Nella memoria di San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti e degli operatori dei media

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Omelia

Pordenone, 27 gennaio 2022

Nella memoria di San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti e degli operatori dei media

Cari fratelli e sorelle, cari giornalisti e operatori dei media, anticipiamo oggi la memoria di San Francesco di Sales. Ci stringiamo in preghiera attorno al vostro patrono che seppe fare del dialogo e dell’incontro con le persone degli strumenti indispensabili di testimonianza e di annuncio della fede. Ecco perché è stato proclamato dalla Chiesa vostro patrono e intercessore. Quando penso alla vita e all’apostolato di San Francesco di Sales, mi torna alla mente l’espressione Paolina opportune et importune che troviamo nella seconda lettera a Timoteo: “Annuncia la Parola, insisti al momento opportuno e non opportuno” (4,29. Anche voi giornalisti siete sempre alla ricerca della notizia da comunicare, dei fatti da verificare e della verità da trasmettere. Un compito non facile che richiede competenza e passione. San Francesco, in tempi non facili e in un contesto di polemiche e di scontri, seppe sempre confrontarsi con tutti attraverso un dialogo ricercato e favorito, con mitezza e bontà d’animo, senza mai venir meno al compito di annunciare il Vangelo di Gesù in ogni ambito del vivere. A lui si deve la splendida invenzione dei manifesti e dei volantini per diffondere le sue omelie e dei bigliettini che diffondeva dappertutto, con brevi e semplici parole di speranza e di amore. Possiamo dire che ha sempre testimoniato la verità nella carità, volendo il bene di tutti, annunciando Dio Padre che ama e vuole bene a ciascuno, in qualunque situazione e condizione di vita si trovi. In un tempo di lotte fratricide ha reso la Chiesa più amabile con il suo esempio di dolcezza, di pazienza, di ottimismo e di carità.

La liturgia della Parola di questa celebrazione, ci aiuta a comprendere ancora meglio lo stile e l’animo che accompagnò il ministero apostolico di San Francesco di Sales, e porta una luce sulle opportunità e possibilità che anche noi oggi, e voi in particolare, per vivere meglio i nostri tempi, così faticosi e complicati, anche per la pandemia. che non dà tregua. I versetti del Vangelo appena ascoltati, ruotano attorno al magico vocabolario degli innamorati: amore e gioia. L’amore è da prendere sul serio perché ne va del nostro benessere della nostra gioia. Per nove volte risuona la parola ‘amore/amare’ e per tre volte la parola ‘amici’. È un amore che parte da Dio e attraverso noi arriva a tutto il mondo e a tutte le persone. Non esistono più luoghi, professioni o situazioni di vita che non possono ricevere il Vangelo.  Gesù ci invita ad amarci gli uni altri.  Non si ama in maniera generica ma personale, ad uno ad uno. Gesù, però, non ci chiede solo di amare, perché ci può essere anche un amore egoistico, una forma di possesso e di potere nell’amare, amori violenti e disperati. Gesù ci chiede di amare personalmente, in un rapporto di comunione; un amore faccia a faccia che diventa reciprocità, pronunciando delle parole che fanno la differenza: “Che vi amiate gli uni gli altri, come io ho amato voi” (Giovanni 15,12).

Lo specifico del cristiano non è amare, perché questo è di tutti, ma amare, ci ha detto Gesù, come Lui ha amato, assumendo il suo stile: lui che lava i piedi e abbraccia i bambini; che vede la sofferenza e il dolore, e prova compassione; che va in cerca di chi è perduto. Questo è l’amore vero, che spinge ad andare oltre, a dare il meglio di se stessi, a uscire dal proprio io e a farts dono gli uni degli altri, fino a consumarti per l’altro. L’amore di Gesù è un amore che da la vita, un amore che ha avuto la sua teofania sulla croce. Questo amore e ciò che Dio è, perché come ci ricorda Giovanni: “Dio è amore” (1 Giovanni 4,8). È un amore che si incarna fino a raggiungere tutti. Ce lo ha ricordato anche San Paolo nel passo della lettera agli Efesini appesa proclamata, dicendo che il messaggio di amore di Gesù passa attraverso la testimonianza della nostra vita e dal nostro modo di fare e di essere. E’ stato pure lo stile di vita di San Francesco di Sales che oggi invochiamo, perché accompagni voi giornalisti a testimoniare con la vostra e i vostri scritti, che si può anche oggi costruire un’umanità nuova fondata sul rispetto della persona, di ogni persona, e sulla solidarietà e l’amore reciproco.

