Funerale di don Giuseppe Russolo

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Omelia

Duomo Portogruaro, 20 gennaio 2022

Funerale di don Giuseppe Russolo

Letture: Colossesi 3,12-17; Giovanni 14,1-7

Ci stringiamo ai fratelli Domenico e Nello, alla cognata Paola e ai nipoti Arianna e Aronne per l’improvvisa morte del caro don Giuseppe. Era un po’ di tempo che non stava bene, ma non ci si aspettava una morte così repentina e, causa il Covid, anche inumana, con l’impossibilità per i parenti e confratelli di essergli vicino e di accompagnarlo nel momento tragico della sua vita.

Nel Vangelo di Giovanni appena ascoltato, Gesù ci rassicura, ci consola e ci conforta: “Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede in me” (14,1). Sono parole belle ed efficaci per togliere alla realtà della morte tutto il contorno di angoscia, dolore e paura che ogni morte porta con sé. Gesù ci rassicura che non ci lascerà mai soli, e quando si allontana e per prepararci un posto nel cielo. Lui viene e ci prende per mano per accompagnarci in paradiso. Questa è la fede, questo significa credere nel Signore Gesù. Guardando alla sua morte, comprendiamo che non è stata una sconfitta, una partenza o un distacco, ma un passaggio alla vita eterna, alla vita che non ha mai fine. Gesù morendo in croce ci ha spalancato le porte del cielo e ci ha preparato un posto nel Regno del padre suo. È una comunione reale e definitiva con lui, che prolunga quella già vissuta per mezzo della fede e dell’amore.

Gesù ci conosce bene e sa che di fronte alle sofferenze e alla morte, noi abbiamo paura. Anche la morte di Don Giuseppe ci ha scossi, così come la morte di persone care fa precipitare in un baratro e in un buio profondo. È la notte del cuore e l’ora della prova della fede. Spesso subentra anche la crisi sul senso e sul significato profondo della vita. In questa situazione Gesù ci chiede di avere fede in lui, di fidarci di lui, della sua persona, chiedendoci di avere in lui la stessa fede che abbiamo in Dio. Questa è la novità più grande del Cristianesimo e che noi siamo chiamati a testimoniare: credere che Gesù e Dio! Sappiamo che non è stato facile neanche per i discepoli. Ce lo ricorda l’interrogativo di Tommaso: “Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo conoscere la via?” (14,5). Non è facile neanche per noi comprendere la morte di Gesù, che è il dono della sua vita per gli altri, l’unica strada che ci ha testimoniato per vivere come lui. Gesù è la via, la strada per arrivare a Dio, per dare un senso e un significato pieno alla vita. Se anche noi vogliamo vivere così, è necessario vivere come Gesù, facendo della nostra vita un dono agli altri.

Possiamo dire che anche la vita di Don Giuseppe è stata un inno di lode, un canto e un ringraziamento al Signore per i doni che elargisce all’umanità, un ringraziamento al Signore per il dono della vita vissuta in pienezza. A don Giuseppe il Signore ha fatto il grande dono della musica e del canto. Lo aveva scritto qualche mese prima della sua ordinazione sacerdotale, avvenuta l’undici settembre 1966, l’allora rettore del seminario don Fratta: “Possiede buone doti per il canto e per lo studio della musica che conosce bene e vive con passione”. 55 anni di vita sacerdotale vissuti sempre qui a Portogruaro, a servizio della parrocchia di Sant’Andrea, come organista e maestro del coro, dirigendo fin dall’inizio anche il coro e l’orchestra ‘Città di Portogruaro’. Per 30 anni è stato insegnante di musica nel seminario diocesano. Conseguito il diploma di organo e composizione presso il Conservatorio ‘Benedetto Marcello’ di Venezia, dove è stato titolare di cattedra di organo e di composizione e per anni anche al conservatorio di Trieste. Ha svolto come presidente il servizio nella Commissione diocesana di Musica sacra. La passione per la musica non gli ha impedito di svolgere il ministero pastorale in parrocchia, nella liturgia e nella celebrazione dell’Eucaristia, nella formazione e nella vicinanza alle persone, fino alla fine della sua vita.

La nostra ammirazione il nostro grazie a don Giuseppe, soprattutto per avere messo a disposizione nella Chiesa diocesana e con tanti giovani, il suo amore e la sua passione alla musica. Il politico e storico romano Cassiodoro insegnava che quando Dio vuole prendere le distanze dall’umanità e privarla della sua presenza, la priva dell’ispirazione musicale e della musica stessa. Anche il profeta Isaia, parlando dell’infedeltà del Popolo, diceva: “È cessata la gioia dei tamburelli… è cessata la gioia della cetra. Non si beve più il vino tra i canti” (24,8-9). Nella liturgia il testo biblico spesso è interpretato con il canto. Ma il canto e la musica non sono soltanto dei contenitori di parole del testo biblico, ma esprimono la nostra piena partecipazione e i sussulti del cuore e dell’anima.

San Paolo nella lettera ai Colossesi ci ricorda che il canto aiuta a penetrare ancora più profondamente il mistero di Dio: “Con ogni sapienza istruitevi e amministrativi a vicenda con salmi, inni e canti spirituali, con gratitudine, cantando a Dio nei vostri cuori” (3,16). Si può cantare a Dio solo sotto l’impulso e l’ispirazione della sua grazia. Solo così si può cantare con ‘il cuore’, cioè giungere ad un’armonia e all’unità unità tra l’esperienza interiore che stiamo vivendo nel rapporto con il Signore e quello che esprimiamo attraverso il canto.  Il canto ha la capacità di creare una forte unità in noi e anche con tutti quelli che cantano insieme, producendo armonia, sintonia, fraternità e comunione.

Questo ha cercato di testimoniare Don Giuseppe in tutta la sua vita. Lo ricordiamo così noi sacerdoti (molti lo hanno avuto come insegnate) e anche voi della comunità parrocchiale che avete goduto della sua presenza nell’animazione del canto liturgico e nei concerti. Abbiamo ammirato sua la maestria e originalità accompagnando i canti con l’organo, dove sapeva creare grandi effetti e intensa atmosfera, e nella direzione dei cori e dell’orchestra. Di notevole rilevanza le sue composizioni musicali per le celebrazioni e per i suoi tre oratori per soli, coro e orchestra: i martiri di Concordia nell’80; padre Bernardino da Portogruaro nel ‘95; e per il grande Giubileo ‘Et erant valde bona’ del ‘99. Caro don Giuseppe, il Paradiso è tutta Grazia e armonia! Siamo certi che qui ti troverai veramente bene per tutta l’eternità. Ti accompagniamo nella preghiera.

+ Giuseppe Pellegrini
Vescovo

Duomo di Portogruaro
20/01/2022