Omelia per l’Assemblea Diocesana Elettiva dell’Azione Cattolica
San Vito al Tagliamento, 9 febbraio 2020
Carissimi, sono molto contento di essere con voi oggi, riuniti per l’Assemblea Diocesana Elettiva. Un saluto cordiale ed affettuoso al vostro presidente nazionale, prof. Matteo Truffelli, a Paola, la nostra presidente diocesana, ai vice presidenti e al Consiglio diocesano. Un augurio anche ai nuovi presidenti parrocchiali. La tappa di quest’oggi, è l’ultima di un lungo cammino che ha visto tutta l’Associazione riflettere e verificare il percorso fatto in questo triennio e a programmare il cammino che vi sta davanti. Talvolta qualcuno pensa che il ritmo triennale, questo riavvicinato partire e ripartire, non sia sempre del tutto comprensibile. Credo che, pur un po’ faticoso, esprima bene il dinamismo della vita: un processo di continue decisioni e scelte, carico di tensioni, emozioni, paure ma anche gioie ed entusiasmo, che danno la forza di rinnovarsi e di andare avanti. Per noi credenti, il camminare è sempre un Esodo, un viaggio del presente, che riallaccia la vita di tutti proiettandoci verso il futuro. Il progetto pastorale diocesano ‘… e camminava con loro’, ci ricorda che il cammino, perché non si riduca ad un vagabondaggio, ad un andare senza meta, necessita che Gesù cammini insieme con noi, come ha fatto con i due discepoli di Emmaus, aiutandoci a riconoscere il percorso fatto e gli avvenimenti vissuti, interpretandoli alla luce della Parola e a scegliere di continuare il cammino con più slancio ed energia. Mi auguro e vi auguro che, nello stile del ‘discernimento comunitario’, questa nuova ripartenza diventi, per tutta l’Azione Cattolica Italiana, per l’associazione diocesana e parrocchiale, un’opportunità per ridefinire sempre meglio ciò che è necessario ed essenziale per i nostri giorni, come avete scritto nel documento assembleare: formazione dei vostri aderenti, cura delle relazioni, apertura al mondo e servizio alla Chiesa locale.
Siete aiutate e sostenuti dalla Parola di Gesù che, con autorevolezza e piena fiducia ha detto alla folla e ai discepoli, e oggi dice a voi: “Voi siete il sale della terra, … voi siete la luce del mondo” (Matteo 5,13.14). In questa maniera Gesù ci costituisce in questa identità di uomini e donne capaci di dare sapore alla terra e di portare luce nel mondo. Questa è la sola identità della Chiesa. E dei cristiani: essere sale per, luce per. La Chiesa esiste per l’altro; è relativa alla terra e al mondo. Una terra da rendere saporita e un mondo da illuminare. Siamo Chiesa per gli altri e stiamo nella Chiesa per salvare gli altri. Solo così salveremo noi stessi. Ricordiamo bene cosa ha detto Gesù ai suoi discepoli: “Chi vuol salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà” (Matteo 16,24). Il verbo che usa Gesù è all’indicativo: voi siete, perché non è solamente un invito, una esortazione, ma prima di tutto è una chiamata, nella misura in cui si è disposti a rimanere uniti a Lui. Per natura noi siamo sale della terra e luce del mondo. Il discepolo o è missionario o non è discepolo! Gesù, però, non si dimentica di ricordare che abbiamo la possibilità e la responsabilità di accogliere o non accogliere la sua parola, liberamente e consapevolmente: “Ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato?” (5,13). La conclusione del brano di Vangelo ci aiuta a non aver paura di riaccendere la nostalgia e la gioia di portare al mondo Gesù e il suo messaggio di amore e di salvezza: “Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al padre vostro che è nei cieli” (5,16). Come ricorda il profeta Isaia nella prima lettura (58,7-10), saremo portori di luce, nella misura in cui saremo capaci di aprici agli altri, nel servizio e nella solidarietà.
