Veglia di preghiera – Santuario di San Damiano in Assisi,3 ottobre 2012

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Veglia di preghiera

“Il pianto delle povere Dame sulla salma di San Francesco”

Santuario di San Damiano in Assisi, 3 ottobre 2012

 

 Desidero iniziare questo momento di riflessione con la preghiera “Absorbeat” che alcuni attribuiscono a San Francesco. (FF 277)

 

            “Rapisca, ti prego, o Signore,

l’ardente e dolce forza del tuo amore

la mente mia da tutte le cose che sono sotto il cielo,

perché io muoia per amore dell’amor tuo,

come tu ti sei degnato morire

per amore dell’amor mio”.

Possiamo comprendere il significato più vero che Francesco ha dato al suo morire: è una risposta di amore al dono con il quale Gesù ci ha amato. Ed è anche il significato della preghiera che stiamo vivendo qui stasera, ricordando il pianto delle povere donne sulla salma di san Francesco mentre viene portato ad Assisi per la sepoltura.

Come dice il Celano nella Vita Prima “né sembrava conveniente piangere a dirotto su colui il cui transito aveva richiamato schiere di angeli e allietare tutti gli eletti del cielo”.

 

Piangono di dolore, si! Piangono per la perdita del loro grande fratello e padre; ma piangono anche di gioia, certe che Francesco continuerà in cielo la sua opera e la sua attrazione. Poco prima della morte, Francesco scrive per Chiara e le sue consorelle un testo che contiene la sua ultima volontà a loro riguardo “…voglio e prometto, da parte mia e dei miei frati, di avere sempre di voi, come dei miei frati, cura diligente e sollecitudine speciale”.

 

Risulta così evidente il valore e il significato più vero della morte di Francesco. Mi preme sottolineare un aspetto importante che si può ritrovare in questa morte, così come ci viene raccontato nella “Leggenda dei tre compagni”: “L’anno dell’Incarnazione del Signore 1226, ai 4 di ottobre, …, egli migrò felicemente a Cristo”. (FF 1482). Piace anche a me questo verbo: migrò! E pensiamo subito agli uccelli che emigrano verso luoghi più confortevoli… Il migrare indica sempre la ricerca d’un luogo migliore in cui vivere, un luogo più sicuro!

Ecco il significato profondo che Francesco ha dato al suo morire: uscire dalla mediocrità, non fermarsi alle illusioni che la vita spesso ci offre, ma ricercare sempre la risposta alla domanda più vera: “Qual è il senso della mia vita?”.

Francesco ha trovato il senso della propria esistenza nella povertà, nell’amare e servire i più deboli, i poveri; nella preghiera, nella testimonianza, nella predicazione, nella scelta radicale di Gesù che da sola basta a dare un senso profondo a tutta la vita.

San Paolo ci esorta infatti a vivere “secondo lo Spirito!”

 

Nel “Cantico di Frate Sole” rimane incisivo quel “guai a quelli ke moriranno ne la peccata mortale”. E’ un cammino che sta davanti a ciascuno di noi.

Ci è chiesto di scegliere se vivere come Francesco, mettendo Cristo e il suo stile di vita al centro delle nostre scelte, oppure lasciarci vivere, illudendoci che gioia e felicità possano esserci donate dal vivere “secondo la carne”.

 

Accogliamo l’invito che Francesco faceva – e che oggi fa a noi – alla conversione, orientando la nostra vita a Cristo.

 

Scrive nella “Regola non bollata”:

            “Beati coloro che muoiono nella penitenza,

poiché saranno nel regno dei cieli” (FF 55)

 

+ Giuseppe Pellegrini vescovo

Assisi
03/10/2012
06081 Assisi, Umbria Italia