Omelia Giornata sacerdotale e di santificazione del clero
Seminario, 6 giugno 2019
Il prossimo 28 giugno ricorre la Festa del Sacratissimo Cuore di Gesù, in occasione della quale si celebra, da molti anni, la Giornata mondiale di Santificazione Sacerdotale. Ogni anno questa occasione è preziosa per ravvivare in noi, vescovi, sacerdoti e diaconi, la consapevolezza del dono ricevuto. Noi la celebriamo oggi, tutti insieme, ricordando anche i 40 anni della mia ordinazione sacerdotale. Ci lasciamo guidare dalla parola del Signore appena ascoltata: “Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi, perché il mondo creda che tu mi hai mandato” (Giovanni 17,21). Questa espressione racchiude la nostra realtà più profonda, la nostra identità di uomini e di sacerdoti e ci offre il significato più vero del nostro servizio ministeriale: il Padre è nel Figlio e il Figlio è in noi. Abbiamo ricevuto dal Signore una missione straordinaria e necessaria al mondo di oggi, che necessita sempre della grazia del Signore. Papa Francesco ha ricordato che, senza la grazia di Dio e lo sguardo di misericordia col quale Egli ha scelto i suoi ministri nel sacerdozio, il prete è un uomo povero e privo di forza: “Il sacerdote è una persona molto piccola: l’incommensurabile grandezza del dono che ci è dato per il ministero ci relega tra i più piccoli degli uomini. Il sacerdote è il più povero degli uomini se Gesù non lo arricchisce con la sua povertà, è il più inutile servo se Gesù non lo chiama amico, il più stolto degli uomini se Gesù non lo istruisce pazientemente come Pietro, il più indifeso dei cristiani se il Buon Pastore non lo fortifica in mezzo al gregge. Nessuno è più piccolo di un sacerdote lasciato alle sue sole forze” (Omelia Messa Crismale, 17 aprile 2014).
Carissimi, il nostro compito principale è essere segno nel mondo della presenza di Dio. Siamo tutti in po’ preoccupati della dilagante scristianizzazione e siamo preoccupati di cercare nuove strade, per annunciare il Vangelo! Ricordiamoci che abbiamo già tracciata la strada maestra: annunciare l’amore di Dio all’umanità di oggi. Tutti parlano e cercano l’amore, ma spesso è un amore egoistico, che ci fa chiudere in noi stessi, impedendoci ogni possibilità di incontro e di relazione con le persone, perché troppo autocentrati su noi stessi. Dio, invece, ha scelto di amare l’umanità, di toccare il cuore di ogni persona attraverso il dono del suo Figlio Gesù e che oggi incontra attraverso di noi: questo è il nostro compito: essere segno dell’amore di Dio! Per fare ciò Gesù ha stabilito una relazione profonda con il Padre: “Io e il Padre siamo una cosa sola” (Giovanni 10,30). Se vogliamo essere anche noi oggi, segno dell’amore di Dio, è necessario essere uniti al Signore, avere un profondo amore per Lui, per lasciare che l’amen di Gesù influenzi tutta la nostra vita, tutto quello che siamo e che facciamo, per poterlo mostrare agli altri! Ma perché non restino solo parole o buone intenzioni, l’amore che abbiamo per Gesù ci porta a concretizzarlo in un amore tra di noi. Solo così saremo segno! Non Ha senso celebrare la giornata della santificazione sacerdotale se non ci incamminiamo a realizzare un vero e più forte amore tra di noi vescovi, sacerdoti e diaconi.
Spesso in questi anni ho parlato di fraternità sacerdotale e non mi stancherò mai di parlarne, perché è importante e necessaria per la nostra vita e anche per il rinnovamento della pastorale e delle nostre parrocchie. Gesù ha dedicato parole commoventi alla fraternità e all’unità tra di noi. Non fa male, ogni tanto, riprendere in m ano e meditare la preghiera di Gesù nel capitolo 17 di Giovanni. Ringrazio sempre il Signore per avermi fatto la grazia di vivere tutti i 40 anni di vita presbiterale mai da solo, ma sempre insieme ad altri confratelli. Anche se non è sempre stato facile, non mi sono mai pentito di condividere la mia vita con altri. L’ho sperimentato pure negli incontri fatti con parecchi di voi, nelle congreghe o in altre occasioni. Spesso ho sentito la nostalgia dei bei momenti di fraternità trascorsi con altri confratelli, Non lasciamoli solo un ricordo nostalgico: possiamo viverli ancora! Viviamoli. Troviate ancora del tempo e dei luoghi tempi per incontrarvi. Non lasciateli solo un ricordo del passato. Altrimenti tradirete la vostra vera identità di presbiteri inseriti in un presbiterio e lo stesso ministero, rischiando di non vivere benne le attività pastorali.
Carissimi confratelli, vi invito dare alle vostre comunità il meglio di voi stessi. E la testimonianza migliore e più desiderata è vivere la vita sacerdotale in pienezza, uniti al Signore; una vita che sa accogliere le fatiche e le difficoltà, trasformandole in opportunità di annuncio e di evangelizzazione. Una vita, poi, che si fa comunione e accoglienza dei confratelli e di tutte le persone che siamo chiamati a servire. Scegliamo lo stile di Dio! Dio ha toccato la vita delle persone attraverso l’amore, donandoci Gesù! E Gesù ha fatto lo stesso, amandoci fino al dono della sua vita. Favoriamo questo passaggio dell’amore amando gli altri e amandoci tra noi. Se non lo facciamo, impediamo ai nostri fratelli/sorelle di incontrarsi con Gesù e con il Padre.
Predo l’occasione per ringraziarvi delle preghiere. Grazie anche per l’accoglienza e la collaborazione fraterna, a servizio della nostra Chiesa. Ognuno celebra un qualche anniversario di ordinazione! Anche il vescovo Ovidio celebra quest’anno il 61 anniversario di ordinazione. Auguri a tutti.
Buona festa sacerdotale.
+ Giuseppe Pellegrini vescovo