Omelia Ordinazioni Diaconali di Corrado Della Rosa e Luca Buzziol

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Omelia Ordinazioni Diaconali di Corrado Della Rosa e Luca Buzziol

Pordenone, Duomo Concattedrale San Marco, 20 ottobre 2010

“Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra” (Matteo 11,25). Desidero iniziare così, carissimi, l’omelia di oggi. A un mese dall’ordinazione sacerdotale di Martino, Francesco ed Enrico, oggi la nostra Chiesa di Concordia-Pordenone è ancora in festa per l’ordinazione diaconale di Luca e Corrado. Veramente una benedizione del Signore! Sono doni meravigliosi che il Signore offre a noi e al mondo intero. L’evento che oggi si compie in voi è un segno che Dio non ci lascia soli, che non ci abbandona mai e che ancora una volta dimostra il suo amore e la sua vicinanza, segno di speranza per tutta la chiesa e l’umanità. Carissimi Corrado e Luca, è con grande trepidazione e con profonda gioia che mi dispongo a vivere con voi e per voi – insieme ai vostri amici del Seminario, agli educatori, ai vostri genitori e familiari, ai parroci e sacerdoti che insieme alle loro comunità parrocchiali vi hanno sostenuto, a tutti voi presenti – la celebrazione dell’Ordinazione Diaconale. Siete i primi diaconi del nostro seminario che ordino in vista del presbiterato. Tra qualche momento, per il gesto dell’imposizione delle mani del Vescovo e la preghiera di Ordinazione scenderà su di voi lo Spirito Santo e sarete per sempre consacrati per Dio e la sua Chiesa. Tutti suoi e tutti per gli altri!

La pagina evangelica ascoltata provoca voi ordinandi e anche ciascuno di noi a comprendere per poi vivere fino in fondo, le esigenze del Vangelo. Anche se non siamo di stretta osservanza come i farisei, e non abbiamo come riferimento la sola legge di Mosè con tutte le innumerevoli prescrizioni, siamo pure noi alla ricerca di quali siano le cose essenziali della vita, i beni che più contano, per i quali vale la pena spendersi. Ci domandiamo: “Qual è il più grande comandamento, cos’è che vale di più, cos’è necessario fare per essere veramente cristiani?”. Carissimi Luca e Corrado, vi accingete a compiere il passo definitivo e decisivo della vostra vita, stabilendo liberamente di donarvi totalmente e per sempre al Signore e alla sua Chiesa, rinunciando a farvi una famiglia, ad amare una donna, ad avere dei figli, ad una carriera promettente. Scegliete di vivere uno stile di vita che prima di voi ha percorso Gesù e che non è finito tanto bene. “E cominciò a insegnare loro che il Figlio dell’uomo doveva soffrire molto ed essere rifiutato … venire ucciso e dopo tre giorni risorgere” (Marco 8,31). Gesù, carissimi, non fa sconti e a chi si mette alla sua sequela, non fa promesse illusorie. La sua proposta è molto chiara: se decidiamo di camminare con lui, saremo felici e avremo una vita piena di gioie, ma essa incontrerà sempre la sofferenza e la contraddizione. L’amore deve essere senza finzioni e mezze misure. “Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente” (Matteo 22,37). Gesù ribalta la prospettiva umana. Cerchiamo, infatti, sempre qualcuno che ci ami, che ci presti attenzione, che non ci lasci soli; invece siamo invitati ad amare noi per primi, tutti, senza preferenze. E non possiamo accontentarci di alcune briciole d’amore. Siamo chiamati ad amare con tutto noi stessi. Se tu ami, tutto il resto viene come dimostrazione del tuo amore. E allora amerai anche tu come ama il Signore, donando tutto se stesso. E se ami Dio così, ami anche te stesso perché sai di essere oggetto del suo amore. E se hai il cuore e l’anima pieni dell’amore di Dio, amerai anche il prossimo. Qui sta l’originalità della risposta di Gesù: nell’accostare i due comandamenti dell’amore di Dio e dell’amore del prossimo, di modo che non si possa pensare di osservarne uno senza contemporaneamente osservare anche l’altro. I due comandamenti stanno insieme, così come l’amore non può essere che unico e indiviso. Una proposta chiara che il Signore fa a tutti noi e che voi ordinandi diaconi sentite ancora più vera e forte. “Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi” (Giovanni 15,12). L’amore per il prossimo è come uno specchio del nostro amore per Dio. Se amiamo veramente Dio, questo si può vedere solamente dall’amore che siamo in grado di offrire ai fratelli; poiché nell’amore al prossimo si rende visibile, si rende concreto l’amore a Dio.

