Omelia Veglia di Preghiera per il Lavoro Mobilificio San Giacomo, Cecchini – 30 aprile 2012

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Omelia Veglia di Preghiera per il Lavoro

Mobilificio San Giacomo, Cecchini – 30 aprile 2012

Questo incontro di preghiera è stato voluto per presentare al Signore, dentro la crisi che stiamo vivendo, tutte quelle situazioni di persone, uomini e donne, operai e imprenditori che hanno perso il lavoro o che sono in forte preoccupazione per la precarietà della condizione lavorativa oggi e per il futuro, visto il perdurare di una crisi che non fa vedere vie di uscita e che investe tutti i settori produttivi – industriale, edilizio e agricolo -. Un saluto cordiale e affettuoso ai lavoratori e alle lavoratrici, all’Ufficio della Pastorale sociale della diocesi che ha organizzato l’incontro, all’azienda che ci ospita (proprietario, dirigenti e lavoratori), ai sindacati, alle autorità e ad altre categorie presenti.
Sappiamo bene qual è la volontà di Dio sulla persona e sull’umanità: siamo stati creati e inseriti nel meraviglioso piano della creazione per essere anche noi partecipi, con tutto il nostro essere, la nostra intelligenza, il nostro cuore, la nostra fantasia e volontà, al completamento dell’Opera di Dio. Noi siamo suoi collaboratori; d’ora in poi Dio opera anche attraverso di noi! Anche la pagina di Vangelo ascoltata in questa Veglia di preghiera mette in luce proprio l‘intervento dell’uomo nel miracolo che Gesù sta compiendo. E’ la scena della moltiplicazione dei pani e Gesù sa bene quello che deve fare. Però non lo fa da solo! Chiede che anche noi facciamo la nostra parte. “Voi stessi date da mangiare!” (Matteo 14,16). Sa bene che è impossibile; però chiede il nostro intervento: cinque pani e due pesci … sono sufficienti per Gesù. Ecco, carissimi, il progetto di Dio anche sul lavoro. Noi dobbiamo contribuire con tutte le nostre forze alla realizzazione del progetto di Dio sulla storia: lavoratori e imprenditori, riaffermando il genio, la creatività e il senso di responsabilità che sempre ci hanno contraddistinto.
E proprio da qui scaturisce la dignità del lavoro, legato indissolubilmente alla dignità della persona umana. Con il lavoro infatti la persona ha la possibilità di realizzare pienamente se stessa, sviluppando tutti i doni e le potenzialità che ha in sé e che ha ricevuto, conducendo una vita dignitosa, a livello personale, sociale e familiare. Possiamo ben affermare che il lavoro porta con sé una missione, quella di rendere l’uomo protagonista con Dio nella costruzione di un mondo più giusto e più umano. Per questo il lavoro non può essere un puro strumento dell’economia; non è solo produzione ma è anche piena realizzazione della persona umana. Tutelando la dignità del lavoro si opera anche per la difesa della giustizia sociale.
In un momento poi di difficoltà e di crisi, come Chiesa ci sentiamo profondamente vicini a voi, per riaffermare la dignità del lavoro e per dire che è necessario compiere ogni sforzo (personale, sociale, sindacale, imprenditoriale, politico ed economico), anche con qualche sacrificio, per assicurare a tutti un lavoro onesto e dignitoso. E’ necessario che l’uomo e la donna possano realizzare le loro profonde aspirazioni e rendere così più bello il mondo. Come Chiesa vi siamo vicini, non tanto nelle questioni tecniche, ma nelle questioni fondamentali e nella difesa del posto di lavoro, della dignità e dei diritti dei lavoratori. Lo ricordavo anche il 25 aprile. Compito della Chiesa, dei sacerdoti e del vescovo è di essere vicino a voi, con la solidarietà e l’affetto, ma anche con la parola! Non è la nostra parola, è la parola di Gesù che si è fatto vicino a tutti, in particolare a chi è nella sofferenza e nel bisogno.