Papa Francesco, ci ha comunicato il tema della 56 Giornata Mondiale delle Comunicazioni che si celebra in quest’anno 2022: Ascoltate! Dopo il messaggio del 2021 incentrato sull’andare a vedere, su non aver paura di constatare di persona, quest’anno il Santo Padre chiede a tutti di reimparare ad ascoltare.  La pandemia ha tutti colpiti, e tutti hanno bisogno di essere ascoltati e confortati. L’ascolto è fondamentale per una buona informazione. La ricerca della verità comincia dall’ascolto delle persone e dei fatti, perché ogni dialogo e ogni relazione vera comincia con l’ascolto. Ecco perché, per crescere come comunicatori è necessario imparare ad ascoltare; ma per ascoltare ci vuole un gran coraggio; ci vuole un cuore libero è aperto, superando ogni pregiudizio. È un ascolto fatto di presenza e di incontri perché non si può banalizzare o semplificare una un avvenimento, senza lasciarsi provocare dalle storie che si raccontano. Il vostro mestiere non è solo una professione, ma è una vocazione. Parlando agli operatori dei media il 13 novembre, Papa Francesco disse: “Al giornalismo si arriva non tanto scegliendo un mestiere quanto lanciandosi in una missione, un po’ come il medico, che studia e lavora perché nel mondo il male sia curato. La vostra missione è di spiegare il mondo, di renderlo meno scuro, di far sì che chi vi abita non abbia meno paura a guardare gli altri con migliore consapevolezza e anche con più fiducia. È complicato pensare, meditare, approfondire, fermarsi per raccogliere le idee e per studiare i contesti e i precedenti di una notizia. Il rischio, lo sapete bene, e quello di lasciarsi schiacciare dalle notizie invece di riuscire a dare ad esse un senso”.

Carissimi, per realizzare questo progetto di vita è necessario ascoltare. La Chiesa universale, quella italiana e anche la nostra Chiesa diocesana di Concordia-Pordenone, desiderano compiere e vivere il Cammino sinodale, un cammino fatto insieme da tutti, preti e laici, uomini e donne, adulti e giovani, nella ricerca di nuove forme di modalità di annuncio del Vangelo di Gesù. È vivo desiderio di tutti interpretare il mondo di oggi, entrare nella vita delle persone per portare la parola di amore e di misericordia del Padre. Al cuore della sinodalità, ci ricorda Papa Francesco, c’è l’ascolto: un ascolto reciproco tramite il quale si esercita l’ascolto dello spirito, della volontà del Signore e anche l’ascolto degli altri e dei bisogni e delle necessità che ognuno porta con sé. Non dimentichiamolo mai: la fede dei nostri progenitori, la fede di Abramo nostro padre, e la fede ti tanti credenti, non inizia con una visione straordinaria né con fatti meravigliosi, ma inizia dall’ascolto. “Ascolta, Israele” (Deuteronomio 6,4).

Il mio augurio è che possiate, in modo particolare voi giornalisti, ma anche tutti voi presenti, narrare quello che avete ascoltato e accolto, prima di tutto dentro di voi.   Tutti e in particolare alla redazione del settimanale diocesano ‘Il Popolo’ che in questo 2022 celebra il centenario, il mio grazie più sincero. Buon cammino e buon lavoro.

+ Giuseppe Pellegrini
Vescovo

Pordenone
27/01/2022