Omelia festa Presentazione del Signore e Giornata della Vita Consacrata
Concattedrale Pordenone, 2 febbraio 2019
La celebrazione annuale della Giornata della Vita Consacrata ci invita ad esprimere un grazie al Signore per il dono che fa alla nostra Chiesa diocesana di consacrate e consacrati totalmente dediti al Signore, testimoni di vita evangelicamente vissuta, a servizio delle nostre comunità e del mondo intero. Carissimi e carissime, la vostra presenza con il carisma che vi contraddistingue e la vostra dedizione, in tempi non facili, sono un dono prezioso per tutti e per questo, a nome di tutta la nostra Chiesa diocesana, vi ringraziamo di cuore.
Nella festa della Presentazione di Gesù al Tempio, che noi latini chiamiamo ‘candelora’ e i fratelli orientali chiamano ‘festa dell’incontro’, facciamo memoria del gesto di Simeone che prende tra le braccia Gesù e lo riconsegna ai suoi genitori, riconosce in questo bambino la scintilla capace di illuminare il mondo intero. E la Chiesa ci fa ripetere il gesto della processione con i ceri accesi, segno che Gesù è la luce del mondo che non può restare nascosta. Questo gesto diventi per tutti noi il segno del nostro desiderio di accogliere tra le nostre braccia il Signore Gesù, come hanno fatto i due anziani Simeone ed Anna. Siamo di fronte a due anziani e a un bambino, deboli e fragili, che ci insegnano a non aver paura di accogliere gli altri. La festa della Presentazione di Gesù è l’occasione per rinnovare la nostra capacità di andare incontro agli altri per accendere sulla terra il fuoco della presenza del Cristo che arde, risplende e riscalda l’avventura di ogni persona nel mondo. Infatti, è proprio nelle realtà più deboli e fragili che si manifesta la forza di Dio e della sua Parola, come ci ha ricordato la lettera agli Ebrei, appena proclamata: “Perciò doveva rendersi in tutto simile ai fratelli, per diventare un sommo sacerdote misericordioso e degno di fede” (2,14). La celebrazione di questa festa ricorda ad ognuno di noi l’impegno che deriva dal battesimo, che per noi consacrati diventa scelta di vita: andare incontro agli altri. Ci ricordava papa Francesco nell’omelia dell’anno scorso: “La La vita frenetica di oggi induce a chiudere tante porte all’incontro, spesso per paura dell’altro – sempre aperte rimangono le porte dei centri commerciali e le connessioni di rete –; ma nella vita consacrata non sia così: il fratello e la sorella che Dio mi dà sono parte della mia storia, sono doni da custodire. Non accada di guardare lo schermo del cellulare più degli occhi del fratello, o di fissarci sui nostri programmi più che nel Signore. Perché quando si mettono al centro i progetti, le tecniche e le strutture, la vita consacrata smette di attrarre e non comunica più; non fiorisce perché dimentica “quello che ha di sotterrato”, cioè le radici”.
Carissime consacrate e consacrati, voi siete nel mondo il segno della presenza di Gesù che ci viene incontro e che illumina la vita e il cammino di ogni persona e siete anche un invito per tutti a fare come voi, a metterci alla sequela del Signore per incontrare tutti quelli che ne hanno di bisogno. Siete anche il segno della fecondità dell’amore di Dio che ci raggiunge attraverso la vostra testimonianza di vita, in particolare nella scelta di vivere fino la fraternità. Il mondo ha bisogno di uomini e donne che si vogliono bene, che stanno bene insieme, al di là delle differenze di vedute e di carattere, delle caratteristiche personali. Testimoniate senza paura che in Cristo si può vivere la fraternità. La fraternità universale è il sogno di Dio, Padre di tutti. La dilagante conflittualità che deteriora le relazioni umane mostra la perenne attualità della missione di Cristo e dei suoi discepoli: raccogliere in unità i figli di Dio dispersi. La Chiesa è segno e sacramento di questa comunione. “Per presentare all’umanità di oggi il suo vero volto, la Chiesa ha urgente bisogno di comunità fraterne, le quali con la loro stessa esistenza costituiscono un contributo alla nuova evangelizzazione” (Vita consecrata, n. 45). Che bella testimonianza ecclesiale possono offrire alle parrocchie, alle famiglie e ai giovani autentiche fraternità, capaci di accoglienza, di rispetto e di accompagnamento! Sono segni di un amore che sa aprirsi alla Chiesa particolare, a quella universale e al mondo. Tocca alle comunità religiose essere scuole di fraternità che impegnano i propri membri alla formazione permanente alle virtù evangeliche: umiltà, accoglienza dei piccoli e dei poveri, correzione fraterna, preghiera comune, perdono reciproco, condividendo la fede, l’affetto fraterno e i beni materiali (cfr At 2-4; 1Pt 3,8-9). Gesù prega, perché i suoi discepoli “siano una sola cosa”, come lui lo è con il Padre (cfr Gv 17,21). Così ci ricordava il Messaggio per la Giornata Mondiale della vita consacrata del 2012. Sia anche per tutti e tutte voi un forte richiamo ad essere anche oggi, nella nostra diocesi un segno vivente di amore e di fraternità.
Carissimi, vi accompagni la Vergine Maria, vera discepola del suo Figlio Gesù. Vi proteggano e vi benedicano dall’alto i vostri santi fondatori e fondatrici, i cui carismi illuminano il vostro cammino, diventando per tutti noi esempi da accogliere, da vivere e da testimoniare.
Buona festa a tutti e a tutte.
+ Giuseppe Pellegrini vescovo