Omelia solennità del NATALE
Pordenone 25 dicembre 2019
Quando nel mondo non c’era più alcuna speranza, ecco giungere all’improvviso una luce, la salvezza che supera ogni esperienza umana e che rinnova il gesto creatore di Dio all’inizio del mondo e dell’umanità. L’intervento amorevole di Dio, oggi si manifesta nella nascita di un bambino che ha per nome l’Emmanuele, che significa Dio con noi. Il profeta Isaia ce lo ha ricordato: “Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse” (9,1). La nascita di questo bambino prepara un futuro meraviglioso perché ci svela il modo di agire di Dio nella storia dell’umanità; un agire che san Paolo ben sintetizza scrivendo che Dio sceglie ciò che è debole, ciò che è povero e piccolo, ciò che non conta per rivelare la sua potenza (cfr. 1Corinzi 1, 27-28).
Carissimi, anche noi oggi siamo attratti da quella luce che, secondo il racconto di Luca, ha sorpreso i pastori. È la luce che risplende nell’oscurità della notte e piano piano si irradia, eliminando le tenebre così che possiamo raggiungere la grotta e fissare adoranti il nostro sguardo sul salvatore del mondo, Gesù. L’evangelista Luca ci offre un racconto sobrio, privo di gesti straordinari, parlandoci di una donna che “diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c’era posto nell’alloggio” (2,7), per aiutarci a entrare più profondamente nella contemplazione e nella comprensione del significato del mistero del Natale: Dio che entra nella storia dell’umanità nascendo come ogni uomo. Dio si è incarnato, ha piantato la sua tenda in mezzo a noi. Dio, attraverso suo figlio Gesù, è entrato nello scorrere del tempo, per vivere con noi e accanto a noi, per non lasciarci soli nel cammino della vita. Questo è il vero significato della festa che stiamo celebrando, il senso e il significato più vero del Natale. Qualcuno potrebbe pensare che Dio abbia scelto un modo veramente strano per entrare nella storia! Contempliamo per un attivo questo avvenimento: Gesù nasce in estrema povertà. Non si tratta solamente dell’indigenza della sua famiglia o di eventi che non si potevano prevedere. C’è molto di più. Nasce lontano da casa sua, dai suoi parenti, dalle comodità che poteva offrire il suo villaggio. Nasce tra stranieri che non si curano di lui.
In questa maniera Gesù entra dentro la nostra umanità, facendosi debole con i deboli, assumendo la fragilità della vita umana e mostrando così che è possibile camminare insieme e portare i pesi gli uni degli altri. Gesù cambia la vita dal di dentro, non fuggendo dalla fatica di essere uomo, ma abbracciandola pienamente e indicandoci la vera via per essere felici e per dare un significato profondo a tutto quello che ci capita. Assumendo la nostra carne, la piena umanità e amandola fino a dare se stesso per noi, l’ha salvata e redenta perché si redime ciò che si ama veramente. Il Natale ci mostra lo stile di Dio, così difficile da accettare perché+ per venirci incontro si è abbassato, si è fatto debole e fragile. Questo è il vero significato del Natale: Gesù si fa piccolo e povero, in modo che la piccolezza e la fragilità, esperienza comune per ciascuno di noi, diventino terreno comune dove Dio e l’umanità si possano incontrare effettivamente. Nasce povero, perché ogni uomo è povero; nasce in una grotta per essere vicino a chi non possiede una sua casa propria, bella e confortevole, o un luogo dignitoso dove andare; nasce nell’umiliazione perché ognuno di noi talvolta vive umiliazioni che lo feriscono e lo lacerano; nasce in una situazione precaria, perché non c’è posto nell’alloggio, perché anche oggi molte persone non trovano solidarietà e accoglienza. A questo punto credo che nasca spontanea una domanda: Perché questo agire di Dio? Cosa vuole dirci veramente?
Sono le stesse domande che hanno accompagnato l’evangelista Giovanni nel Prologo del suo Vangelo, dove non ha narrato cosa è avvenuto nella notte santa, ma si è soffermato a meditare sul significato più profondo di questi eventi, raccontando la storia dell’umanità con Dio come una continua lotta tra la luce e le tenebre. “Veniva nel mondo la luce vera, quello che illumina ogni uomo … eppure il mondo non l’ha riconosciuto. Venne fra i suoi e i suoi non l’hanno accolto” (1,9- 11). La storia della Salvezza è la storia di Dio che ha fatto di tutto per raggiungere e amare l’umanità e noi che spesso lo abbiamo rifiutato. Nonostante lo scandalo di questo rifiuto, la vita vince portando amore e speranza per il futuro. La luce splende nelle tenebre e quanti l’hanno accolta hanno ricevuto il dono di diventare figli di Dio. Questo è il nostro Dio: un Dio inaspettato, sconcertante e spesso anche inaccettabile. La luce accesa da colui che è nato, non è solamente un mistero da vedere e contemplare ma un evento da cui lasciarci coinvolgere in prima persona, perché in questa luce rinasciamo anche noi, cacciando via le tenebre che sono nel nostro cuore.
Oggi più che mai sperimentiamo la forza delle tenebre perché spesso abbiamo paura del futuro, abbiamo paura di chi ha una cultura o una fede diversa, di chi non la pensa come noi. La tentazione è di chiuderci a riccio in certezze e comodità. Il Natale ci ricorda che per essere cristiani, per seguire Gesù è necessario accogliere e assumere lo stile di vita di Dio che ha scelto di entrare nella vita degli uomini, condividendo la loro condizione. Dio ha avuto fiducia piena di noi. Dio ci ha amato senza condizioni. Chiediamo al bambino Gesù, in questo giorno santissimo, di non aver paura di accogliere la sua luce e il suo amore.
Auguro a tutti un santo Natale.
+ Giuseppe Pellegrini vescovo