Questa sera, nella nostra Concattedrale, da una parte ci siete voi con la vostra giovinezza, il vostro entusiasmo, i doni che il Signore vi ha dato… e anche con i vostri limiti, le vostre paure e resistenze; ma dall’altra, non dimenticatelo, c’è il Signore Gesù, vivo e risorto, che vi invita a seguirlo legandovi per sempre a Lui Servo del Padre, venuto “non per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti” (Marco 10,45). Essere diaconi, significa essere servi, essere ministri della carità, impegnando tutta la vostra vita a un servizio gratuito, disponibile, senza gratificazioni e ricompense. Servire è umiltà, disinteresse, donazione, impegno, gratuità. La meta vostra è il presbiterato, ma ricordate che sarete sempre diaconi, servi delle mense, rappresentate oggi dai bisogni dell’umanità, dalle innumerevoli sofferenze spirituali e materiali di tanti fratelli e sorelle presenti anche sul nostro territorio. La carità in famiglia, la carità in parrocchia dove eserciterete il ministero diaconale, la carità verso quelle persone, e in particolare i giovani, che hanno smarrito il senso e il significato della vita, che hanno perso la fede. E infine la carità verso i poveri, quelli che fanno fatica anche da noi ad arrivare alla fine del mese perché senza lavoro, senza casa. Quelli che sono emarginati o non accolti. In loro troverete il volto di Cristo. Così supplicheremo il Padre nella preghiera di ordinazione: “Siate pieni di ogni virtù: sinceri nella carità, premurosi verso i poveri e i deboli, umili nel suo servizio, retti e puri di cuore. … Sostenuti dalla coscienza del bene compiuto, siate immagine del tuo Figlio, che non è venuto per essere servito ma per servire”.
Per vivere così, per essere capaci di amare e di servire totalmente, carissimi Luca e Corrado è indispensabile accogliere i doni e la grazia del Sacramento che si esprimono nella Parola, nella preghiera quotidiana della Liturgia delle Ore e nell’Eucaristia. Sono i tre fari che non dovete mai lasciar spegnere, mai abbandonare, pena la vostra insignificanza e il vostro fallimento, come persone e come consacrati. Una Parola che potrete annunciare e donare al mondo nella misura che voi sarete capaci di accoglierla e custodirla nel vostro cuore. Fatevi ogni giorno ascoltatori della Parola. Fatela risuonare nella preghiera per voi e per tutta l’umanità. Abbiate come punto di riferimento l’Eucaristia servita all’altare e contemplata nell’adorazione frequente. E servendo l’Eucaristia non potrete non mettere la vostra vita a servizio dei poveri e dei sofferenti, segno anche loro di Cristo Crocifisso. Celebriamo oggi la Giornata Missionaria Mondiale. Dilatiamo il nostro cuore e, come ci ricorda Benedetto XVI nel suo messaggio, ravviviamo il desiderio e la gioia di ‘andare’ incontro all’umanità portando a tutti Cristo. Sull’esempio anche di P. Fausto, missionario del PIME ucciso qualche giorno fa nelle Filippine. Missionario martire ucciso per il Vangelo.
Sia lodato Gesù Cristo!

+ Giuseppe Pellegrini

Pordenone
20/10/2011
33170 Pordenone, Friuli Venezia Giulia Italia