelo: “Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore” (Luca 2,19). E’ l’atteggiamento contemplativo che ha accompagnato Maria in tutta la sua vita, dall’annuncio dell’Angelo fino alla Croce. E’ solamente dalla contemplazione del grande gesto di amore di Dio, il dono il suo Figlio Gesù, che Maria accoglie il progetto di Dio e diventa la madre di Gesù e la madre di tutta l’umanità.
Anche a noi, prima di ogni decisione e di ogni scelta importante, è chiesto tale atteggiamento contemplativo su Dio, sulla realtà e sulla nostra vita. Ce lo chiede papa Francesco per la celebrazione della Giornata Mondiale della Pace: Migranti e rifugiati: uomini e donne in cerca di pace. “Alcuni li considerano una minaccia. Io, invece, vi invito a guardarli con uno sguardo carico di fiducia, come opportunità per costruire un futuro di pace” (Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace 2018, 2). Come sempre papa Francesco, per l’edificazione della pace nel mondo, non si limita a proporre delle belle teorie ma ci offre alcune strategie concrete per accogliere, proteggere, promuovere e integrare pienamente nella vita della società i fratelli e le sorelle che vi giungono per il desiderio di una vita migliore, più umana o per fuggire dai conflitti armati o da tante altre forme di violenza. Ma per fare questo è necessario uno sguardo contemplativo. Al n. 3 del messaggio, scrive: “Abbiamo bisogno di rivolgere anche sulla città in cui viviamo questo sguardo contemplativo, – e citando l’Evangelii Gaudium al n. 71 – ossia uno sguardo di fede che scopra quel Dio che abita nelle sue case, nelle sue strade, nelle sue piazze … promuovendo la solidarietà, la fraternità, il desiderio di bene, di verità di giustizia, in altre parole realizzando la promessa di pace”.
Carissimi, anche noi, credenti e non credenti, che abitiamo il territorio della diocesi di Concordia-Pordenone, noi comunità cristiana ma anche società civile e responsabili della cosa pubblica, siamo invitati a lasciarci guidare da questo sguardo contemplativo per “spingere le politiche di accoglienza fino al massimo – e citando la Pacem in terris di Papa Giovanni – dei limiti consentiti dal bene comune rettamente intenso, considerando cioè le esigenze di tutti i membri dell’unica famiglia umana e il bene di ciascuno di essi”. (Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace 2018, 3). Lo sguardo contemplativo sulla realtà ci aiuterà a comprendere meglio che tutti gli essere umani fanno parte della famiglia dei figli di Dio che ha voluto la vita in abbondanza per tutti loro, da Lui creati a propria immagine e somiglianza. Tutti abbiamo i medesimi diritti e doveri. Non dobbiamo aver paura di questi nostri fratelli e sorelle che vengono nelle nostre terre. Vi invito a guardare questo fenomeno non come una ‘minaccia’ ma come una opportunità per costruire un futuro di pace. Più che considerare i rischi per la sicurezza nazionale o gli oneri economici per l’accoglienza dei migranti e rifugiati, papa Francesco ci esorta a “scoprire che essi non arrivano a mani vuote: portano un carico di coraggio, capacità, energie e aspirazioni, oltre ai tesori delle loro culture native, e in questo modo arricchiscono la vita delle nazioni che li accolgono. Saprà scorgere anche la creatività, la tenacia e lo spirito di sacrificio di innumerevoli persone, famiglie e comunità che in tutte le parti del mondo aprono la porta e il cuore a migranti e rifugiati, anche dove le risorse non sono abbondanti” (Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace 2018, 3).
Solamente la fiducia, il coraggio e lo sguardo contemplativo, consentiranno di trasformare le potenziali minacce in opportunità, in occasione propizia per un balzo in avanti sul cammino dell’umanizzazione. Questo chiede una tenace costanza nel ricercare e perseguire il bene comune e non gli interessi particolari. Renderemo, così, il mondo più umano! Ci accompagni la materna intercessione di Maria nostra madre.
+ Giuseppe Pellegrini
vescovo