Omelia Ordinazioni Presbiterali – Cattedrale Concordia 12 maggio 2019

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Omelia Ordinazioni Presbiterali

Cattedrale Concordia 12 maggio 2019

 

Siamo giunti nel mezzo del cammino pasquale, la IV domenica del Buon Pastore, e la liturgia, mentre ci aiuta a riconoscere sempre di più la vera identità del Risorto, identità che viene dalla relazione unica e profonda di Gesù con il Padre: “Io e il Padre siamo una cosa sola” (Giovanni 10,30), invita la comunità cristiana a verificare in che modo e in quale misura il mistero della Risurrezione di Gesù si stia diffondendo nel mondo. Fin da subito, infatti, gli Atti degli Apostoli ci narrano come i discepoli hanno tentato un appassionato annuncio del Vangelo, prima ai fratelli legati nel giudaismo e poi, causa la crescente ostilità proprio di coloro che erano più qualificati e preparati per poterlo accogliere, lo portarono ai pagani. “Era necessario che fosse proclamata prima di tutto a voi la parola di Dio, ma poiché la respingete e non vi giudicate degni della vita eterna, ecco: noi ci rivolgiamo ai pagani” (Atti 13,46).

Gesù si trova nel Tempio durante la festa della Dedicazione e il dibattito con i giudei si fa sempre più acceso, pretendendo da Lui una risposta chiara: “Se tu sei il Cristo, dillo a noi apertamente” (10, 24). Ma essi non credono perché non vogliono credere, non vogliono far parte del suo gregge, perché hanno un’altra appartenenza. Gesù risponde alla loro incredulità riprendendo ciò che ha già detto, ma con una aggiunta importante: le sue pecore non periranno mai, nessuno può strapparle dalla sua mano e dalla mano del Padre che gliele ha date. In poche parole Gesù dice apertamente cosa significa essere dei suoi, appartenere al gruppo dei suoi discepoli: “Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono” (v. 27). I discepoli sono coloro che accettano e accolgono la sua voce, aderendo al suo progetto di vita, non in modo verbale ma concreto, mettendosi alla sequela del maestro e impegnandosi a fare dono della propria vita agli altri, come ha fatto Lui. Il dono che Gesù fa a quanti lo seguono è la pienezza della vita, una nuova nascita attraverso lo Spirito, offrendo a loro la capacità di diventare figli di Dio, come ci ricorda l’evangelista Giovanni nel prologo: “A quanto però lo hanno accolto ha fato potere di diventare figli di Dio” (1,12). Questi non si perderanno mai, dato che la qualità della vita che Gesù offre vince anche la morte. Gesù, infatti, è il Buon Pastore che difende le sue pecore, perché “nessuno può strapparle dalla mano del Padre” (v. 29). È una fiducia che poggia sull’amore del Padre e sulla potenza che non teme confronti: Gesù rende presente il Padre e il Padre si manifesta in Gesù.

Carissimi Luca, Alberto e Giulio, il Vangelo di oggi vi suggerisce concretamente la strada per poter accogliere Gesù in modo totale e definitivo nella vostra vita. Scelta che dopo un cammino di formazione e maturazione, esprimerete con l’accoglienza della chiamata del Signore a diventare, come suggerisce il Rito di ordinazione, degni cooperatori dell’ordine episcopale, testimoni della parola del Vangelo, perché fruttifichi nel cuore degli uomini, e dispensatori dei misteri del Signore, specialmente nel sacrificio eucaristico e nel sacramento della riconciliazione. Un cammino che possiamo sintetizzare attorno ai tre verbi del vangelo di oggi; due destinati alle pecore: ascoltare e seguire; uno al Pastore: conoscere. Questi tre atteggiamenti, cari ordinandi, vi ricordano che per essere santi e bravi preti è necessario che accogliate e viviate sia le caratteristiche del gregge che quelle del pastore. Sono andato, in questi giorni, a rileggere il Discorso 340 di sant’Agostino, nell’anniversario della sua ordinazione; discorso che mi ha accompagnato nella preparazione delle mie ordinazioni. Ne cito una parta significativa: “Nel momento in cui mi dà timore l’essere per voi, mi consola il fatto di essere con voi. Per voi infatti sono vescovo, con voi sono cristiano. Quel nome è segno dell’incarico ricevuto, questo della grazia; quello è occasione di pericolo, questo di salvezza. Infine, quasi trovandoci in alto mare, siamo sballottati dalla tempesta di quell’attività: ma ricordandoci che siamo stati redenti dal sangue di lui, con la serenità di questo pensiero, entriamo nel porto della sicurezza; e, nella grazia che ci è comune, troviamo riposo dall’affaticarci in questo personale ufficio. Pertanto, se mi compiaccio di essere stato riscattato con voi più del fatto di essere a voi preposto, allora, secondo il comando del Signore, sarò più efficacemente vostro servo, per non essere ingrato quanto al prezzo per cui ho meritato di essere servo con voi”.

Per essere pastori è necessario, allora, ascoltare e seguire il Signore. Sono condizioni importanti che valgono per il vostro cammino di maturazione umana e cristiana e per il servizio pastorale. Proviamo tutti a domandarci se ascoltiamo seriamente la voce del maestro, che ci parla nella sua Parola e che si fa sentire attraverso le domande e la voce di tante persone che ci passano accanto e che chiedono un po’ di attenzione e di tempo. Il prete è definito l’uomo dell’ascolto, uno che sa perdere del tempo per il Signore e per i fratelli. Un ascolto che diventa sequela, capacità di seguire il Signore che chiama, invitandoci a riconoscerlo presente nella quotidianità e a lasciarci condurre da lui, per diventare quello che il Signore ci chiama ad essere. Solo dopo averlo ascoltato e seguito, sarà possibile, come fa il pastore, conoscere il gregge che ci è affidato, e che vi sarà affidato anche a voi, desiderosi di donarvi a Lui per sempre e di amare l’umanità come ha fatto Lui, facendo dono della vita.

Ringraziamo il Signore per il dono che fa alla Chiesa e in particolare alla nostra diocesi. Un grazie ai vostri cari e alle vostre famiglie, alle comunità parrocchiali che vi hanno generato alla fede e vi hanno accompagnato nel cammino di discernimento e quelle che hanno goduto in questi anni del vostro servizio pastorale, ai preti che hanno camminato con voi fin dalla vostra giovane età e a quelli che vi hanno accompagnato, al seminario che vi ha seguiti, formati ed aiutati a riconoscere la volontà del Signore. Preghiamo il padrone della messe che mandi ancora operai generosi e coraggiosi a lavorare per l’annuncio del Vangelo nel mondo. L’umanità e le nostre comunità hanno bisogno di pastori che sappiano portare l’amore di Dio a tutti.

 

+ Giuseppe Pellegrini vescovo

Concordia Sagittaria
12/05/2019
30023 Concordia Sagittaria, Veneto Italia