C’è un’altra espressione di Gesù che ha attirato la mi attenzione, quando ci ricorda che “non può restare nascosta una città che sta sopra un monte” (v. 14); penso non solo per me, ma anche per voi di Azione Cattolica. Papa Francesco, nel discorso che vi ha fatto il 30 aprile 2017 nella
celebrazione per i 150 anni dell’ACI, vi ha invitati a “continuare ad essere un popolo di discepoli- missionari che vivono e testimoniano la gioia di sapere che il Signore ci ama di un amore infinito, e che insieme a Lui amano profondamente la storia in cui abitiamo”. Sono le parole che vi stanno sostenendo in questo cammino delle Assemblee elettive e verso la XVII Assemblea Nazionale. Avete scelto di non chiudervi in voi stessi, di perdere la paura di scomparire, di non essere significativi, di tacere e di non parlare, di fidarvi del Signore, come ha fatto san Paolo, “perché io sono con te e nessuno cercherà di farti del male: in questa città io ho un popolo numeroso” (Atti 18,10). La città, le nostre città hanno bisogno di testimoni che dicano e ridicano continuamente quanto Gesù ci ama e ci vuole bene, quanto non ci lascia soli nel cammino non sempre facile della vita; discepoli che si fidano del Signore, consapevoli che Lui sa guardare dentro il cuore di ogni persona.
La Chiesa e nella Chiesa anche noi, consacrati e laici, anche voi, laici associati di Azione Cattolica, uomini e donne, ragazzi e giovani, esistiamo, esistete non per noi stessi, non per una ricerca continua e talvolta anche snervante della nostra identità, di chi siamo o che cosa dobbiamo fare: la vostra identità è molto chiara, perché ve l’ha data direttamente Gesù: siete essere “per”. Avete scritto: tutto ciò che è umano ci riguarda. Questa è la città di oggi, questa è la vostra missione e il compito che la Chiesa vi affida. “La missione non è un’incursione temporanea, ma un’immersione nel mondo che si nutre di desiderio, stupore, fiducia e speranza. Dobbiamo farci trovare lì dove le persone abitano, lavorano, studiano, giocano, soffrono. … Questo è il tempo per chiederci non tanto ‘chi siamo?’, quanto ‘per chi siamo?’. A questa domanda possiamo dare risposta mettendoci al servizio della realtà e del territorio in cui siamo radicati”. Siamo chiamati ad essere Chiesa “per”: non autoreferenziale, ma aperta per il mondo, per gli altri. Fatta da uomini e donne che hanno a cuore la vita degli altri e la loro salvezza. Il vostro presidente nazionale, nell’intervista ad Avvenire del 27 aprile 2018 diceva: “Il programma che ci siamo dati in questi anni è tanto semplice da enunciare quanto complesso da realizzare: vogliamo fare della nostra associazione uno strumento a disposizione della Chiesa italiana per concorrere a dare concreta attuazione, dentro il cammino di ogni Chiesa locale, a quella «conversione missionaria» cui Francesco non si stanca di invitarci”.
Carissimi, i tempi non sono facili. Il compito dell’evangelizzazione nella ‘nostra città’- diocesi e parrocchie – si fa sempre più arduo e difficile. Nei prossimi anni, all’interno di un cammino sinodale, siamo chiamati alla conversione e ad un serio discernimento: preti, diaconi, persone consacrate, laici, comunità cristiane, gruppi e associazioni. Ci troviamo di fronte ad un cambiamento epocale del vivere la Chiesa: siamo tutti chiamati ad assumerci la responsabilità di essere inviati a portare nel mondo di oggi il Vangelo di Gesù. A voi di Azione Cattolica, abituati a partecipare responsabilmente e democraticamente alla vita associativa, chiedo di inserirvi con passione e disponibilità all’interno del processo di riforma, di rinnovamento della pastorale, nella nostra Chiesa locale e nelle parrocchie, offrendo la vostra audacia e creatività nel saper progettare insieme il cammino, nel rispetto delle idee, esperienze e competenze di ciascuno. Il cammino è già indicato da papa Francesco nell’Evangelii Gaudium, 24: “La Chiesa ‘in uscita’ è la comunità di discepoli-missionari che prendono l’iniziativa, che si coinvolgono, che accompagnano, che fruttificano e festeggiano”.
Grazie a tutti quelli che hanno accettato di donare un po’ del loro tempo per incarichi di responsabilità per il prossimo triennio. Auguri di buon cammino.
+ Giuseppe Pellegrini vescovo