Festa Presentazione del Signore e Giornata della Vita Consacrata Concattedrale

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Omelia festa Presentazione del Signore e Giornata della Vita Consacrata Concattedrale

Pordenone, 1° febbraio 2020

 

Carissime consacrate e consacrati, quaranta giorni dopo la celebrazione del santo Natale, la comunità dei credenti ravviva la memoria che la “luce rivelata alle genti e gloria del tuo popolo, Israele” (Luca 2,32), ha bisogno di essere accolta, testimoniata e annunciata a tutta l’umanità. Solo così la gloria del Regno potrà diffondersi dappertutto. Il gesto simbolico del lucernario che precede la celebrazione della Festa della Presentazione di Gesù al tempio, dove siamo invitati a prendere tra le mani una candela accesa, ci invita ad imitare Maria che accoglie e offre a Dio Padre il Figlio Gesù. Possiamo dire che Maria e Giuseppe, salendo al tempio, compiono un gesto di riconoscimento del Figlio di Dio e di restituzione al Padre del dono ricevuto. Anche la Chiesa, con questo gesto manifesta l’essenza profonda della sua missione nel mondo: accogliere e offrire Gesù, salvatore dell’umanità. È bello e significativo che proprio nel giorno della Presentazione al Tempio di Gesù, la Chiesa celebri la Giornata della Vita Consacrata, di quella esperienza ininterrotta da secoli, di uomini e donne che professando i Consigli Evangelici di povertà, castità e obbedienza, manifestano “la memoria vivente del modo di esistere e di operare di Gesù, come verbo incarnato di fronte al Padre e di fronte ai fratelli. Essa è vivente tradizione della vita e del messaggio del salvatore” (Vita Consacrata, 22).

C’è un filo conduttore nella liturgia della parola di oggi, espresso dal profeta Malachìa che ci aiuta a comprendere il senso più vero e profondo di questa festa: “Ecco, io manderò un mio messaggero a preparare la via davanti a me e subito entrerà nel suo tempio il Signore che voi cercate” (3,1). Nel tempio si realizza un incontro. L’incontro tra Dio e il suo popolo, tra Colui che viene e coloro che, come Simeone e Anna, sono capaci di riconoscere e accogliere la sua presenza. Il luogo dell’incontro è il Tempio. Il Tempio dove Zaccaria, il sacerdote a cui era apparso l’angelo per comunicargli la nascita del Battista, era rimasto muto non solo per la sua incredulità ma perché nel Tempio poteva e doveva risuonare una voce nuova. Non più quella del sacerdozio antico secondo l’ordine di Aronne, ma quella del Signore stesso, il vero “sommo sacerdote, misericordioso e degno di fede nelle cose che riguardano Dio, allo scopo di espiare i peccati de popolo” (Ebrei 2,17). Il sacerdozio antico, fatto di offerte di animali, di incenso, di sacrifici tace, non ha più nulla da dire perché ora, nel Tempio, entra il Signore che realizza tutte le attese dei profeti. Il Figlio di Dio, solidale con l’umanità non disdegna di condividerne tutta la precarietà, fino alla morte, per compiere una piena liberazione, sconfiggendo in maniera definitiva l’antico nemico, il diavolo. In altre parole la gloria di Dio che si manifesterà pienamente nel Mistero della Pasqua può entrare nel Tempio solo se, come si fa con un Bambino, ci sono braccia che lo portano e lo consegnano, quelle di Giuseppe e di Maria, e altre braccia che lo accolgono come quelle di Simeone. La gloria di Dio entra dunque nel suo Tempio e vi prende possesso soltanto consegnandosi. Anche noi siamo chiamati a fare spazio alla novità nella nostra vita, superando abitudini, paure, invidie e stanchezze, accogliendo il Signore che ci dà la forza e l’energia per rinnovarci. Accogliamolo e mettiamoci alla sua sequela.

Carissimi consacrati e consacrate, la vostra speciale chiamata rispecchia l’amore preveniente di Dio che, incontrandovi nel suo Figlio Gesù, vi ha aperto la via per la vostra santificazione personale e comunitaria, sostenendovi in ogni momento dell’esistenza con la forza dello Spirto Santo. Siete stati conquistati da Cristo per appartenergli pienamente con tutto voi stessi, mente, anima, cuore e volontà. I Consigli evangelici che avete liberamente scelto e che siete chiamati a vivere, non sono

solo ‘mezzi’ di santificazione, ma espressone perfetta di ogni vita cristiana che porta a conformarsi in tutto al Signore Gesù. Conquistati e conquistate, per essere anche voi pienamente solidali con l’umanità di oggi. Siate fedeli alla vostra vocazione perché in essa, tutti noi, sposi, giovani, pastori della Chiesa, con la vostra testimonianza, possiamo vedere svelata l’intima natura della vita cristiana e così, poter vivere l’unione con il Signore e la comunione fraterna. “Che sarebbe del mondo se non vi fossero i religiosi? … La vita consacrata è importante proprio nel suo essere sovrabbondanza di gratuità e d’amore, e ciò tanto più in un mondo che rischia di essere soffocato nel vortice dell’effimero. Senza questo segno concreto, la carità che anima l’intera Chiesa rischierebbe di raffreddarsi, il paradosso salvifico del Vangelo di smussarsi, il «sale» della fede di diluirsi in un mondo in fase di secolarizzazione. La vita della Chiesa e la stessa società hanno bisogno di persone capaci di dedicarsi totalmente a Dio e agli altri per amore di Dio” (Vita consacrata, 105).

Mentre rendiamo grazie a Dio per il dono della vita consacrata, con tutta la Chiesa oggi desideriamo intensamente pregare perché non manchino mai nuove e sante vocazioni religiose, maschili e femminili e perché chi ha già pronunciato il proprio sì al Signore per questa via, perseveri nel santo proposito. A nome di tutta la Chiesa diocesana, vi ringrazio di cuore per la vostra presenza, per la testimonianza e per il servizio pastorale che svolgete nelle comunità cristiane. Il Signore vi ricompensi con l’abbondanza dei suoi doni.

 

+ Giuseppe Pellegrini vescovo

Pordenone
01/02/2020
33170 Pordenone, Friuli Venezia Giulia Italia