Rito di Ammissione agli Ordini Sacri

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La celebrazione liturgica della Beata Vergine Maria del Rosario, ci riporta alla antichissima devozione del popolo cristiano: il Rosario. L’Ave Maria è fra le preghiere più amate e diffuse della cristianità. Si compone di due parti: la prima è dei primi secoli, certamente anteriore al X°. I monaci cistercensi e successivamente i domenicani, l’hanno diffusa e fatta conoscere. La seconda parte è più tardiva, con un tono di supplica, influenzata dalla spiritualità medievale. San Pio V, domenicano, approvò l’unione delle due parti e, qualche anno dopo dichiarò che fu la preghiera del rosario a salvare l’Europa nella battaglia di Lepanto del 7 ottobre 1571.

Anche noi questa sera desideriamo affidarci alla protezione della Vergine Maria, in modo particolare affidiamo Davide, Matteo e Michael che con il Rito di Ammissione tra i candidati al diaconato e presbiterato, si impegnano in maniera ufficiale e pubblica a continuare il cammino formativo del seminario, preparandosi in questo modo al ministero ordinato. È una scelta che compiono in piena consapevolezza e libertà, dopo un cammino di discernimento con i loro educatori, aderendo alla chiamata del Signore di mettere tutta la loro vita al servizio del Vangelo. Esprimeranno pure il desiderio di crescere nella maturazione umana, nel consolidarsi nella fede, speranza e carità, intensificando la preghiera, lo studio e la carità pastorale, per guadagnare a Cristo l’umanità.

Ci lasciamo guidare dalla parola di Dio di questa liturgia, in particolare dal saluto dell’Angelo Gabriele a Maria, che ci rivela non solo la vera identità di Maria ma anche la nostra identità di cristiani; necessario, però, che ci lasciamo guidare dal Signore ed assumiamo lo stile di vita di Maria. Sarà anche per voi istituendi e per tutti voi seminaristi, all’inizio del nuovo anno scolastico, uno stimolo per accogliere ancora più intensamente la chiamata di Dio. Le parole iniziali dell’Angelo comprendono un saluto, un appellativo e una benedizione La prima parola è: “Rallegrati” (Luca 1,28). È la traduzione del greco ‘kaire’, che è più precisa del latino ‘ave’, perché indica la gioia che si collega alle antiche profezie di stampo messianico. È il saluto usuale carico di speranza e di gioia. Luca conosce bene il saluto ebraico che porta l’augurio di pace e di gioia, segni che il Messia è stato donato.

Per comprendere ancora meglio il significato del saluto dell’Angelo, è necessario soffermarsi sull’appellativo “piena di grazia” (v.28), ‘xexaritoméne’. Maria è colmata della grazia di Dio, xàris, in greco. Hermann Hesse diceva che ‘grazia’ è la parola più bella del cristianesimo. Grazia significa ‘dono gratuito’ da parte di Dio. La festa di oggi ci rivela la santità e la grandezza di Dio perché in Maria riconosciamo il grande amore che Dio ha per l’umanità. Infatti, Maria per prima ha accolto e accettato il dono grande che Dio le stava per fare, anche se non ne comprendeva fino in fondo il significato. Maria fin dal momento del suo concepimento è stata oggetto di predilezione da parte di Dio, perché concepita senza peccato. L’evangelista Luca lo precisa ancora meglio nel versetto 30: “Non temere Maria perché hai trovato grazia presso Dio “. Grazia che diventa, nel Magnificat, inno di ringraziamento al Signore: “L’anima mia magnifica il Signore… Grandi cose ha fatto per me l’onnipotente” (Luca 1,46.49).

La terza espressione è una benedizione: “Il Signore è con te” (v.28), e si riferisce all’aiuto di Dio che non abbandona e dà la forza di svolgere bene il compito affidato. Dio è sempre presente rimanendo fedele alla sua chiamata, e questo per ogni vocazione. L’espressione riveste un significato tutto particolare per Maria, chiamata a portare in grembo e dare alla luce Gesù, il Figlio di Dio: Dio è con Lei perché in Lei, nel suo Figlio. Il Signore l’ha rivestita di sé, l’ha illuminata della sua luce, del suo amore e della sua santità. È con lei perché l’ha fatta interamente sua. Maria è tutta di Dio, è il suo capolavoro. In Maria Dio ha attuato le sue promesse.

Non preghiamo Maria perché è più dolce e più buona di Dio. nè una scorciatoia per arrivare più facilmente a Dio. Sappiamo che ogni preghiera non è mai solitaria, ma nella Chiesa e della Chiesa. Maria, capolavoro dello Spirito Santo, ha un posto speciale nella Chiesa, perché in Lei si sono realizzate quelle promesse che Dio aveva fatto all’umanità attraverso i profeti: “Rallegrati, figlia di Sion; grida di gioia, Israele esulta e acclama con tutto il cuore” (Sofonia 3,14), e qualche secolo dopo, con il profeta Zaccaria: “Esulta grandemente figlia di Sion, giubila figlia di Gerusalemme” (9,9). Carissimi, ogni volta che preghiamo l’Ave Maria, ci rallegriamo con Lei ripetendo le stesse parole della Bibbia. Pregare il Rosario significa lodare invocare la Vergine che ci porta a Gesù. Non stanchiamoci di ripetere l’Ave Maria, così impareremo a contemplare Gesù nei vari momenti della sua vita ed essere disponibili allo Spirito Santo. Ce lo ha ricordato il racconto della Pentecoste: “Tutti erano perseveranti e concordi nella preghiera, insieme ad alcune donne e a Maria, la madre di Gesù e ai fratelli di lui” (Atti 1,14). Al suo sorgere la comunità cristiana attendeva la venuta dello Spirito pregando Maria. È proprio la presenza orante della Madre di Gesù a conferire alla Chiesa una fisionomia materna e sponsale. Maria è la presenza che aiuta il cristiano e ancor più il consacrato, a scoprire il proprio volto interiore, perché è nello stesso tempo modello della Chiesa pellegrinante e anticipo della chiesa gloriosa, la Gerusalemme celeste. Il Rosario è la preghiera più semplice, più facile e contemplativa, perché propone, uno ad uno, i misteri della vita di Cristo. È la preghiera che unisce grandi e piccoli, colti e incolti, ricchi e poveri, sani e ammalati. È la preghiera che unisce e tiene unite le comunità e le famiglie.

Carissimi Davide, Matteo e Michael, carissimi seminaristi che iniziate il nuovo anno scolastico con voi educatori e professori; cari genitori, parenti e amici delle comunità parrocchiali degli ammittendi, carissimi confratelli, poniamoci senza paura alla sequela di Gesù con la stessa fedeltà di sua Madre. Diciamo anche noi, come Maria: “Avvenga per me secondo la tua parola” (Luca 1,38).

Un grazie di cuore per la vostra presenza e per l’impegno che metterete in questo nuovo anno formativo. Buon Cammino.

+ Giuseppe Pellegrini
Vescovo

Seminario Vescovile di Pordenone
07/10/2022