Omelia
Veglia di preghiera per i Missionari Martiri
Cattedrale di Concordia, 24 Marzo 2022
Voce del verbo
Carissimi tutti, ci troviamo insieme questa sera nella Chiesa cattedrale per vivere la veglia di preghiera per i missionari martiri. È da 30 anni che celebriamo nelle nostre diocesi questa giornata, ideata dai giovani del Movimento missionario delle Pontificie Opere, per non dimenticare e per aiutarci a vivere ancora più intensamente il cammino quaresimale, accogliendo la testimonianza di tanti nostri fratelli e sorelle che hanno dato la loro vita per l’annuncio del Vangelo.
Un titolo strano quello di quest’anno: Voce del verbo. Strano perché può sembrare una frase interrotta, incompleta e, se così, porta a dare valori e significati differenti, secondo la scelta del verbo. La pagina di Vangelo appena proclamata ci aiuta perché usa per tre volte il verbo donare la vita, amare (Cfr. Giovanni 10,14.17.18). L’amore dl Cristo pastore non ha confini e non fa distinzione. Giudei e pagani sono coinvolti nello stesso amore. E per queste pecore Gesù dà la vita da se stesso, in piena libertà. Ma questa è anche la volontà del Padre. Per Gesù libertà e obbedienza al Padre coincidono. Possiamo che dire che è la parola Verbo con la l’iniziale maiuscola: è il Verbo che era presso Dio durante la creazione del mondo e che si è fatto carne, entrando nella storia e assumendo la nostra umanità attraverso l’incarnazione. Oppure potremmo usare il verbo ascoltare. Abbiamo iniziato il cammino sinodale della Chiesa universale e italiana, ma anche il cammino sinodale diocesano. Il primo momento di questo cammino è l’ascolto: ascoltare l’umanità, ascoltare il creato che stiamo distruggendo e ascoltare la vita delle persone, le loro gioie e sofferenze. Ascoltare per poi discernere quello che lo Spirito sta dicendo e chiedendo alla nostra Chiesa.
Se invece mettiamo l’accento sulla parola ‘voce’, possiamo entrare più profondamente nella comprensione di alcune voci che anche oggi si fanno sentire. Certamente è la voce del Signore che parla a noi attraverso la sua Parola. La liturgia della Parola di questo giorno, nella terza settimana del tempo di Quaresima, ci parla della guarigione di un muto da parte di Gesù, abilitandolo così a diventare annunciatore, testimone e missionario, e dell’invito che il profeta Geremia fa al popolo sulla necessità di ascoltare la voce del Signore. Geremia con forza denuncia la sordità del popolo eletto, richiamandolo a prestare ascolto alla voce di Dio. Ma in questi giorni, purtroppo, ascoltiamo anche un’altra, la voce delle armi che in 28 parti della terra, stanno distruggendo il creato, la creazione e l’umanità. Ma possiamo anche dire che stanno distruggendo e uccidendo il Creatore stesso, Dio, che muore sotto il peso dell’odio del dolore e della sofferenza di tanti uomini e donne e bambini. All’inizio della celebrazione abbiamo ricordato questi momenti tragici che l’umanità sta vivendo: guerre in tante parti del mondo ma soprattutto anche una guerra vicino a noi, in Europa, tra Russia e Ucraina. Domani sera accogliendo l’invito di Papa Francesco, consacreremo anche noi al Cuore Immacolato di Maria la Russia, l’Ucraina e le altre tante parti del mondo che sono in guerra, chiedendo al Signore che ci doni la sua pace. Lui, il Principe della Pace, converta i nostri cuori perché possiamo fare pace tra di noi, pace con le persone che ci stanno accanto, pace in famiglia e pace nel superamento dei conflitti. I conflitti ci sono e fanno parte della nostra esistenza. Importante è come noi li risolviamo: se con l’odio, con le armi e con la guerra, o mettendoci attorno a un tavolo, ascoltandoci e cercando di capire le esigenze e i punti di vista degli altri, arrivando, così, pur con qualche compromesso, alla soluzione del conflitto.
Questa sera siamo qui per ascoltare e da voce a un’altra voce, quella dei missionari e delle missionarie che in ogni parte del mondo, come ci ha ricordato il Vangelo, donano la vita per i fratelli. Gesù ci ha ricordo che Lui è il buon pastore, il pastore di tutto il gregge, di tutte le pecore, sia quelle che sono dentro il recinto e che ascoltano la sua voce, sia quelle che sono fuori, che sono fuggite, che non ascoltano e non vogliono ascoltare la voce del pastore, quelle che si sono allontanate. Gesù è venuto proprio per queste, per fare udire a tutte la sua voce. Siamo qui, in particolare, per ascoltare la voce di quei missionari e missionarie che ogni anno e in ogni parte del mondo, perdono la vita per annunciare il Vangelo e per essere vicini, come Gesù, ai più poveri. Sono uccisi perché scomodi a chi vede nel povero una persona da sfruttare. Le testimonianze che ci giungono dal mondo, raccontano di interi popoli perseguitati e massacrati, vittime di un sistema che pensa solo allo sfruttamento delle persone. La celebrazione della Giornata dei Missionari Martiri è un’opportunità per ciascuno di noi per rileggere la nostra fede alla luce della testimonianza e per vivere più coerentemente il Vangelo. Sono migliaia i nuovi martiri. Anche nell’anno 2021, secondo i dati dell’agenzia Fides, sono stati uccisi nel mondo 22 missionari: 13 sacerdoti, un religioso, due religiose e 6 laici. Ogni anno durante il cammino quaresimale siamo invitati a pregare per loro perché, unendosi alla passione di Cristo, possano risorgere con lui ed essere segno di speranza per il mondo intero. In quest’anno particolare, insieme alle diocesi del Triveneto, desideriamo porre l’attenzione su due missionari martiri del nostro territorio: Nadia De Munari, una laica Vicentina che in Perù è stata uccisa il 21 aprile 2021, donando la vita per i più poveri e indifesi; e il vescovo Luigi Padovese. Nato da una famiglia di Summaga, nel 1973 fu ordinato prete tra i frati minori cappuccini. Ordinato vescovo dell’Anatolia in Turchia nel 2004, è stato ucciso dal suo autista il 3 luglio 2010, in odio alla sua fede cristiana. Desidero ricordare questa sera, un altro missionario martire anche se, per fortuna, è stato prontamente soccorso e salvato in tempo, il comboniano p. Cristian Carlassare, che domani nel Sud Sudan sarà ordinato Vescovo per quelle popolazioni. Gli assicuriamo il nostro ricordo e la nostra preghiera.
Che i missionari martiri siano il faro della nostra fede che punta a Dio, Padre di un mondo nuovo che non conosce la miseria, la fame, l’oppressione, la discriminazione, la guerra e le ingiustizie. In un mondo in cui l’esistenza è unicamente amata da Lui.
Con la missione nel cuore.
+ Giuseppe Pellegrini
Vescovo