Celebrazione di apertura Visita Pastorale forania Alto Livenza

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Omelia celebrazione di apertura Visita Pastorale forania Alto Livenza

Santuario diocesano Madonna del Monte – 20 febbraio 2020

 

Carissimi, sotto lo sguardo materno di Maria, madre di Gesù e made della Chiesa, iniziamo la Visita Pastorale nella vostra Forania Alto Livenza, incontrando le 27 Parrocchie raccolte in 3 Unità Pastorali. Giunto oramai a ¾ del cammino, posso dirvi che la visita pastorale è una bella esperienza anche per me vescovo, perché sto sperimentando che Gesù è vivo e presente in mezzo a noi, che non ci lascia mai soli, ci prende per mano, cammina con noi precedendoci lungo la strada. È l’esperienza che ha vissuto anche Zaccheo, quando ha sentito l’invito di Gesù a scendere dall’albero perché desiderava andare a casa sua. Sembrava che fosse Zaccheo a cercare Gesù, mentre è Gesù che cerca e vuole incontrarsi con Zaccheo. Come ho scritto nella lettera di indizione della visita pastorale: “al centro della visita pastorale non c’è il vescovo, ma il Signore Gesù. È Lui che vuole incontrataci e portare la sua luce e il suo amore, attraverso la Chiesa, in tutti gli ambienti della vita quotidiana. È lui che dobbiamo cercare, attendere e accogliere. A Lui rivolgerci e aprire la porta del nostro cuore e delle nostre case, per ascoltarlo, per cambiare vita e per testimoniarlo a tutti” (p. 9).

Ci lasciamo guidare dalla Parola di Gesù, appena ascoltata, per accoglie alcune indicazioni e suggerimenti utili per vivere bene il tempo di grazia e di incontro con il Signore durante questa visita pastorale, e del cammino che siamo chiamati a compiere perché le nostre comunità cristiane siano sempre aperte, disponibili e coraggiose nell’annunciare anche nel nostro tempo, non sempre facile, il Vangelo di Gesù. Ai destinatari delle Beatitudini, che riceveranno in dono il Regno dei cieli, Gesù indirizza una Parola, per rivelare la loro identità. “Voi siete il sale della terra …Voi siete la luce del mondo” (Matteo 5,13.14). Richiamo la vostra attenzione su alcune particolarità letterarie, utili per la nostra riflessione. Il verbo passa in seconda persona “voi”, per dirci che i discepoli devono sentirsi coinvolti pienamente, emergendo dall’anonimato della folla e impegnarsi, a loro volta, a vivere come Gesù. La forma grammaticale del verbo, poi, non è al futuro né all’imperativo, ma al presente “siete”, perché non è primariamente un invito da mettere in pratica, o quello che dovremo essere, ma ci dice quello che siamo già, quello che abbiamo ricevuto come dono dal Signore e che siamo chiamati ad essere, se resteremo uniti e radicati nel Signore Gesù. Per natura noi siamo sale della terra e luce del mondo. Il discepolo o è missionario o non è discepolo! Il sale e la luce erano considerati, nel mondo antico, realtà essenziali alla vita dell’umanità; senza di esse la vita non ha gusto ed è senza colore. Il sale ha la funzione di dare gusto al cibo e conservare gli alimenti. La luce è essenziale per la vita sulla terra e senza il sole la terra sarebbe inabitabile, così come illumina il cammino e dando il giusto valore alle cose. Gesù, però, non si dimentica di ricordare che abbiamo la possibilità e la responsabilità di accogliere o non accogliere la sua parola, liberamente e consapevolmente, che occorre essere autentici e non diventare insipidi: “Ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato?” (5,13). La conclusione del brano di Vangelo ci aiuta a non aver paura di riaccendere la nostalgia e la gioia di portare al mondo Gesù e il suo messaggio di amore e di salvezza: “Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al padre vostro che è nei cieli” (5,16).

Carissimi, Gesù in questo modo, ci costituisce nella vera nostra identità di uomini e donne capaci di dare sapore alla terra e di portare luce nel mondo. Questa è la sola identità dei cristiani e della Chiesa: essere sale per, luce per. La Chiesa esiste per l’altro; è relativa alla terra e al mondo.

