Omelia Pasqua di Risurrezione – Pordenone, 16 aprile 2017

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Omelia Pasqua di Risurrezione

Pordenone, 16 aprile 2017

 

Se Cristo non è risorto, vuota allora è la nostra predicazione, vuota anche la vostra fede” (1Corinzi 15,14). Queste parole di San Paolo esprimono bene il valore e il significato profondo della Risurrezione per Gesù e anche per noi: Gesù è vivo ed è la nostra speranza e la nostra vita. La morte, infatti, sembrava avesse posto fine alla vicenda di Gesù e alla storia di tutta l’umanità. Cristo è risorto: è il grido che sconvolse i discepoli in quel giorno di Pasqua e li riempì di gioia. Così come loro, anche noi oggi, abbiamo il cuore traboccante di gioia e di serenità per questo meraviglioso annuncio.

Ma per sperimentare ciò, è necessario non rassegnarci all’evidenza dei fatti, ma andare avanti, credere e non smettere di cercare, come ha fatto Maria di Magdala. Ci racconta Giovanni nel Vangelo che Maria, quando era ancora buio, va al sepolcro perché non sa rassegnarsi all’idea che Gesù, che tanto amava e che poco tempo prima aveva ridato la vita a Lazzaro, fosse morto. Dentro di lei il contrasto è fortissimo e non riesce a capire perché la tomba sia aperta, e senza pensare al significato profondo di quello che le sta capitando, va di corsa dai discepoli, costringendoli così a confrontarsi con se stessi e con questo evento di vita, mentre le tenebre stavano ancora ricoprendo la terra. Il messaggio della Maddalena esprime smarrimento, ma contiene anche un presentimento e un segno manifestato dalla tomba vuota. Questa dice che la luce è vicina e che sono iniziati i tempi nuovi della gioia e della vita. La notte spirituale in cui i discepoli erano immersi sta per lasciare il posto all’esperienza di fede e alla pienezza della vita. Alla notizia che la pietra era stata tolta dal sepolcro e che il corpo di Gesù non c’era più, Pietro e il discepolo amato corrono alla tomba. È una corsa che manifesta trepidazione e paura, ma anche gioia e amore. È la corsa della Chiesa e di ogni persona che cerca disperatamente una risposta ai tanti perché e alle tante prove e sofferenze della vita; è la corsa che esprime il desiderio che Gesù sia vivo, presente e vicino a ciascuno di noi. Una corsa che si arresta, come per il discepolo amato, davanti alla fede. Il vangelo ci ha raccontato che l’altro discepolo, “vide e credette” (20,8), anche senza la manifestazione del risorto, perché la sua fede era fondata sull’amore e non sulle apparizioni. Giovanni amava così tanto il maestro che non aveva bisogno di nessun altro segno. Il suo amore non era cieco perché vedeva con gli occhi del cuore. Quando l’amore è vivo in noi, vediamo di più di quanto possano vedere quelli che non amano. Capita spesso tra marito e moglie o genitori e figli: prima ancora che uno parli o si lamenti, capisce subito che c’è un problema, perché l’amore vero aumenta la sensibilità e la capacità di comprendere gli altri.

Anche noi oggi siamo qui, non tanto per partecipare ad una celebrazione così cara alla tradizione, ma per accogliere il dono della risurrezione di Gesù e per confessare con la nostra vita che l’amore è più forte della morte e che la nostra fede, grande o piccola che sia, è una risposta d’amore all’incontro con Gesù, che è entrato nel nostro cuore e nelle nostre case. Il messaggio della risurrezione di Gesù non può restare confinato nel mondo di due mila anni fa. Gesù risorto è vivo e anche oggi illumina il mondo contemporaneo, spesso privo di serenità e di speranza. Portiamo nel cuore la grave crisi del nostro tempo, difficile e complesso e per certi versi drammatico. Paesi dilaniati dalla guerra e dal terrorismo, cristiani che vengono barbaramente trucidati, intere popolazioni che non hanno cibo e cure sanitarie, ma anche giovani vittime della della mondanità e del facile guadagno e adulti e famiglie racchiuse dentro la logica di una cultura del provvisorio. Tale logica, talvolta, rischia di sedurre anche noi! Gesù è vivo, e risorto e cammina con noi. Questo messaggio di speranza non è uno tra i tanti, né una pubblicità che cerca di persuadere, ma è il grido che l’umanità di oggi ha bisogno di sentire. Gesù risorto allarga gli orizzonti della nostra vita, aiutandoci a vivere un presente e un futuro di felicità. Con la sua risurrezione Gesù ci aiuta a riprendere il dialogo con Dio e a ritrovare il vero senso e significato della vita e dell’esistenza. Ce lo ha ricordato anche l’apostolo Paolo nella seconda lettura: “Fratelli, se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù … rivolgete il pensiero alle cose di lassù, non a quelle della terra” (Colossesi 3,1-2). Nel Cristo risorto siamo creature nuove, risplendenti dell’amore e della gioia del Padre. Creature nuove e rinnovate che, partendo dalla vita concreta di ogni giorno, sono capaci, come ha vissuto Gesù, di offrire agli altri un po’ di amore e di tenerezza, facendo della propria vita un dono per l’altro. Non occorrono gesti eroici, o straordinari, ma la capacità di condividere con gli altri quello che siamo. Il tempo pasquale è il tempo dell’amore, di un amore purificato e rinnovato, liberato dalla nostra incapacità di amare.

 

Buona Pasqua a tutti.

 

 

                                               + Giuseppe Pellegrini

                                                           vescovo

 

 

Pordenone
16/04/2017
33170 Pordenone, Friuli Venezia Giulia Italia