Solennità dell’Epifania

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Omelia solennità dell’Epifania

Pordenone, 6 gennaio 2020

 

Il racconto della visita dei Magi a Gesù ha sempre qualcosa che affascina, proprio perché ci parla di personaggi misteriosi, quasi apparsi all’improvviso dall’oscurità di un tempo e di un luogo a noi sconosciuti. Sappiamo che l’evangelista Matteo costruisce un racconto con forte valore simbolico. Ripensando a tutta la vita di Gesù, Matteo e la prima comunità cristiana, guidati e sostenuti dalla forza dello Spirito Santo, scorgono in questi episodi della nascita e dell’infanzia di Gesù i segni della sua identità, del suo agire e di tutta la sua vita, espressi nei doni che gli offrono. Con l’oro riconoscono il Re e Signore, con l’incenso venerano la divinità e con la mirra affermano la sua umanità che avrà il suo compimento con il dono per amore della vita. Un racconto ricco di particolari che possono aiutare anche noi oggi a comprendere e a percorrere un autentico cammino spirituale e umano per poter far spazio nel nostro cuore all’accoglienza del Signore Gesù venuto in mezzo a noi. A partire da qualche particolare del racconto, desidero sottolineare brevemente alcuni passaggi che potremo compiere anche noi in quest’anno che ci sta davanti.

I Magi sono sempre stati considerati una icona dell’umanità, di ogni uomo e di ogni donna che desiderano incontrarsi e conoscere il volto di Dio. Nel dire ogni uomo e donna, penso al superamento del mondo culturale di appartenenza, al di là dell’età e della condizione sociale, perché la manifestazione del Signore Gesù è rivolta a tutti, nessuno escluso. Qui sta il significato più vero della festa dei popoli che da quest’anno desideriamo celebrare proprio nel giorno dell’Epifania. Sappiamo che la tradizione iconografica rappresenta i magi, di razze ed età differenti. Quello che è necessario è il desiderio, che è insito nel cuore di ogni persona, di incontrarsi con Dio. Per fare ciò dobbiamo andare oltre, andare al di là del nostro stile di vita e accogliere la proposta di conversione e di novità che gli avvenimenti ci domandano. Il termine greco epifania, significa rivelazione, manifestazione di Dio, di un Dio che ci supera sempre e che va oltre le nostre aspettative ed attese. Per contemplare il volto di Dio, per riconoscerlo presente nella storia, è necessaria una autentica libertà interiore, una disponibilità a cercare, a mettersi in cammino, avventurandoci per strade ignote e non conosciute, a rischiare di andare, senza paura, accettando ostacoli e imprevisti che possono capitare. Nel cammino e nella vita spirituale è importante non dare tutto per scontato, per certo e sicuro. Anche i Magi, durante il loro cammino si sono chiesti: “Dov’è colui che è nato?”. (Matteo 2,2). Mettiamoci anche noi in cammino, abbandonando tutte le nostre sicurezze e lasciamoci guidare dall’unica sicurezza che viene dal Signore: la sua Parola che è luce che illumina i nostri passi.

Entrando ancora più profondamente nella comprensione del racconto, desidero soffermarmi su un altro aspetto che spesso mi ritorna con un interrogativo: perché il popolo Ebreo, rappresentato dai sacerdoti e da Erode, che sono i più vicini, perché parte del popolo eletto, popolo della promessa, non si erano accorti e preparati ad accogliere il Messia e non l’hanno riconosciuto in quel bambino?; mentre “alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme” (2,1), da lontano si sono messi in cammino e hanno riconosciuto Gesù? Qual è la differenza tra vicini e lontani? È una terminologia che spesso anche noi usiamo: i vicini siamo noi che conosciamo Gesù, che facciamo parte della Chiesa, mentre i lontani sono coloro che non lo conoscono o che non frequentano più la vita della comunità e della parrocchia. I vicini siamo noi, i lontani sono tutti gli altri. Ma è proprio questa la vera definizione? Sta in una classificazione geografica di vicinanza o lontananza fisica? L’episodio dei Magi ci insegna che vicino e lontano, sono qualità del cuore, dell’anima e della vita delle persone. Vicini sono coloro che hanno un cuore grande, aperto al soffio dello Spirito e alle novità della vita; sono coloro che non

hanno paura di cercare e di mettersi in cammino, desiderosi di dare un senso ancora più profondo e vero alla loro vita, e che per far ciò escono da se stessi, dal proprio egoismo e chiusure. I lontani dal Signore, invece, sono coloro che pensano di fare da soli, senza confidare nel Signore e negli altri, con un cuore chiuso ad ogni novità.

Il vangelo di oggi si conclude con l’espressione: “Per un’altra strada fecero ritorno al loro paese” (2,12). Questa indicazione va letta, per noi, dal punto divista spirituale. L’incontro con Gesù porta sempre alla conversione, a ritornare nella quotidianità della vita rinnovati, gioiosi e pieni del dono ricevuto. I Magi sono ritornati portando con sé il mistero di un Re che si è fatto bambino, umile e povero. Di un Dio che riempie il cuore nella misura in cui si è capaci di fargli spazio, di svuotarsi di tutto quello che si ha, per accoglierlo. I Magi hanno portato a Gesù dei doni, ma sono ritornati portando il dono più grande, la pace del cuore. Questi saggi si sono lasciati catturare dalla povertà e dall’umiltà di Dio che sceglie ciò che è debole e povero per rivelare il suo amore. Sono stati conquistati dallo stile di Dio che, per amore, si è fatto dono per tutti donando la sua stessa vita.

Carissimi, Dio è sempre al di là delle nostre attese. Preghiamo perché anche noi possiamo cambiare il nostro cuore, facendo l’esperienza di Dio che ci invita ad andare oltre, fino a incontrare l‘amore.

 

 

+ Giuseppe Pellegrini vescovo

Pordenone
06/01/2020
33170 Pordenone, Friuli Venezia Giulia Italia