Ordinazioni Presbiterali

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Ordinazioni Presbiterali

Omelia

Cattedrale, 11 giugno 2022

Ordinazioni Presbiterali

Letture: Isaia 61,1-3°; Salmo 88; Giovanni 10,11-16.

Carissimi fratelli e sorelle, i nostri figli Linus e Innocent sono stati chiamati al presbiterato. Ringraziamo con gioia il Signore per questo grande dono. Nella celebrazione di quest’oggi si realizza un sogno di Gesù, come ci ricorda Giovanni nel Vangelo: “E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo condurre” (10,16). La Chiesa che sogna Gesù è la Chiesa universale, dove non ci sono distinzioni di lingua, di cultura, di razza né di colore, perché tutti siamo radunati dall’amore del Padre. Oggi è un’emozione per me ordinare questi due nostri fratelli nigeriani. Li ringrazio perché non è stato facile abbandonare la loro terra e i loro cari per venire 5 anni fa nel nostro seminario. Ringrazio il vostro vescovo di Orlu, mons. Agostino Ukwuoma, che mi ha dato la facoltà di ordinarvi nella nostra Diocesi. Un saluto affettuoso ai vostri cari e ai vostri parenti, alcuni qui presenti, altri a casa o in viaggio, ai sacerdoti vostri connazionali che sono qui e alle comunità parrocchiali che avete servito in questi anni, ai sacerdoti che vi hanno accolto, al seminario e a tutti voi preti e diaconi consacrati e consacrate e laici presenti. Respiriamo la pienezza dello Spirito che ci fa essere la Chiesa cattolica e universale, una Chiesa che non si chiude e che porta in tutto il mondo il messaggio di Gesù. La vera Chiesa di Cristo è la Chiesa missionaria. Siamo ancora più vicini a voi e al popolo nigeriano, per l’atroce attacco che domenica 5 giugno domenica di Pentecoste, alcuni ribelli armati di fucile hanno aperto il fuoco nella chiesa di San Francesco Saverio a OWO, nello stato di Ondo in Nigeria e vostro paese, uccidendo più di venti persone e ferendone molte altre. Siamo vicini ai caduti, ai feriti e alle loro famiglie e preghiamo il Signore che li consoli. È da anni che il vostro Paese soffre per questi attacchi ai cristiani. Molti di loro sanno che andare in chiesa è pericoloso, ma con una grande fede, più della nostra, partecipano settimanalmente all’Eucaristia. Grazie per la testimonianza che ci date.

Carissimi Linus e Innocent, da oggi in poi la vostra vita prende per sempre la forma del pastore, dedicando la vostra vita al mondo e alla Chiesa, secondo le esigenze e le necessità che vi verranno manifestate dal vostro Vescovo. Ci fermiamo, per un attimo, a contemplare il volto di Gesù pastore, come ce lo descrive il Vangelo che avete scelto per questa celebrazione. Gesù Risorto parla alla sua comunità, rivelando la sua identità più profonda; identità che gli viene conferita da Dio Padre. Gesù, infatti, si presenta con il nome stesso di Dio: “Io sono” (Giovanni 10,11), come Dio stesso si era rivelato a Mosè (cfr. Esodo 3,14). Con questa rivelazione Gesù si proclama Messia e inviato dal Padre per condurre l’umanità alla vita piena. Lui è il Pastore buono, quello vero, che sta sempre a fianco del suo popolo, che lo fa uscire dalla schiavitù del peccato e del proprio io. Il pastore buono è il vero pastore, colui che ha il diritto di chiamarsi tale, l’unico pastore delle pecore. Il buon pastore è l’opposto del mercenario, che fa questo mestiere solo per la paga e che guarda alla ricompensa per il lavoro, ma che in verità non ama le pecore perché non gli appartengono e non gli interressano. Lui invece, il Pastore buono, conosce le pecore ad una ad una, le chiama per nome, conducendolo in pascoli dove è possibile nutrirsi. Questa particolarità, gli deriva dalla comunione reciproca che ha con il Padre che lo ha inviato: “Così come il Padre conosce me e io conosco il Padre” (v. 13). Una comunione vissuta da Gesù con i suoi discepoli, ma che trascende il tempo e che potremmo vivere anche noi oggi con il Risorto, diventando un solo gregge con un solo pastore. Questo legame tra il Padre e Gesù si esprime nel dare la vita per noi.

Servendomi delle parole del profeta Isaia, anche voi, Innocent e Linus, sarete consacrati per portare il lieto annuncio e per fasciare le piaghe dei cuori spezzati (cfr. 61,1). Sono cambiati i tempi e le modalità, ma questo è e sarà sempre lo stile di Dio. Dio non si tiene a distanza di sicurezza, non è indifferente alle sofferenze e alle necessità delle persone, anzi si avvicina con passione e attraverso il vostro ministero, offre a tutti tenerezza e misericordia. Nell’Angelus del 14 febbraio 2021 Papa Francesco ricordava che questo modo di fare di Gesù è un comportamento trasgressivo, perché mentre la legge imponeva e proibiva di toccare i lebbrosi, lui si commuove e tocca il lebbroso per guarirlo (cfr. Marco 1,40-41). Sarete unti per lo Spirito, unti per ungere e risanare le ferite dei fratelli e delle sorelle, unti per essere uniti per sempre al Signore Gesù. Non untuosi, attaccati alla mondanità, alla vanità e alla superficialità. La prima unzione l’abbiamo tutti ricevuto nel battesimo, ed è da qui che dobbiamo ripartire nella riflessione e nell’esercizio del ministero sacerdotale. Nel febbraio 2022, Papa Francesco ricordava che ogni vocazione specifica, compreso l’Ordine sacro, è compimento del battesimo, ricordandoci così che la prima chiamata è alla santità. Se ci dimentichiamo di questo aspetto centrale, il ministero ordinato rischia di essere una funzione. Essere santi significa conformarsi a Cristo, amare come ha amato Gesù. Carissimi, non abbiamo paura di chiederci: com’è il mio rapporto con Gesù? È solo un’idealità, un fatto intellettuale o è vero e concreto? Ogni giorno vado a trovarlo in Chiesa, parlo con lui? Ricordiamoci che quanto più siamo lontani da lui, tanto più avremo bisogno di compensarlo con atteggiamenti mondani. È il rapporto con Cristo che ci salva dalla mondanità e dall’idolatria.

Nel discorso sul ministero ordinato, papa Francesco sottolinea con forza la logica della vicinanza meglio delle vicinanze: a Dio, al vescovo, tra presbiteri e al popolo. Queste vicinanze consentono al sacerdote di rompere ogni tentazione di chiusura, di autogiustificazione o di fare una vita da scapolo. Solo così potrete essere veri preti, concreti, vivendo bene il presente, senza fughe all’indietro ma nemmeno pensando solo al futuro e disprezzando la concretezza dell’oggi. Carissimi, vivendo la vostra vita così, con lo stile della vicinanza che ha vissuto Gesù, con passione e tenerezza, eviterete la tentazione di chiudermi in voi stessi mantenendo vivo l’ardore per la missione. Così pregheremo nella preghiera di Ordinazione: “Siate degni cooperatori dell’ordine episcopale, perché la parola del Vangelo mediante la predicazione, con la grazia dello Spirito Santo, fruttifichi nel cuore degli uomini e raggiunga i confini della terra”. Ve lo auguro di cuore.

+ Giuseppe Pellegrini
Vescovo

Cattedrale di Concordia Sagittaria
11/06/2022