Omelia solennità dell’Epifania – Pordenone 6 gennaio 2018

condividi su

Omelia solennità dell’Epifania

Pordenone 6 gennaio 2018

 

Fratelli e sorelle carissimi, stiamo vivendo l’avvenimento più bello e più grande della storia, l’incarnazione del Figlio di Dio, Gesù Cristo. Siamo accompagnati anche noi, come lo sono stati i Magi provenienti dall’Oriente, da una grande luce che ha illuminato la grotta di Bethleem e che illumina l’intera umanità. Celebriamo oggi Gesù Cristo, centro della nostra fede e meta del cammino di tanti popoli in cerca e desiderosi della salvezza. Infatti, la nostra vita, così come la vita di tante persone, è alla ricerca di una luce, di una stella che possa indicare e sostenere il cammino della vita, spesso travagliato e immerso nelle tenebre e nel dolore. Il profeta Isaia, come abbiamo sentito nella prima lettura, indicava, dopo le umiliazioni subite dal popolo, una grande luce proveniente da Dio, che in mezzo all’oscurità della notte, guidava e orientava il cammino di tante genti. E per l’evangelista Matteo questa luce si è posata sul Figlio di Dio. Ecco il significato dell’Epifania che stiamo celebrando, come ci ha ricordato san Paolo nella lettera agli Efesini: “Le genti sono chiamate in Cristo Gesù, a condividere la stessa eredità, a formare lo stesso corpo e ad essere partecipi della stessa promessa per mezzo del vangelo” (3,6). Gesù è venuto per tutti, senza nessuna preferenza di persona o di cultura. Tutti, nessuno escluso, sono invitati a seguire quella stella che porta all’incontro con il Signore che viene. Poveri e semplici come i pastori, ricchi e famosi come i Magi, vicini e lontani. Consapevoli però, come ha ricordato papa Francesco, che la stella che conduce a Gesù non è una stella luminosissima e sfolgorante, quasi accecante, ma è una stella che non stordisce, non abbaglia e che invita a un cammino, perché questo è lo stile di Dio: non impone le cose da fare ma si propone chiedendo liberamente la nostra adesione. La sua stella domanda la decisione personale di mettersi in cammino, di seguirla e di abbandonarci un po’, perdendo le nostre sicurezze e fidandoci di Lui. Gesù, ci prende per mano e ci accompagna sostenendo i passi di ciascuno verso l’incontro con Lui.

Ecco perché la festa dell’Epifania è la festa della missione e dell’universalità della chiamata del Signore a far parte del suo regno: regno di giustizia, di amore e di pace. I Magi rappresentano simbolicamente, tutte le genti e tutti i popoli chiamati a conoscere e incontrare il Signore Gesù, salvatore del mondo. L’Epifania è la festa della missionarietà della Chiesa, di una Chiesa formata da uomini e donne che accolgono l’appello del Signore a vivere il suo messaggio di amore e di gioia e a testimoniarlo nella quotidianità della vita. Desidero fare anche a voi una domanda che mi porto dentro: cosa significa per noi, Chiesa di Concordia-Pordenone essere una comunità missionaria, una Chiesa che non si chiude in se stessa ma che si apre all’ascolto e alle necessità di tutti?

Fra pochi giorni inizierò, partendo dalla città di Pordenone, la visita pastorale alla diocesi. Visita che vuole essere il segno di una Chiesa che annuncia la gioia e la bellezza dell’incontro con Cristo, che come esprime bene l’immagine che ho scelto per la visita – l’incontro di Gesù con Zaccheo – desidera entrare in ciascuna delle nostre case e dei nostri cuori. “Zaccheo, oggi devo fermarmi a casa tua” (Luca 19,5). Questo è il significato, per me, della visita pastorale: dire a tutti che Gesù è vivo ed è in mezzo a noi; che Gesù è presente anche oggi, ai nostri giorni, nella nostra vita e nella vita delle nostre comunità ed è possibile incontrarlo nella sua Parola, nell’Eucaristia e in tanti gesti di amore che facciamo per gli altri. Desidero vivere l’esperienza della visita pastorale testimoniando a tutti, nessuno escluso, la vicinanza e la presenza della Chiesa che si fa casa tra le case, prossimità e solidarietà con chi è nella sofferenza e nel bisogno, conforto e sostegno per tutti quelli che si impegnano nell’annuncio e nella testimonianza del vangelo. Anche se non sembra, c’è una grande sete nelle nostre famiglie di Dio e del suo amore.

Il magistero e soprattutto lo stile di vita di papa Francesco mi sono di aiuto e di conforto per vivere così la visita e il cammino pastorale di questi anni. La situazione sociale e culturale, anche del nostro territorio, e delle nostre parrocchie, non permette più alla Chiesa di restare ferma, in attesa che le persone vengano da noi, ma ci chiede di uscire dai propri confini, di uscire dalle solite abitudini pastorali per camminare accanto alla gente e comunicare, nella quotidianità della nostra esistenza, la gioia e la bellezza del nostro incontro personale con Gesù che ci ha cambiato e trasformato la vita. Tra le tante sottolineature dell’Evangelii Gaudium che ci parlano e ci presentano la Chiesa in uscita, scelgo quella che mi sembra più significativa e adatta per le nostre comunità. Per essere Chiesa missionaria, per essere audaci e creativi, è necessario “abbandonare il comodo criterio del ‘si è sempre fatto così” (n. 33).

Chiedo, carissimi tutti, una preghiera speciale perché, avvolti dalla luce luminosa della grotta di Betlemme, possiamo diventare una Chiesa che va incontro alle persone, che sa mettersi accanto a ciascuno, gridando con la vita la gioia del Vangelo. Buona festa a tutti.

 

                                                + Giuseppe Pellegrini

                                                           vescovo

 

 

 

 

 

Pordenone
06/01/2018
33170 Pordenone, Friuli Venezia Giulia Italia