Una terra da rendere saporita e un mondo da illuminare. Siamo Chiesa per gli altri e stiamo nella Chiesa per salvare gli altri. Solo così salveremo noi stessi. Ricordiamo bene cosa ha detto Gesù ai suoi discepoli: “Chi vuol salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà” (Matteo 16,24). Il sale e la luce hanno in comune una caratteristica: per raggiungere la loro finalità devono scomparire e consumarsi; solo così potranno raggiugere il loro obiettivo. Per essere anche noi autentici testimoni del Vangelo, è fondamentale essere ‘trasparenti’, cioè essere capaci di far trasparire in tutto quello che facciamo non noi stessi, ma la vera luce, il Signore Gesù, la luce che illumina la vita di ogni persona. E per fare questo dobbiamo consumarci, quasi scomparire, perché gli altri possano percepire al di là della nostra persona, l’amore di Dio Padre e del suo Figlio Gesù. Tutti noi siamo stati inseriti in Cristo nel giorno del nostro battesimo. L’opportunità della visita pastorale, può essere per tutti, preti e laici, un’occasione per riflettere sul sacramento del Battesimo, sacramento pasquale. Esso ci dona la grazia che ci accomuna e ci offre la dignità del sacerdozio comune. Tutto nasce in noi e fiorisce sulla grazia del battesimo; tutto parte da qui, dal nostro essere innestati nella vita di Gesù, partecipando attivamente al corpo di Cristo, la Chiesa e condividendo la missione di salvezza di tutta l’umanità. “Il Battesimo – ci ricorda papa Francesco – è in un cero senso la carta d’identità del cristiano, il suo atto di nascita e l’atto di nascita della Chiesa” (Udienza generale, 13/11/2013). Diventa necessario, soprattutto nel nostro contesto culturale, dove molti sono ancora battezzati ma non sufficientemente evangelizzati, formare delle persone e creare spazi e “luoghi in cui rigenerare la propria fede in Gesù crocifisso e risorto, in cui condividere le proprie domande più profonde e le preoccupazioni del quotidiano, in cui discernere in profondità con criteri evangelici sulla propria esistenza ed esperienza, al fine di orientare al bene e al bello le proprie scelte individuali e sociali” (EG 77). Il mese missionario straordinario vissuto nello scorso ottobre, ci ha richiamato con una espressione sintetica la nostra identità: battezzati e inviati. Il cristiano, prete, religiosa o laico che sia, in forza del Battesimo, e non di altre deleghe, è chiamato ad annunciare e testimoniare con la vita l’amore di Dio per l’umanità, ad uscire da se stesso e andare incontro all’altro. La missione non è un optional, perché “la chiamata non riguarda soltanto i pastori, i sacerdoti, i religiosi e le religiose, ma si estende a tutti: anche i fedeli laici sono personalmente chiamati dal Signore, dal quale ricevono una missione per la Chiesa e per il mondo” (Christifideles laici, 2).

Da qui nasce la necessità, anche per la nostra Chiesa diocesana e per le nostre comunità cristiane e parrocchiali di riscoprire la bellezza e la centralità della vocazione cristiana del battesimo che impegna voi laici, prima di tutto ad abitare il quotidiano per portare nelle situazioni di vita il fermento del vangelo; e vi abilita ad una missione particolare nella Chiesa: la costruzione della comunità cristiana. Infatti, ci sono dei modi di stare nella Chiesa e nel mondo che sono propri della vocazione laicale. Parte da qui anche il tema della corresponsabilità vera tra preti e laici, che fa fatica a trovare occasioni e opportunità perché i laici siano valorizzati di più all’interno delle nostre parrocchie. Papa Benedetto XV invitava voi laici a passare decisamente dalla collaborazione alla corresponsabilità. I laici non devono essere solamente collaboratori del clero, agire su mandato dei preti, ma autentici corresponsabili dell’agire e dell’essere Chiesa. Sarà un aspetto utile e interessante da affrontare, soprattutto negli incontri con gli Organismi di partecipazione, quali il Consiglio di unità pastorale e il Consiglio pastorale e affari economici delle parrocchie.

