Festa S. Stefano Patrono

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OMELIA FESTA S. STEFANO PATRONO

Cattedrale Concordia, 26 dicembre 2020

 

Nel clima gioioso del Natale, la festa del martirio di Santo Stefano, patrono della vostra comunità parrocchiale e della Diocesi, può sembrare una celebrazione fuori luogo, perché la violenza subita dal primo martire, sembra interrompere l’incanto e il clima natalizio. Anche se in quest’anno particolare, di crisi e di paura causa il Covid siamo tutti turbati e preoccupati, ci sentiamo più capiti e in sintonia con il clima generale che si sta vivendo. È significativa e bella la scelta di celebrare la festa di santo Stefano primo martire subito dopo la solennità del Natale, perché ci aiuta a comprendere più profondamente il significato dell’Incarnazione, svelando il senso della venuta di Gesù. Dio è sceso in terra perché noi tutti potessimo salire con Lui in cielo. Ieri è nato in terra il Salvatore, oggi nasce al cielo il suo fedele testimone. Infatti, la Chiesa celebra la festa dei martiri nel giorno della loro morte, perché è la loro nascita al cielo. Ieri abbiamo celebrato l’amore di Dio che si è fatto uno di noi, assumendo nel suo Figlio la nostra umanità; oggi vediamo la risposta del discepolo che toccato dall’amore di Dio e trasformato dall’incontro con Gesù, non esita a dare la vita. In questo modo la liturgia ci aiuta a non fare confusione tra le belle abitudini natalizie, tra i canti e le luci smaglianti condite con un po’ di sentimentalismo, e le esigenze evangeliche. Nella vicenda di santo Stefano scorgiamo il significato più profondo dell’incarnazione, collegando strettamente la grotta di Betlemme con il calvario. Per arrivare a Dio è necessario passare attraverso la via stretta della donazione di sé, di una vita donata per amore, di una vita che chiede di accogliere, come ha fatto Gesù, la propria croce, non come conclusione inevitabile di scelte fatte, ma come dono e gratuità, come pienezza dell’amore che porta alla pienezza della vita.

Il libro degli Atti presenta Stefano discepolo perfetto di Cristo, ponendogli spesso sulle labbra le stesse parole di Gesù e descrivendo tratti della sua vita, con la vita di Cristo. Come Gesù davanti al Sinedrio rievoca il Figlio dell’uomo, così Stefano contempla “i cieli aperti e il Figlio dell’uomo che sta alla destra di Dio” (Atti 7,56); come Gesù in croce si è affidato al padre e ha perdonato i suoi uccisori, così Stefano dice: “Signore Gesù accogli il mio spirito … e non imputare loro questo peccato” (7,59-60). Stefano è l’autentico discepolo di Gesù, identificandosi pienamente il Lui. Attingendo comprensione e accoglienza del progetto di Dio rivelatosi nelle scritture e realizzato in pienezza in Gesù, ne è divenuto autentico testimone. In lungo discorso di Stefano riportato nel capitolo 7 degli Atti, evidenzia una luminosa comprensione della vita e del significato pieno della salvezza di Dio operata nel suo Figlio Gesù.

Anche tutti noi carissimi, siamo chiamati a testimoniare con la vita l’amore che si è manifestato in Gesù Cristo, facendo brillare nel mondo quella luce che ci è stata portata e che spesso non siamo capaci di riconoscere e di accogliere. La pagina evangelica di Matteo appena proposta, ci riporta una parte del discorso di Gesù ai discepoli, prima di inviarli in missione. Sono parole chiare e precise, perché la logica dell’amore e del perdono che Gesù ci ha donato e che Stefano ha vissuto, sono il cuore del messaggio cristiano. “Quando vi consegneranno, non preoccupatevi di come o di che cosa direte, … non siete voi a parlare, ma è lo Spirito del padre vostro che parla in voi. … Sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma chi avrà perseverato fino alla fine sarà salvato” (10,19.22).  In questo modo ci risulta più facile penetrare più profondamente il valore e il significato dell’Incarnazione, che è entrare nella logica dell’abbandono e della disponibilità di chi si fida e ha fiducia in Lui, nella logica di una vita che si fa dono e si consuma per gli altri , che si fa disponibilità verso tutti, soprattutto nei momenti della sofferenza e della prova.

Identificarsi con Cristo, come ha fatto Stefano, significa diventare testimoni del suo amore e accogliere il suo stile di vita. Stefano, primo nella lista dei sette uomini che erano stati scelti dagli apostoli per essere aiutati nel servizio ai poveri, diventando così servo dei fratelli, ci ricorda che la diaconia è una delle prime e fondamentali caratteristiche della Chiesa, di ieri e di oggi; un servizio che non significa solamente fare qualcosa per gli altri, ma assumere in pienezza lo stile di vita di Gesù che non è venuto per farsi servire ma per servire i fratelli, aprendo in questo modo alla Chiesa la strada del diaconato come un grado del ministero ordinato.

Carissimi tutti, chiediamo a Santo Stefano, patrono della nostra Chiesa diocesana, che ci aiuti a fidarci sempre di più del Signore e ad assumere concretamente uno stile di amore e di servizio, senza paura dei cambiamenti che dobbiamo fare. Anche a causa della pandemia stiamo vivendo un momento non facile nella pastorale. Il coronavirus ha accelerato un cambiamento d’epoca già in atto. Non possiamo più rifarci a modelli precedenti. E’ giunto il tempo di rileggere i segni dei tempi per attuare un autentico discernimento comunitario che ci permetterà di dare senso ad alcuni cambiamenti che ritengo necessari e indispensabili per la nostra Chiesa, per poter riannunciare il Vangelo ai giorni nostri. Inizieremo un cammino verso l’Assemblea diocesana sinodale che traccerà il cammino di rinnovamento personale e della vita pastorale della nostra Chiesa. Ci sia di stimolo la fede, il coraggio e la testimonianza del nostro patrono.

 

 Giuseppe Pellegrini Vescovo

Concordia Sagittaria
26/12/2020
30023 Concordia Sagittaria, Veneto Italia