Festa di Santo Stefano – Cattedrale di Concordia, 26 dicembre 2019

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Omelia festa di Santo Stefano

Cattedrale di Concordia, 26 dicembre 2019

 

Ieri abbiamo ascoltato il coro degli angeli che annunciavano ai pastori la nascita del salvatore. Oggi siamo invitati ad ascoltare la voce del primo martire, santo Stefano, che mentre veniva lapidato pregava: “Signore Gesù, accogli il mio spirito” (Atti 7,59). Dio ascolta sempre la preghiera di chi lo invoca e squarcia i cieli per accogliere nella sua casa le persone che si rivolgono a Lui. È Stefano a vedere il cielo aperto nel momento del suo martirio, perché è proprio nel momento che fa dono per amore della sua vita con il martirio, che il cielo si congiunge alla terra, nella consapevolezza che il cielo rimane sempre aperto a chi fa la volontà del Padre. A Natale il cielo si apre perché il Figlio di Dio possa scendere tra di noi e anche perché l’umanità, ogni uomo e donna, possano arrivare fino a Dio, entrando nel suo regno di giustizia, di amore e di pace. Ecco perché la liturgia ci fa celebrare la festa del martirio di santo Stefano il giorno dopo il Natale, perché sono due momenti intrinsecamente legati: Dio, nel suo figlio Gesù si è fatto uomo, ha piantato la sua tenda in mezzo a noi, per facilitare il nostro ingresso nel suo Regno e per accoglierci nella sua casa.

Colpisce nel Vangelo di Matteo appena proclamato, il discorso missionario di Gesù, la descrizione dell’intensificarsi di persecuzione e sofferenza a cui sono sottoposti i discepoli del Signore, perfino negli affetti più cari, come la famiglia. E tutto a motivo dell’odio di cui i credenti sono fatti oggetto a causa di Cristo. Gesù non nasconde ai discepoli che l’accoglienza del suo Vangelo, del suo messaggio, aprirà le porte del rifiuto, della condanna e della persecuzione. E quella che Gesù prospetta, non è una semplice ipotesi, qualcosa che potrebbe succedere, ma la naturale conseguenza della sequela, perché “vi consegneranno ai tribunali e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe; e sarete condotti davanti ai tribunali per causa mia” (Matteo 10,17-18). Ma per affrontare tanto dolore e tanta sofferenza, per sostenere nella prova, per rafforzare la scelta e l’adesione a Lui, il Signore non ci lascia soli: “Non preoccupatevi di come e di che cosa direte … non siete voi a parlare ma è lo Spirito del Padre vostro che parlerà in voi” (10,19-20). Il messaggio del Natale diventa ancora più significativo e più vero nel momento del dolore e della sofferenza. Infatti, Emmanuele significa Dio con noi, Dio che nel suo Figlio è presente e ci sostiene in ogni situazione della vita, in particolare donandoci la forza e il coraggio del suo santo Spirito per affrontare le situazioni di fatica e difficoltà. Nell’affrontare la morte, Stefano, come Gesù, sente l’aiuto dello Spirito che gli fa dire: “Signore, non imputare loto questo peccato” (Atti 7,60). Sono le parole che aprono le porte del cielo e del paradiso a Stefano. Narrano di un cielo aperto per accogliere la vita di chi si consegna totalmente al Signore, fino al dono della propria vita, per amore di Lui e dei fratelli.

Un cielo che rimane aperto perché le parole di Stefano, sono parole di perdono e di amore offerte ai suoi persecutori. Parole che aiutano anche noi oggi a mantenere i cieli aperti per accogliere la grazia e l’amore di Dio che continuamente scende nella vita delle persone per illuminare il cammino e per orientare le scelte della vita. È la lunga storia del cristianesimo che in duemila anni non ha mai attraversato un periodo che non fosse segnato da odio e da persecuzioni contro i cristiani. Non solo nei primi secoli del cristianesimo, ma anche oggi, in tante parti del mondo ci sono uomini e donne che devono fare i conti con gli Erodi di turno. Sono tanti anche ai nostri giorni coloro che, pur di non rinnegare la scelta di fondo che hanno fatto, di mettere Gesù e il suo insegnamento al centro della loro vita, rimangono fedeli ai loro impegni, offrendo la loro vita nel martirio. Non perché sono pazzi o stanchi o delusi della vita! Ma perché non potrebbero vivere senza accogliere e donare l’amore di Dio in Gesù. Nel momento in cui un uomo o una donna decidono di mettere i propri passi dietro a quelli di Gesù, devono essere consapevoli di seguire la stessa via, una via di dono e di offerta di sé fino alla fine. Colui che ha scelto di seguire il cammino di Gesù, fissando lo sguardo su di lui che lo precede lungo la strada, a volte dura e faticosa, alla fine comprende che Gesù l’ha preceduto per condurlo in quel luogo dove gli fa dono della sua comunione, in una vita senza fine.

Preghiamo anche noi, carissimi, santo Stefano, patrono della diocesi e di questa vostra comunità parrocchiale, perché ci aiuti a contemplare i cieli aperti e ad avere il coraggio e la forza, nella quotidianità della nostra vita, di essere gioiosi testimoni di Gesù nel mondo di oggi, dicendo a tutti che è bello essere cristiani.

Buona festa e buone feste di Natale.

+ Giuseppe Pellegrini vescovo

Concordia Sagittaria
26/12/2019
30023 Concordia Sagittaria, Veneto Italia