Omelia NATALE
Pordenone 25 dicembre 2012
CREDENTI PERCHE’ DIO CI HA PARLATO
Quello che è avvenuto a Betlemme venti secoli fa, oggi si rinnova un’altra volta: ci sentiamo invasi da una grande gioia, perché ci rendiamo conto che Dio ama ancora l’umanità ed è Lui a condurla verso un avvenire di luce e di speranza. “Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo” (Luca 2,10). Queste parole dell’angelo rivolte un tempo a insonnoliti pastori arrivano, questa notte, fino a noi. Parole che ci lasciano un po’ stupiti e anche perplessi. Com’è possibile non temere, non aver paura in questo periodo? E’ sufficiente leggere qualche prima pagina di giornale per accorgerci che la paura, un forte senso di scoraggiamento e il timore per il futuro sono in aumento. Quel mondo che fino a qualche anno fa ci era stato presentato come ‘una casa comune’ oggi si è fatto sempre più sospettoso e inospitale per tutti, in particolare per i tanti giovani che non possono realizzare i loro sogni e le loro potenzialità perché manca loro un lavoro sicuro e dignitoso; per molti padri e madri che, senza occupazione, vedono svanire numerosi sacrifici e la possibilità di offrire un futuro migliore ai figli, sentendosi abbandonati dalle istituzioni e dalla società. Per non parlare poi delle grandi tragedie del mondo: guerre infinite e spesso dimenticate, intere popolazioni che soffrono la fame, che non possono accedere ai beni primari della salute e dell’istruzione, primavere di pace e di libertà che si stanno rivelando invece incubi d’ingiustizia e di sopraffazioni.
Il messaggio semplice ma altrettanto forte e incisivo del Natale ci invita a uscire da una logica prettamente individualistica e materialistica per recuperare la logica del dono, dell’amore di Dio che ci raggiunge gratuitamente e che ci apre alla generosità, alla fiducia, alla ricerca della giustizia, del perdono e dell’attenzione verso i più deboli e poveri. Il nostro cuore, ora, è felice perché abbiamo ricevuto un regalo. E ogni regalo, piccolo o grande che sia, ci ricorda che qualcuno ci vuole bene, qualcuno si è ricordato di noi e ci ama. Sentirsi amati, per giovani, adulti o anziani, è l’esperienza più bella che si possa vivere. Ecco perché nel nostro cuore c’è la gioia: perché Dio Padre ci ha fatto un grande regalo, un grande dono: il suo Figlio Gesù! Così scrive Giovanni nel suo vangelo: “Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna” (3,16). Qui è racchiuso il significato profondo del Natale, della celebrazione di oggi. Desidero evidenziare due aspetti, che ci possono aiutare a comprendere e vivere sempre meglio questa festività. Mai dobbiamo dimenticare il valore profondo di ciò che stiamo celebrando; non è un semplice ricordo o una bella favola, ma un fatto, un avvenimento accaduto realmente nella storia: Dio si è fatto uno di noi, ha realizzato il suo progetto d’amore inviandoci il suo Figlio Gesù. E’ venuto tra noi, fa parte della comunità umana. Per entrare nella storia, Gesù, non ha scelto i luoghi del potere, del prestigio, e nemmeno il tempio, ma una semplice e povera abitazione degli uomini, dei più poveri. Come ci ricorda ancora l’evangelista Giovanni nel prologo: “Venne ad abitare in mezzo a noi” (1,14). Carissimi, Gesù è dei nostri, nostro amico e famigliare, nostro compagno di viaggio. E quando il cammino si fa duro, lungo e faticoso, lui non ci lascia soli e ci rimane accanto. Nessuno di noi si deve sentire stanco e sfiduciato, solo e abbandonato. Nessuno potrà più dire: “Non c’è nessuno che si ricorda di me e che non mi vuole bene”. Ognuno, credente o non credente, é Figlio del Padre e fratello di Gesù; in ognuno Dio trova spazio e offre a tutti la possibilità di amare Lui e tutta l’umanità. Ci viene poi anche ricordato che la strada per realizzare e vivere anche oggi il Natale è di accogliere la venuta del Signore Gesù con una fede autentica e piena. Non possiamo rimanere estranei o stare a guardare cosa succede. In questo anno della fede, voluto dal Santo padre Benedetto XVI ed accolto con entusiasmo da tutta la comunità dei credenti, cosa significa vivere il Natale? Per tutti noi significa aprirci alla contemplazione del dono più grande che Dio ci ha fatto: suo Figlio Gesù. Siamo chiamati a dare una risposta di fede a Dio che ci è venuto incontro. Nel Natale, ricordando la prima venuta di Gesù, si riaccende in noi il desiderio di accoglierlo definitivamente nella sua seconda venuta, quella conclusiva alla fine dei tempi. Dio si rende vicino a ciascuno di noi e ci apre alla possibilità di accoglierlo nella disponibilità della fede. Nella notte Santa, quando tutta l’umanità è avvolta dal buio e dal silenzio, la Parola di Dio irrompe nella storia, e, come ci ricorda Giovanni, la Parola diventa carne (cfr. 1,14), entra definitivamente e per sempre nella storia e nel cuore dell’umanità.
