Omelia Festa di san Giovanni Bosco
Pordenone, 31 gennaio 2020
Carissimi, oggi siamo in festa. La Chiesa fa memoria di San Giovanni Bosco. Un grande santo che ha dato tanto alla Chiesa e alla società, e che continua anche oggi, attraverso i suoi figli e figlie salesiani a rendere la Chiesa una casa accogliente, perché sanno donare tutto loro stessi per l’educazione dei ragazzi, degli adolescenti e dei giovani.
San Paolo nella lettera ai Filippesi, invita a vivere in pienezza la vita, manifestando la gioia che è presente nel cuore. La gioia, infatti, deve essere espressa in ogni occasione e il motivo sta nell’essere “nel Signore” (4,4), inseriti nel piano di salvezza che ha in Cristo il suo centro e che sfocia nel rendimento di grazie. La preghiera è il mezzo attraverso il quale il fedele passa dalla preoccupazione alla pace di Dio. E possiamo ben dire che dove ci sono i salesiani si respira sempre un clima di serenità, di gioia e di allegria. Anche noi oggi siamo invitati a rallegrarci nel Signore, ad essere felici e contenti perché il Signore ci ama e ci vuole bene, non si dimentica mai di noi, ricordandoci che dove c’è umiltà, giustizia e pace, purezza di cuore e amabilità, Lui è presente e ci cammina vicino. Ne fu consapevole don Bosco quando decise di donare tutta la sua vita per l’educazione e la formazione dei giovani, in particolare di quelli più fragili e poveri, di quelli che cercavano lavoro ed erano sfruttati, aiutandoli a diventare onesti cittadini e bravi cristiani. Così come cercò tra i suoi ragazzi i collaboratori della sua opera, formando ciascuno secondo la propria personalità. Era convinto che solo con l’amore e l’affabilità i giovani potevano cambiare e correggere i loro sbagli. Così scriveva: “E’ certo più facile irritarsi che pazientare: minacciare un fanciullo che persuaderlo: direi ancora che è più comodo alla nostra impazienza e alla nostra superbia castigare quelli che resistono, che correggerli col sopportarli con fermezza e con benignità. La carità che vi raccomando è quella che adoperava san Paolo verso i fedeli di fresco convertiti alla religione del Signore, e che sovente lo facevano piangere e supplicare quando se li vedeva meno docili e corrispondenti al suo zelo. Difficilmente quando si castiga si conserva quella calma, che è necessaria per allontanare ogni dubbio che si opera per far sentire la propria autorità, o sfogare la propria passione”. Il Vangelo è vero se porta alla gioia. Quando non siamo nella gioia significa che non stiamo vivendo il Vangelo. Papa Francesco a Torino, di fronte alla Basilica di Maria Ausiliatrice, ha detto ai giovani: “Non dimenticatevi la caratteristica del vero oratoriano: è la gioia”.
Anche il Vangelo appena proclamato ci aiuta a comprendere lo stile di vita e la santità di don Bosco, che ha cercato di conformare tutta la sua vita al Signore Gesù. San Matteo, nel capitolo 18 del suo Vangelo, presenta il grande discorso ecclesiale di Gesù, per aiutare la comunità cristiana e, oggi anche noi, a vivere in profondità l’essere cristiani. mettendo sulla bocca dei discepoli un interrogativo: “Chi dunque è più grande nel regno dei cieli?” (18,1). Gesù chiama a sé un bambino e lo pone in mezzo ai discepoli e con una parola importante e solenne “in verità io vi dico …” (v.3), pone una condizione indispensabile non solo per essere discepoli, ma anche per salvarsi: se non si diventa come bambini, non si può entrare nel suo regno; chi si fa piccolo, è il più grande nel regno; chi accoglie un bambino, accoglie Gesù. Se vogliamo anche noi essere suoi discepoli, dobbiamo farci piccoli, accogliere e assumere lo stile di vita dei bambini. Questa è la conversione evangelica per essere autentici discepoli del Signore e per accoglierlo nella nostra vita. Ecco perché è interessante chiederci: cosa significa veramente farsi piccoli come bambini? Il bambino sa fidarsi degli altri e di chi gli vuol bene. Il bambino è piccolo, povero e tenuto in poca considerazione. Il primo posto nella
comunità e nel cuore del Signore è per costoro. Si è importanti per Gesù nella misura in cui si diventa capaci di farsi piccoli e di mettersi a servizio degli altri. Una piccolezza, pertanto, che comprende la dimensione spirituale della vita. Gesù invita tutti a non aver paura di farsi dono agli altri, perché il dono è garanzia di gioia e di felicità. Ricordiamo bene la parola di Gesù, contenuta nel libro degli Atti degli Apostoli e riportaci da san Paolo: “Si è più beati nel dare che nel ricevere” (Atti 20,35). Cari ragazzi e adolescenti, le scelte riguardanti il vostro futuro e le decisioni importanti della vostra vita, potrete farle bene nella misura che vi sarete allenati a non pensare sempre e solo a voi stessi, ai vostri interessi personali, ma se sarete cresciuti nel dono e nel servizio verso gli altri.
Un grazie particolare e sincero a tutti voi sacerdoti e fratelli salesiani per tutto quello che avete fatto nei tanti anni di servizio e presenza nella nostra diocesi, e anche per tutto quello che continuerete a fare. Illuminati dal Vangelo e dalla pedagogia e stile di vita di don Bosco, aiutate tutte le comunità cristiane ad entrare nel cuore dei giovani, e, come ho ricordato nella lettera pastorale di quest’anno
…. e camminava con loro, di ascoltarli seriamente, di comprendere i loro sogni e di amarli, così che i giovani stessi aiutino anche noi adulti ad amare e seguire il Signore con più gioia e freschezza.
Buona festa a tutti.
+ Giuseppe Pellegrini vescovo