Solennità della Madre di Dio e Giornata Mondiale della Pace Domenica delle Palme e della Passione del Signore

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Omelia

Solennità della Madre di Dio e Giornata Mondiale della Pace

Concattedrale Pordenone, 10 aprile 2022

Domenica delle Palme e della Passione del Signore

Questa sesta domenica di Quaresima viene chiamata Domenica delle Palme e della Passione del Signore. Sono due aspetti complementari della vita di Gesù, perché il suo ingresso ‘messianico’ e gioioso in Gerusalemme dà inizio al dramma che si conclude con la sua crocifissione. È la porta d’ingresso della Settimana Santa che ha il suo culmine nel Triduo Pasquale, dove facciamo memoria dell’Ultima Cena, della crocifissione, della morte e della Resurrezione di Gesù. Gesù ho vissuto in pieno questi due aspetti contrastanti, come anche noi siamo aiutati a considerarli e a viverli nella vita di ogni giorno: gloria, festa e gioia e dall’altra parte, passione dolore e sofferenza. Umanamente sembrano due momenti contrapposti e alternativi, difficile da mettere insieme. L’esperienza di Gesù e la fede ci aiutano a comprenderli e ad affrontarli come due momenti unitari, che fanno parte della vita di ciascuno di noi. Gesù viene accolto e acclamato come re, ma lui si fa servo, donando la vita per la nostra salvezza.

Ce lo ricorda san Paolo nella lettera ai Filippesi: “Cristo Gesù, pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l’essere come Dio, ma svuotò se stesso assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini” (2,5-7), riconoscendo in Gesù il servo di Dio, che come preannunciato dal profeta Isaia, va incontro a terribili sofferenze per amore di Dio e dei suoi fratelli peccatori (cfr. 50,4-7). Il brano evangelico ci aiuta ad entrare nella settimana santa, narrando la passione di Gesù. Quest’anno siamo chiamati a meditare il testo dell’evangelista Luca. La storia degli ultimi giorni di Gesù ha interessato molto le prime comunità cristiane e gli evangelisti, i quali hanno costruito e raccolto i vari episodi ed eventi con cura. Desidero portare alla vostra attenzione due aspetti che sono molto cari all’evangelista Luca: la preghiera di Gesù e le sue parole di perdono.

Luca, a differenza degli altri racconti della passione, dà maggiore risalto alle all’esortazione alla preghiera che Gesù rivolge agli apostoli. Nel Getsemani, per ben due volte, si rivolge ai discepoli con questo invito: “Pregate per non entrare in tentazione” (22,40.44). Ma è significativa pure la preghiera di abbandono e di fiducia che Gesù rivolge al Padre: “Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà” (v. 42), e nel momento della morte: “Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito” (23,46). Per Gesù la preghiera è il segreto per essere vincitori in ogni prova. La preghiera, anche per noi, ci fa rimanere sulla croce con le braccia spalancate verso Dio e verso l’umanità intera, come Gesù. Nel racconto lucano della passione, poi, troviamo un particolare toccante, di cui non c’è traccia negli altri evangelisti: la parola di perdono a coloro che l’hanno ucciso: “Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno” “23,34) e al malfattore crocifisso insieme con lui: “Oggi, con me sarai nel paradiso” (23,43). La preghiera di perdono di Gesù si fa norma ed esempio di quanto aveva insegnato ai discepoli. Sono parole di speranza per tutti, per chi lo ha ucciso e per il buon ladrone, così amiamo chiamarlo, che riconosce in Gesù la vera speranza. Non tanto di essere sottratto dal supplizio, quanto di non essere lasciato solo nel momento del dolore, perché portato in braccio da Gesù nel Regno eterno.

Con questi gesti Gesù ci insegna la vera umanità, riaffermando la grandezza di ogni persona umana. Anche nel limite più basso, l’uomo e la donna sono ancora degni di essere amati. Se il condannato Gesù è capace di non rispondere con disprezzo agli oltraggi ricevuti e addirittura usa parole di perdono, allora deve esserci un modo diverso di vivere la propria umanità. L’unica condizione è che lo si voglia. L’avevano ben capito il buon ladrone, e anche il Centurione: “Veramente quest’uomo era giusto” (23,47). Ci ricorda san Leone Magno: “Colui che vuole onorare veramente la passione del Signore, deve guardare con gli occhi del cuore Gesù crocifisso, in modo da guardare nella sua carne la propria carne” (Discorso 15).

Carissimi, anche noi oggi, siamo immersi in un’umanità sofferente, che non vuol cogliere la proposta di amore, di misericordia e di perdono che Gesù offre. Talvolta il nostro entusiasmo e la nostra gioia diventano chiusura, rifiuto e odio. Amare non è sempre facile, perdonare ancora meno! Lo stiamo vedendo e sperimentando in questi giorni di guerra che coinvolgono due paesi vicini a noi, nella nostra Europa e in tante altre parti del mondo. Guerre che creano dolore e morte, generando un’immigrazione di massa: donne, bambini e anziani costretti ad abbandonare le loro case e la loro terra per mettersi in salvo. Due sono i demoni della guerra: sete di dominio e il dio denaro. Guardiamo a Gesù crocifisso e dalla sua passione impariamo che, per creare la pace e una cultura della pace, è indispensabile la preghiera, la misericordia e il perdono di Dio, e anche l’amore e il dono della propria vita agli altri. Solo così sarà possibile costruire un’umanità nuova. Quelle braccia distese e inchiodate alla croce, sono la memoria perenne di un amore e di una accoglienza che non sono per un momento o per alcune persone, ma per sempre e per ogni uomo e donna della terra. Buona settimana santa.

+ Giuseppe Pellegrini
Vescovo

10/04/2022