La Parola di Gesù, appena ascoltata mi permette di offrirvi un’altra considerazione, utile per il cammino pastorale delle nostre comunità. Ai discepoli, Gesù dice “Voi siete” e non ‘tu sei’, per indicare non singoli individui chiamati alla sua sequela, ma una comunità, un gruppo di persone. Fin dall’inizio del suo ministero pubblico, Gesù ha chiamato alcune persone a seguirlo, a formare un gruppo, che diventerà, dopo la resurrezione, la Chiesa, comunità dei discepoli del Signore. Anche noi siamo chiamati a vivere e a testimoniare, insieme, come comunità cristiana, l’amore di Gesù verso

tutti; un amore carico di calore, di responsabilità verso l’altro e di solidarietà che si riversa abbondantemente sull’umanità di oggi. Proprio perché il battesimo ci abilita a diventare costruttori di comunità, viene spontaneo chiederci: Quale Chiesa volgiamo essere per i nostri giorni? Quale comunità formare per annunciare ai nostri giorni il Vangelo di Gesù? Come rinnovare le nostre parrocchie e la nostra pastorale per intercettare le domande dell’umanità di oggi ed essere così ancora significativi nel nostro tempo? Sembra oramai improrogabile una ‘svolta’ della nostra pastorale: La nota pastorale della CEI, dopo il Convegno ecclesiale di Verona, diceva: “L’attuale impostazione pastorale, centrata prevalentemente sui tre compiti fondamentali della Chiesa (l’annuncio del Vangelo, la liturgia e la testimonianza della carità), pur essendo teologicamente fondata, non di rado può apparire troppo settoriale e non è sempre in grado di cogliere in maniera efficace le domande profonde delle persone: soprattutto quella di unità, accentuata dalla frammentazione del contesto. … Mettere la persona al centro costituisce una chiave preziosa per rinnovare in senso missionario la pastorale e superare il rischio del ripiegamento, che può colpire le nostre comunità. Ciò significa anche chiedere alle strutture ecclesiali di ripensarsi in vista di un maggiore coordinamento, in modo da far emergere le radici profonde della vita ecclesiale, lo stile evangelico, le ragioni dell’impegno nel territorio, cioè gli atteggiamenti e le scelte che pongono la Chiesa a servizio della speranza di ogni uomo. Non si intende indebolire la dimensione comunitaria dell’agire pastorale, né si tratta di ideare nuove strutture da sostituire a quelle attuali, bensì di operare insieme in maniera più essenziale. A partire da queste attenzioni, le singole Chiese particolari sono chiamate a ripensare il proprio agire con sguardo unitario” (Rigenerati per una speranza viva … 22).

Una modalità di ripensamento della pastorale, che stiamo attuando in questi anni, pur con fatica, sono le Unità Pastorali, che ci permettono di mettere in rete le singole parrocchie in uno slancio di pastorale d’insieme. Questa scelta, fatta ancora parecchi ani fa e ripresa con slancio in questi ultimi anni, dovrà essere ripensata e proposta con più impulso nella vostra forania, dove numerose piccole parrocchie fanno fatica ad elaborare un progetto pastorale. Così come le parrocchie più grandi, all’interno di una logica di missionarietà, sono invitate sempre più a collaborare con le altre, per offrire nelle diverse situazioni di vita, nuove opportunità di evangelizzazione. Lo stile missionario delle parrocchie è legato alla capacità che esse avranno di procedere non da sole, ma insieme e in sinergia con tutte le parrocchie dell’unità pastorale. In questo modo sarà più facile la collaborazione tra i sacerdoti e la promozione dei laici, attraverso specifiche ministerialità, nella valorizzazione dei doni che lo Spirito Santo ha dato loro e delle singole competenze. Negli incontri che faremo, soprattutto nel Consiglio di unità pastorale, vi invito ad un confronto serio e pacato, per far emergere gli aspetti positivi della collaborazione e del lavorare insieme, evidenziando pure le fatiche, le difficoltà e le resistenze incontrate in questi anni, trovando nuove opportunità e nuove strade per una pastorale di rete.

Affidiamo a Maria, Madonna del monte la Visita pastorale in questa vostra forania, chiedendole di aiutarci a camminare insieme verso suo figlio Gesù.

 

+ Giuseppe Pellegrini vescovo

Marsure
20/02/2020
33081 Aviano Marsure, Friuli Venezia Giulia Italia