Omelia nella Veglia Pasquale – Cattedrale Concordia, 26 marzo 2016

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Omelia nella Veglia Pasquale

Cattedrale Concordia, 26 marzo 2016

 

Stiamo vivendo la Veglia Pasquale, il culmine e il centro del Triduo Pasquale, dell’Anno liturgico e della nostra vita spirituale e cristiana. È la veglia madre di tutte le veglie, perché ricorda l’avvenimento centrale della vita di Gesù e della Chiesa: la sua risurrezione, il passaggio dalla morte alla vita; questo è il significato della Pasqua. Nella veglia, la risurrezione di Gesù è espressa e rappresentata da alcuni simboli. Primi fra tutti il fuoco e la luce. Nella bibbia il fuoco è il segno della presenza e dell’azione di Dio, della sua forza e della sua santità. Nella Pasqua la presenza e la forza di Dio si manifestano nella risurrezione del suo Figlio Gesù. Le candele e il cero che noi abbiamo acceso, sono il segno della luce che è Gesù Cristo risorto. La luce è forza feconda, condizione indispensabile perché ci sia la vita. Dio è la luce, Gesù, ci dice Giovanni, è la luce del mondo, la luce vera, quella che illumina ogni uomo (cfr. 1,9). È una luce, però, che risplende in virtù del sacrificio. Il cero, infatti, illumina consumandosi. Gesù Cristo illumina e ci dona la vita nel dono di sé all’umanità, consumandosi per noi. C’è poi il simbolismo dell’acqua che dona e rigenera la vita. Agli inizi della vita della chiesa, coloro che aderivano a Cristo, venivano battezzati proprio in questa veglia, come faremo anche noi con alcuni adulti della diocesi che, dopo un lungo cammino di catecumenato e di preparazione, riceveranno il battesimo, la cresima e l’Eucaristia, i tre sacramenti dell’iniziazione cristiana. Anche tutti noi, siamo invitati, aiutati dal segno dell’acqua, a rivivere il nostro battesimo, la nostra adesione personale a Gesù e alla Chiesa. Non è solo un ricordo, ma la riconferma che anche noi desideriamo risorgere a vita nuova con Gesù, vivendo concretamente da risorti. San Paolo ci ha ricordato nella lettura: “Come Cristo fu risuscitato dai morti, … così anche noi possiamo camminare in una vita nuova” (Romani 6,4).

Guardando a questi adulti che chiedono il battesimo, credo venga spontaneo domandarci: Come noi viviamo il nostro battesimo? Io, come sto vivendo le promesse e gli impegni del Battesimo? Cosa significa concretamente per me credere in Gesù Cristo, avere fede il Lui? Sono capace di leggere la storia e la vita con lo stile evangelico? So che non sono domande facili e, che oggi, presi da tante cose e immersi in una realtà che ha perso i punti fondamentali di riferimento, facciamo fatica a vivere la rinuncia a satana e alle sue seduzioni. Il messaggio pasquale, però, è chiaro e semplice: Cristo è vivo anche oggi, ci guida e ci sostiene nel cammino e nelle prove della vita. Importante è fidarci di lui, avere fede che Lui non ci abbandona e non ci lascia soli. La celebrazione che stiamo vivendo, in particolare la Parola di Dio che è stata proclamata, ci aiuta, passo dopo passo, a riscoprire e a rileggere, partendo dall’esperienza del popolo eletto, i momenti importanti e centrali della vita, capaci di sostenerci e guidarci nel cammino che stiamo vivendo, a collocare la nostra vita all’interno della storia della salvezza, di una storia in cui abbiamo camminato con Dio, anche quando non ce ne siamo accorti o pensavamo di essere stati abbandonati. In questa notte, Dio ci racconta la storia del suo incontro con l’umanità e con ciascuno di noi. In questa veglia Dio ci aiuta a ricordare i passaggi, i momenti più importanti della nostra vita: da quando ci ha creati e, servendosi dell’amore dei nostri genitori, ci ha donato la vita, fino ad oggi, passando per i momenti negativi di fatica e di difficoltà, quando abbiamo deciso di fare da soli, di vivere senza di Lui, di scappare via e di fuggire lontano, come il figlio prodigo della parabola. Eppure il Signore era sempre lì, vicino ma rispettoso delle nostre scelte e decisioni, amante della libertà che ci ha donato.

Passo dopo passo arriviamo anche noi, talvolta sfiduciati, senza speranza e tristi, davanti a quel sepolcro vuoto. Come le donne, accorse per prime al sepolcro “si domandavano che senso avesse tutto questo” (Luca 24,4), anche noi facciamo fatica a capire il senso e il significato. Ci vengono in aiuto le parole degli angeli: “Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risorto” (Luca 24,5-6). La morte non ha più potere su di noi, perché non potrà mai più separarci da Gesù vivo e risorto, dalla relazione e dall’incontro con Lui che ha sconfitto e vinto la morte. Gesù è risorto dal sepolcro. La vita è più forte della morte. Il bene è più forte del male. L’amore è più forte dell’odio e la verità è più forte della menzogna. Il buio dei giorni passati è dissipato nel momento in cui Gesù risorge dal sepolcro e diventa, egli stesso luce di Dio che illumina tutta l’umanità. Egli ci attira dietro di sé nella nuova vita della risurrezione, vincendo il buio e le tenebre. Egli è il nuovo giorno, il primo giorno dopo il sabato, il giorno del Signore, giorno della risurrezione e della vita. Carissimi, mai come oggi sentiamo vere queste parole che devono risuonare fortemente nel mondo. I fatti recenti di odio, e di vendetta che hanno fatto precipitare l’Europa e il mondo intero in una morsa di pericolo e di morte, chiedono a noi cristiani di annunciare ancora con forza il messaggio di amore e di speranza del vangelo, di gridare a tutti che l’amore è più forte della vendetta, che la risurrezione di Gesù ha vinto ogni forma di male e che possiamo vivere ancora insieme nel rispetto e nella comprensione reciproca.

Con la gioia nel cuore, sorretti dall’amore del Signore Gesù risorto e vivo, andiamo con coraggio in mezzo agli uomini e alle donne del nostro tempo e annunciamo a tutti le meraviglie della Pasqua di resurrezione.

 

                                               + Giuseppe Pellegrini

                                                           vescovo

 

Concordia Sagittaria
26/03/2016
30023 Concordia Sagittaria, Veneto Italia