Solennità di San Giuseppe, patrono degli artigiani

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Omelia

Chiesa del Cristo, Pordenone 19 marzo 2022

Solennità di San Giuseppe, patrono degli artigiani

Al cuore del nostro cammino quaresimale, la liturgia ci fa incontrare con san Giuseppe, invitandoci a cooperare anche noi al compimento dell’opera della salvezza. I vangeli parlano raramente di San Giuseppe; solo gli Evangelisti Luca e Matteo ne parlano in alcuni fatti infanzia di Gesù. Giuseppe viene presentato come il padre legale di Gesù, ritenuto tale senza esserlo. Il linguaggio più tradizionale lo definisce ‘padre putativo’, (dal latino puto, creduto tale). Secondo la genealogia di Luca: “Era figlio, come si riteneva, di Giuseppe, figlio di Eli” (Luca 3,23) e in quella di Matteo: “Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù, chiamato Cristo” (1,16). La trasmissione della vita iniziata con Abramo di padre in figlio, s’interrompe bruscamente affidando a Maria questo compito. Siamo di fronte ad un a paternità tutta particolare. Normalmente, coloro che i figli chiamano padri, lo sono perché hanno concepito e generato secondo la carne. Il Nuovo Testamento capovolge questa logica perché ci ricorda che ogni paternità deve rimandare all’unica e vera paternità che è quella del Padre che sta nei cieli. E san Giuseppe ci testimonia non una paternità falsa o dimezzata, ma una paternità autentica e compiuta, in quanto segno della paternità e dell’amore di Dio. Ce lo ricorda la profezia che il Signore ha fatto al re Davide attraverso il profeta Natan: “Io susciterò dalla tua discendenza uno che mi edificherà una casa…… che sarà per sempre. Io sarò per lui padre ed egli sarà per me figlio” (2Samuele, 7,3-14).

Un aspetto mi sembra bello sottolineare, che prendiamo dal racconto evangelico dello smarrimento di Gesù al tempio e il suo ritorno alla vita normale a Nazareth. Maria e Giuseppe non trovando Gesù nella carovana, ritornano a cercarlo nel Tempio, a Gerusalemme. Quando lo ritrovano Maria dice: “Tuo padre ed io, angosciati, ti cercavamo” (Luca 2,48). Gesù viene cercato con preoccupazione ed agnosia dai suoi genitori, ma quando lo trovano devono constatare che lui stesso sta cercando! Che paradosso: colui che vien cercato è un cercatore! E con la sua ricerca Gesù corregge, purifica e orienta la ricerca di Giuseppe e di Maria, così come orienta e purifica la ricerca di ciascuno di noi. “Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio” (2,49). Giuseppe cercando Gesù, ha dovuto imparare dal figlio a cercare sempre, in ogni cosa, il volto del Padre che è nei cieli, e soprattutto a cercare e comprendere la volontà di Dio nella propria vita come ha fatto suo figlio, Gesù che è rimasto nel tempio per cercare il Padre suo, ascoltando e interrogando i maestri della legge. Giuseppe ha compreso che cosa significhi diventare eredi “in virtù della fede” (Romani 4,16), condividendo la stessa fede di Abramo e divenendo come lui “padre di molti popoli” (4,17). Giuseppe si fida di Dio. Le sue labbra chiuse sono l’espressione più eloquente di chi sa collocarsi con umiltà nella storia della salvezza, anche se non ne comprendeva fino in fondo le scelte e le conseguenze e si lascia guidare dallo Spirito Santo. Rimarrà accanto e prenderà con sé Maria come sua sposa e tra la fedeltà alla Legge e la fedeltà a Dio sceglie la volontà di Dio; così come si prede cura della sua famiglia, affrontando un lungo e doloroso viaggio verso l’Egitto. E’ il padre che si prende cura, custodisce e apre il cammino anche nelle situazioni più oscure e difficili della vita.  della vita. Matteo nel suo Vangelo ci presenta Giuseppe come “uomo giusto” (2,19), disponibile ad accogliere la volontà di Dio e la sua Parola, e capace di prendersi cura. La giustizia di Giuseppe non è semplicemente quella derivante dall’osservanza della legge e dei comandamenti, ma la ricerca della volontà di Dio accolta con piena disponibilità. Giuseppe è sempre rimasto fedele a questo stile di vita anche se non ne comprendeva sempre il significato. “Essi non compresero ciò che aveva detto loro” (Luca 2,50). L’amore deve essere disponibile anche se deve sopportare l’angoscia per la mancanza dell’altro. Necessario fidarsi completamente. Luca termina il suo racconto dicendo che Gesù stava sottomesso a Maria e Giuseppe. Dinamiche della vita che Gesù ha assunto e condiviso nella sua incarnazione, senza nessuna riserva.

San Giuseppe ci viene proposto come modello da imitare, per imparare ad accogliere Dio nella nostra vita e il suo progetto con profondo rispetto, obbedienza e totale fiducia. Come a Giuseppe, anche a noi è chiesto di essere disponibili a vivere giorno per giorno alla luce della Parola di Dio e della sua volontà, capaci, con l’aiuto dello Spirito Santo, di leggere ogni momento della nostra esistenza, anche quelli più difficili e incomprensibili, con fede e totale fiducia all’agire del Padre. Siamo qui, oggi, a ringraziare il Signore per la testimonianza e la vita di San Giuseppe che veneriamo e ricordiamo come patrono degli artigiani e di tutte le persone che con il lavoro si impegnano a custodire e mantenere la propria famiglia. I tempi attuali non sono facili: oltre alla pandemia che non è ancora debellata, stiamo vivendo giorni bui di guerra fratricida vicina a noi, in Ucraina, che provoca morte, desolazione e tanta paura. Numerose famiglie, operai e industriali, sono in ansia per la grave crisi economica che sta avanzando. Questa crisi sta provocando la mancanza di materie prime, mettendo in ginocchio tante ditte e operai. Siamo qui per affidare al Signore, attraverso l’intercessione del vostro patrono san Giuseppe, gli artigiani e gli operai, tutte le nostre famiglie e in modo particolare i giovani perché si sentano sempre sostenuti e accolti dalle nostre comunità. Che san Giuseppe gli aiuti a comprendere fino in fondo il progetto che Dio ha sulla loro vita.

Affidiamoci a san Giuseppe con la preghiera che Papa Francesco recita ogni giorno.

“Glorioso Patriarca San Giuseppe, il cui potere sa rendere possibili le cose impossibili, vieni in mio aiuto in questi momenti di angoscia e difficoltà. Prendi sotto la tua protezione le situazioni tanto gravi e difficili che ti affido, affinché abbiano una felice soluzione. Mio amato Padre, tutta la mia fiducia è riposta in te. Che non si dica che ti abbia invocato invano, e poiché tu puoi tutto presso Gesù e Maria, mostrami che la tua bontà è grande quanto il tuo potere. Amen”.

+ Giuseppe Pellegrini
Vescovo

Pordenone
19/03/2022