Carissimi, è solo la Parola di Dio, accolta e custodita nel cuore, che genera la fede in noi. Paolo, nella lettera ai Romani ci ricorda che: “La fede viene dall’ascolto e l’ascolto riguarda la Parola di Cristo” (10,17). E’ proprio perché Dio ha pronunciato la sua Parola, è perché questa parola si è comunicata a noi al punto di diventare “umanità” che c’è la fede. Siamo credenti, c’è in noi la fede non tanto per i nostri sforzi o ragionamenti, ma perché Dio ci ha parlato, si è comunicato a noi. Ci chiediamo: “Cos’è la fede? Su cosa si fonda?”. E il Natale lo svela, perché la Parola di Dio non solo è ‘pronunciata’, ma diventa ‘carne’, intrecciandosi con la nostra umanità. E così la fede diventa “incontro, relazione” con la Persona di Gesù. E’ un grande dono che ci ha fatto. Uno dei doni più grandi per ciascuno di noi. E’ allora importante che tutti noi riconosciamo questo dono, scoprendo il profondo legame che c’è tra le verità che professiamo nel credo e la nostra vita quotidiana, la nostra esistenza di ogni giorno, perché questa fede sia la luce che rischiara il nostro cammino, che ci dà la forza di percorrere anche luoghi, percorsi di vita impervi, difficili e faticosi. Desidero riportare alcuni passaggi di una catechesi del Santo Padre sulla fede: “Oggi, insieme a tanti segni di bene, cresce intorno a noi anche un certo deserto spirituale… Nonostante la grandezza delle scoperte della scienza e dei successi della tecnica, oggi l’uomo non sembra diventato veramente più libero, più umano; permangono tante forme di sfruttamento, di manipolazione, di violenza, di sopraffazione, di ingiustizia… Un certo tipo di cultura, poi, ha educato a muoversi solo nell’orizzonte delle cose, del fattibile, a credere solo in ciò che si vede e si tocca con le proprie mani. D’altra parte, però, cresce anche il numero di quanti si sentono disorientati e, nella ricerca di andare oltre una visione solo orizzontale della realtà, sono disponibili a credere a tutto e al suo contrario. In questo contesto riemergono alcune domande fondamentali, che sono molto più concrete di quanto appaiano a prima vista: che senso ha vivere? C’è un futuro per l’uomo, per noi e per le nuove generazioni? In che direzione orientare le scelte della nostra libertà per un esito buono e felice della vita? Che cosa ci aspetta oltre la soglia della morte? … Noi abbiamo bisogno non solo del pane materiale, abbiamo bisogno di amore, di significato e di speranza, di un fondamento sicuro, di un terreno solido che ci aiuti a vivere con un senso autentico anche nella crisi, nelle oscurità, nelle difficoltà e nei problemi quotidiani. La fede ci dona proprio questo: è un fiducioso affidarsi a un «Tu», che è Dio, il quale mi dà una certezza” (Catechesi del 24/10/2012).
Carissimi tutti, in questa notte di luce, vi consegno il mio augurio: il Natale 2012 che stiamo celebrando nel cuore dell’anno della Fede, ci aiuti a riscoprire il dono del credere e, come ha fatto Gesù, a scoprire nel volto di ogni persona un fratello e una sorella da accogliere, curare e amare. Buon Natale.
+ Giuseppe Pellegrini
vescovo