Vogliamo dire anzitutto che mai come oggi sentiamo urgente che le istituzioni civili e la politica, nelle varie scelte che sono chiamate a fare, dimostrino veramente la preoccupazione di assicurare a tutti gli uomini, le donne e i giovani un posto di lavoro, e che il lavoro, oggi, sia la prima preoccupazione. Lavoro per tutti, senza dimenticare le condizioni con le quali si manifesta. Non si deve mai abbassare la guardia. E’ necessario un lavoro sicuro, con la tutela della salute e della sicurezza degli ambienti, anche vigilando sull’organizzazione della produzione. Non deve essere al primo posto solo la produttività. E’ importante poi che si dia veramente avvio a quella fase di ripresa degli investimenti, l’unica che può assicurare nuovi posti di lavoro. Investimenti accompagnati e sorretti dal mondo finanziario ed economico che deve fare la sua parte. E’ necessario che il nostro paese recuperi sicurezza per il presente e speranza per il futuro.
Non sono convinto che l’apertura incondizionata e senza regole dei centri commerciali e dei negozi, che oltretutto favorisce il lavoro precario, tenga in seria considerazione il valore e la centralità della persona. Il valore della domenica, oltre che religioso, ha anche una forte valenza sociale. Non è solo un giorno di riposo – come invece avviene ora – ma diventa l’opportunità per tutta la famiglia di ritrovarsi insieme e di consolidare quelle amicizie necessarie al buon funzionamento della società. E’ la vita comune e famigliare che si esprime e si rafforza nel segno dell’incontro, del riposo, dello svago, della preghiera e della solidarietà. Lavoro e famiglia sono strettamente collegati.
Carissimi, la crisi investe tutti, lavoratori ed imprenditori. Per uscire dalla crisi è necessario uno sforzo maggiore. E’ necessario però investire ancora in tecnologie, modernizzando la produzione. Dobbiamo tutti puntare in alto. Lo abbiamo visto anche nel nostro territorio: molte fabbriche hanno chiuso, licenziando tutto il personale; altre hanno investito ed ora stanno raccogliendo i frutti. Ma permettete che il mio pensiero ora vada ai moltissimi giovani, soprattutto a coloro che – dopo anni di studio – non riescono a trovare ancora un’occupazione stabile, che risponda alle personali aspirazioni, rimandando così anche la realizzazione di una famiglia e l’ingresso nella società. Proprio 20 anni fa, il 1 maggio 1992, Giovanni Paolo II visitava la nostra diocesi e all’interno della fabbrica Electrolux Zanussi, incontrò il mondo del lavoro. Già allora parlò della crisi occupazionale dei giovani: “E’ necessario far sì che questi possano accedere al mondo del lavoro. E’ un loro diritto che, se soddisfatto, contribuirà a rendere più sereno il futuro dell’intera comunità”. Mi sento vicino anche a coloro che hanno perso il lavoro in questi ultimi tempi, in particolare alle categorie più deboli nel mondo lavorativo: donne, immigrati e persone di una certa età. In questi giorni ho percepito anche la preoccupazione di alcune cooperative sociali che offrono lavoro e dignità a molti diversamente abili.
Carissimi, nella quotidiana fatica del lavoro e del fare impresa, nel momento ancora più difficile della sua perdita, nella mancanza di speranza e di un futuro buio e incerto, sentite al vostro fianco la Chiesa. Non una chiesa astratta, ma la vostra comunità parrocchiale, i vostri sacerdoti, la diocesi e il vescovo. Condividiamo le vostre stesse preoccupazioni e soffriamo con voi. Vi confesso che ogni mattina, dopo la preghiera, apro con un po’ di trepidazione i giornali della nostra provincia, preoccupato di trovare ancora notizie di fabbriche o aziende che sono in crisi! Sappiate però che insieme potremo farcela! Com’è successo altre volte. Non perdiamo la fiducia e la speranza, e grazie della vostra presenza. Il Signore accompagni il nostro cammino.

 

+ Giuseppe Pellegrini vescovo

Pordenone
30/04/2012
33170 Pordenone, Friuli Venezia Giulia Italia